L’aumento della diffusione del ciclismo a tutti i livelli ha portato una nuova chiave di lettura per uno sport che, forse solo in Italia, era legato all’agonismo in tutte le sue accezioni anche per chi non aveva il physique du role per duettare con il crono.

Nei dieci anni dai quali pedalo ho visto un’evoluzione di questo aspetto anche dal punto di vista estetico, con un timido passaggio dall’abbigliamento racing tutto scritte e colori fluo, ad un tentativo di eleganza imposto da Rapha e i suoi fratelli, interpretabile come il voler vivere la giornata intera in bici, pausa comprese durante le quali, perchè no, sentirsi più a proprio agio in un completino senza lo sponsor della pizza al trancio.

Il mercato italiano è sempre particolare da questo punto di vista e, se nel Nord Europa da sempre si pedala con quel che si trova dando più attenzione al confort e al portafoglio che allo scimiottamento dei pro, ci stiamo arrivando anche noi pian piano.

img_3844 La Focus Paralane che abbiamo provato è una bici sfacciatamente Endurance nell’allestimento, con le sue Schwalbe da 30” a ricoprire degli scorrevolissimi ZIP, e il gruppo SRAM, quasi arrogante con la sua monocorona da 44 anteriore ed un 11-36 nel pacco pignoni con una scala da off-road.

Il primo giudizio non può che essere estetico: bella, con queste colorazioni in pieno Valentino Rossi style. Il telaio appare molto massiccio, ed il marchio tono su tono sopra la vernice metallizzata riesce a rendere elegante anche il giallo fluo, usato senza eccedere.

Le prime 5 pedalate 5 mi spiazzano un pò e mi sembra di essere su un chopper da spiaggia; ritorno indietro, aggiusto l’altezza sella, sistemata un pò frettolosamente, regolo l’inclinazione che mi arretrava troppo e riparto. Ok, benvenuto a casa.

La prima sensazione che danno le bici Endurance è quella di confort e di essere su una bici sulla quale hai pedalato per tutta la vita. Cerco il contraltare in scorrevolezza del copertone da 30 che obiettivamente non trovo e mi godo i miei 20 km in una pausa pranzo col sole e torno in ufficio contento, curioso di metterla alla prova in test più completi.

70 km sul lago di Como con un paio di salite di quelle che si fanno spesso cominciano ad essere un test sensato. L’andata di riscaldamento serve a dare spiegazioni agli occhi incuriositi da un modello che ancora sulle strade non si vede; all’attacco della Schignano prendiamo la ruota di un gruppetto che, oltre ad averne più di noi, mi toglie quell’ulteriore parte di fiato che non avrei facendomi domande sulla bici. Io stesso mi trovo incuriosito dal rapporto che troverò e se lo troverò, con una scala così diversa e con dei salti tra una cambiata e molto più netto rispetto al dente che si è abituati a scalare nelle cambiate con un gruppo standard.

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Contro ogni previsione trovo buon ritmo e la bici segue, reattiva e scorrevole. I rilanci in piedi sui pedali sono un piacere, e la sensazione è quella di una bici che non ha niente da perdere in salita rispetto a geometrie più corsaiole. Dovendo fare un paragone con la pari categoria della Canyon (la Endurace per intendersi), sono entrambe eccellenti nella pedalata da seduti in salita, mentre la Focus sembra più pronta nei rilanci in piedi sui pedali.

Il copertone da 30 non sembra far pagare dazio, perlomeno in salita e perlomeno non ai miei livelli (il sottoscritto su una salita al 6% pedala a 14/15 all’ora a seconda di quello che ha mangiato e bevuto la sera prima).

Stimolato dal test, brucio tutte le energie residue negli ultimi 400 metri, ed il riscontro di Strava è del secondo miglior tempo di sempre (mio, evidentemente), su una delle salita più battute del lago. Comoda e veloce, verrebbe da dire. Comincia la discesa, ed il fatto che venga accompagnata da un diluvio, sembrerebbe positivo per poter testare ancora più a fondo l’accoppiata 30+dischi. Dei dischi non voglio neanche più parlarne: per gli amatori sono importanti, necessari per la sicurezza, e non hanno NESSUNA controindicazione. Chi dice il contrario dice cazzate, senza se e senza ma.

