Se si parla della Deejay 100 non c’è molto da menare il can per l’aia: si parte dal Vigorelli, si fa un giro del Castello Sforzesco a velocità controllata, si torna in zona fiera, si attraversa la periferia industriale della città, poi si pedala per una cinquantina di chilometri tra i paesi dell’hinterland milanese in una paesaggio che alterna a macchia di leopardo paesi dormitorio e qualche campo scampato alla cementificazione, si riattraversa in senso contrario la stessa periferia industriale della mattina e si ritorna al Vigorelli; in poche parole, tolto il giro del Castello, si pedala per 100 km su strade orribili e in paesi satelliti che sono normalmente citati come simboli dell’alienazione metropolitana (qui il relive).
Ovviamente su un simile percorso il pubblico era assente (che a nessuno venga in mente di piazzarsi davanti a un concessionario d’auto per vederci passare è la mia unica consolazione di giornata), salvo – se mai li potessimo chiamare tifosi – un gruppo di gente che sventolava sacchi di spazzatura per protestare contro una discarica in zona (manifestazione che dà efficacemente l’idea della bellezza dei posti).
Io in questa Gran Fondo Milano non l’ho proprio né vista né sentita e stento a trovare un solo valido motivo perché un ciclista che abiti in una qualunque provincia lombarda diversa da quella di Milano debba pedalare in posti simili.
Le aspettative della vigilia, anche per la modifica del percorso nel rientro a Milano che ha del tutto eliminato i Navigli, purtroppo sono state completamente deluse.
Quello che fa più rabbia è che non si sia fatto niente per valorizzare i pregi di Milano; pedalare tra i monumenti, passare tra due ali di folla che ti applaudono (poco importa se siano li ad aspettare te o si siano seduti ad un bar per il brunch della domenica) e sentirsi una volta tanto padroni nelle strade dove normalmente dobbiamo schivare le macchine può essere meraviglioso tanto quanto pedalare tra le Dolomiti, nella periferia industriale di Milano certamente non è bello. Alla Berlin Velothon sono stati maestri nel valorizzare la città, a Milano proprio no, di Milano sono emersi solo i difetti (rileggete invece cosa hanno fatto a Berlino o a Londra).
Se poi parliamo della sicurezza mi imbestialisco ancor di più.
Se fai una gran fondo corta e completamente piatta (108 km e 207 D+), è quasi matematico che si vada fisso tra i 35 ed i 50 km/h in grupponi di almeno 30-40 persone. Per una pedalata così devi chiudere ermeticamente il percorso al traffico, se una volta uscito da Milano ti limiti a appendere dei cartelli “strada interessata alla Vodafone Milano Ride” (eeehhh? che minchia vuol dire “strada interessata”? che i ciclisti hanno la precedenza o che si chiede gentilmente di stare attenti a non investirli, come peraltro si dovrebbe fare tutto l’anno?) e a mettere delle staffette in moto che precedono i vari gruppi, ad ogni incrocio corri il rischio di trovarti davanti una macchina giustamente ferma allo stop e di fare una bella frittata. Grazie a Dio io non ho visto cadute, ma con una simile gestione del traffico è solo grazie a Dio che non ce ne sono state.
In conclusione, la mia Deejay100 è stata una pedalata su strade bruttissime (dei 108 km percorsi, salvo solo il rientro a 45-50 km/h su viale Scarampo con vista sulle torri di City Life) e con una costante sensazione di insicurezza, sia per il pessimo controllo del traffico sia per le condizioni disastrate dell’asfalto e i continui dossi di rallentamento; di tutte le granfondo che ho fatto (ormai una trentina abbondante) è di gran lunga la peggiore. Spiace essere così negativi, immaginando l’impegno degli organizzatori per realizzare l’evento ed immaginando che abbiano dovuto lottare con decine di amministrazioni comunali per riuscire a mettere insieme almeno un percorso di 100 km, ma non trovo francamente alcun pregio in questa manifestazione, proprio da rimanere senza parole per la delusione.
Non so se Milano, con le rotaie dei tram e i suoi pavimenti in lastricato, si presti ad una gran fondo in bici, nè se si potesse fare di meglio, ma una gran fondo come quella di quest’anno non ha proprio alcun senso.
La settimana precedente c’è stata la Gran Fondo Milano, percorso decisamente più attraente, ma con qualche problema di gestione delle strade anche in questo caso.
[…] gran fondo (così come quello di Radio Deejay è organizzare concerti o maratone, non una granfondo), ma ancora una volta è stata soprattutto Como a […]
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