Prendi dei ciclisti prevalentemente da strada, dagli una ebike con motore Shimano, e fagli fare una comparativa con una Wilier 101 di chiara derivazione racing, e prova a convincerli che il futuro è l’ebike. Faranno gli struzzi e negheranno l’evidenza.

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I ciclisti da strada siamo noi, e neghiamo l’evidenza, per adesso preferiamo pedalare.

Partiamo nella solita formazione, io sulla Wilier da “sparo”, Simo con la e803TRB da 27.5, Max con una Specialized comprata quando ancora non esistevano i social network, cercheremo di tenerlo fuori dalle inquadrature nelle foto.

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Ci accorgiamo subito che il test non potrà essere completamente attendibile, il contachilometri della ebike è tarato male, e quando il nostro Garmin segna 17, lui segna 25, tagliando in modo abbastanza brusco l’erogazione dell’assistenza alla pedalata. E’ qui la prima presa di coscienza ‘filosofica’: l’aggiunta di elettronica su una bici può portare a dover gestire inconvenienti che siano oltre il cambio che fa più rumore del dovuto o la foratura da riparare, inconvenienti che di fatto non si possono gestire, snaturando di fatto la semplicità alla quale la bici per definizione è associata.

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Con queste considerazioni sui massimi sistemi che ci frullano nella testa ci dirigiamo verso i boschi tra Chiasso e Ronago, circuito ideale per divertirsi e per averti tutti i tipi di situazioni, drittoni scorrevoli, salite secche, discese sulle quali divertirsi.

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Con la ebike limitata dai problemi di cui sopra e Max rallentato dal cancello che si ostina a portare sulle sterrate, la mia 101 la fa da padrone, e le pozzanghere sono prima di tutto mie; al netto del limitatore che entra troppo presto, rimango con la sensazione che su un circuito da cross country non è scontato che l’ebike possa avere la meglio su una bici reattiva, pagando pegno in velocità in pianura e in maneggevolezza nel tortuoso, quando non in salita.

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A metà del giro invertiamo le bici e mi rilasso con la pedalata assistita. Usata esattamente nello stesso modo nel quale useresti la MTB, diciamocelo, è un mezzo per gente fuori forma, per usare un termine gentile. Ti regala il piacere di pedalare senza esserne in grado, togliendoti però il gusto del cuore in gola.

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Ma il punto è un altro, per chi la gamba ce l’ha, l’utilizzo deve diventare un altro, deve essere il mezzo per alzare l’asticella, per aumentare il limite delle pendenze oltre le quali non poter andare, per superarla ostacoli sui quali ti inchioderesti senza la spintarella. Appena lo capisco, riporto il cuore a 160, uscendo dai percorsi battuti, andando su e giù per strappi nell’erba alta al 30%, facendo di fatto trial, per poi buttarmi in discese dove la tenuta di queste gomme restituisce una sensazione da moto.

Luna Park.

Motore acceso in modalità Boost. Cervello spento.

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A tutta dentro e fuori dalle rivette, sgommate come se i copertoni non li pagassi io, salti, fango sassi e radici. Max intrappolato nel suo cancello mi riprende come farebbe con suo figlio di 10 anni, perchè è li dove sono stato riportato da questa interpretazione della pedalata assistita. Madonna come mi diverto. Questa è una bici perfetta per la crisi di mezz’età, per la voglia di tornare a sporcarsi, di fare cazzate con un pelo di incoscienza rispetto agli effetti che una caduta a quella velocità potrebbe causare.

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La fortuna mi porta a bucare prima che cada, ed essendo partiti senza una camera di scorta, ci arrangiamo usando una 29 e torniamo a casa in qualche modo, bucando anche il front facendo la curva che mi fa entrare in garage.

Rimango con il dubbio su quanto effettivamente me la godrei usandola in modo continuativo e su percorsi più lunghi, senza dover andare a 17 all’ora in pianura. Sicuramente tornerò da lei tra qualche settimana per un test con la consapevolezza di cui sopra.

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Per chi
Per chi non è mai salito in bici. Per chi ci è salito 1.000 aperitivi fa. Per chi ancora non ha l’età per fare l’apertivo e può seguire il padre che gli aperitivi li ha abbandonati.

Per chi vuole godere la discesa e non ha voglia/tempo per la salita. Per chi vuole fare enduro ma non vuole faticare 4 ore per godere 15 minuti.

Per chi fa 10.000 all’anno in bici e ogni tanto vuole provare a riconciliarsi con le due ruote senza doverle per forza abbinare a fatica fatica fatica.

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Perché si
Perchè è per tutti, perchè ti puoi divertire senza dover totalizzare le tue abitudini per poter avere la gamba.
Perchè democratica.
Perchè non fai fatica.
Perchè se vuoi fai ancora più fatica.

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Perché no
Perchè il ciclista e sudore fatica e bestemmie, e certi traguardi bisogna meritarseli.
Perchè posso farcela senza di te, ingegnere giapponese che mi rubi l’anima del ciclismo in nome dei dividendi degli azionisti.
Perchè se devo spendere 1.000 euro in più li spendo per guadagnare 200 grammi sulle ruote, non per aggiungere 3 kg di motore.

Ne riparleremo, a brevissimo, ma per il momento preferisco ancora te, Wilier da sparo.

Qui i dettagli tecnici della bici provata

 

 

 

 

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Posted by Gio

Terzino sinistro per indole, ciclista per esigenze di salute, comincia a pedalare dopo aver sfondato la soglia dei 100 kg. Si appassiona alla bici e tenta di dimagrire per andare meno piano in salita. Ossessionato dalla tecnologia scopre Strava, dal quale sta tentando di disintossicarsi. Pedala sua una BMC RoadMachine con Campy Record EPS Disc e Bora.

One Comment

  1. […] di Fraele. E “purtroppo” devo concordare con quanto scritto da Gio in occasione della prova della Wilier di qualche mese fa. La conferma è arrivata salendo sopra questo mezzo: un giro che avrei potuto […]

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