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Dell’oversizing continuo dei copertoni, a loro volta spinti dall’avvento dei dischi che aumenta la possibilità di allargare il passaggio delle ruote e che, in combinato, aumentano la forza frenante, vorrei soffermarmi di più.

I copertoni più larghi aumentano confort e sicurezza, e gli ultimi test di laboratorio dicono che, sono anche più scorrevoli. Mi verrebbe da chiedere che test avessero fatto ad oggi, lasciandoci andare in giro con i 23” per anni. L’anno scorso avevo sdoganato i 25”, resistendo ai 28” per motivi estetici, pensando che con i 30” bisognasse anche aggiungere il cestino in vimini.

Ma la realtà è un’altra, e forse anche il compimento degli anta mi ha dato quella consapevolezza che potrebbe essere urlata nel più classico “dove cazzo credi andare, fenomenooooo????”, e lo spostamento del millimetro verso confort e sicurezza da risultati nettamente più percepibili e godibili rispetto a quelli verso la prestazione, ammesso e non concesso che sui lunghi chiolometraggi il tempo finale ne risenta.

La discesa sotto l’acqua, al netto del freddo, è gestione ordinaria senza pericoli, ovviamente senza inutili tentativi di alzare l’asticella.

Nel rientro verso casa finiamo in un gruppone dove c’è un pò di bagarre e mi tocca constatare il primo difetto della Parlane: pedalare in gruppo, in pianura, attorno ai 40, mette in difficoltà il monocorona, ed è difficile trovare il rapporto giusto per gestire i fuorigiri ai quali si viene portati.

Il weekend successivo, per non farci mancare niente e portare la Paralane fuori dalla sua “confort zone”, come dicono gli idioti degli inglesismi, andiamo alla Parigi Nizza, granfondo dallo spirito tranquillissimo che si rivela il terreno ideale per la nostra All Terrain tedesca (ecco, secondo nota di demerito, tedesca…).

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Lo spirito francese non agonistico dell’evento è esattamente dove deve andare il ciclismo secondo il mio spirito, e ci deve andare con una bici come questa, dove prima di tutto sei comodo, sicuro, e senza gli acciacchi del giorno dopo al collo e alla schiena. Evidentemente non è un giudizio definitivo e trasversale, dal quale possono essere esclusi quelli che su una bici più ‘pro’ ci stanno senza controindicazioni. Diciamo che semplicemente, mentre su una bici più tirata c’è bisogno dell’aiuto  del biomeccanico per cercare compromessi, le Endurance, Marathon o come le vogliamo chiamare, è sufficiente regolare il fuorisella.

Novità dell’ultimo secondo Focus vende online sul proprio sito ufficiale, tramite un geniale sistema di Cashback che permette di usare il credito maturato direttamente sull’acquisto in corso.

In soldoni, il modello da noi provato  che di listino ti scuciva un bel 4.199 ciambelloni, tra sconto online e cashback, la porti a casa ad un più umano 3.380 sul quale puoi anche non mentire a tua moglie.

Con questo giochetto la gamma parte sotto i 1.500 con la versione in alluminio e tiagra, per arrivare poco sopra i 5k della versione SRAM E-tap wireless prossimamente sui nostri schermi. Dico la verità, tento sempre di opporre resistenza all’accessorio che modifica troppo i costi…ma che bella la top di gamma!

 

 

Posted by Gio

Terzino sinistro per indole, ciclista per esigenze di salute, comincia a pedalare dopo aver sfondato la soglia dei 100 kg. Si appassiona alla bici e tenta di dimagrire per andare meno piano in salita. Ossessionato dalla tecnologia scopre Strava, dal quale sta tentando di disintossicarsi. Pedala sua una BMC RoadMachine con Campy Record EPS Disc e Bora.

3 Comments

  1. […] della Cinelli) e che spesso tra una bici e l’altra cambiano solo i componenti (ad esempio la Focus Parallane, gran bella bici che diventa endurance, gravel o ciclocross a seconda del gruppo e delle ruote con […]

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  2. Ciao, sono sempre io, Massimiliano che ha commentato sulla recensione della Inflite e sono arrivato alla focus.

    Dalla tua recensione mi sa che è questa la bici che cercavo, tu pensi che con la doppia corona sia più fruibile la bici?

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    1. Si,

      dovendo scegliere prenderei con la doppia, anche perchè non vedo il vantaggio reale della mono stando in strada.

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