Noi di bici ne capiamo poco; però in questi anni abbiamo avuto la fortuna di provarne tante e, pur continuando a non capirne molto, abbiamo imparato qualcosina che può essere utile a chi dopo aver sentito mille campane non sa più a che santo votarsi nella scelta della prossima bici. Ecco quindi 8 piccoli consigli per orientarsi nella scelta della bici nuova:

1. Le bici dei pro: In cima alla lista dei desideri di solito ci sono le bici delle squadre pro Tour; niente da dire, la maggior parte sono ottime bici, eppure delle quattro che ci sono piaciute di più due (la BMC e la Dogma F10) sono marchi pro tour, due (la Basso Diamante e la Titici Flexy Road) no, quindi la metà esatta.

Essere nel pro tour in effetti vuol dire tutto e niente; certamente significa costi di sponsorizzazione a 6 zeri (che ovviamente paghiamo noi, e non a caso Pinarello e BMC sono più care delle altre due), certamente in alcuni casi significa anche che le bici sono sviluppate con i pro, nella maggior parte dei casi è solo questione di marketing, quella brutta bestia che ad esempio porta centinaia di persone a mettersi in coda davanti a Starbucks per pagare 5 Euro un espresso.

Teniamolo presente, prima di ritrovarci dal ciclista a fare la fine del milanese imbruttito da Starbucks. Anche perchè spesso le bici che danno a noi non sono comunque quelle che usano i pro; in alcuni casi le loro sono solo rinforzate nei punti sottoposti a maggiore stress, in altri sono fatte con fibre di carbonio diverse, nei casi più estremi sono proprio bici del tutto diverse (magari fatte anche da artigiani italiani) colorate con i colori dello sponsor-fornitore. E poi non è certo detto che quello che va bene a un professionista sia la bici migliore anche per noi.

2. Le aero: Le aero, ad esempio, danno vantaggi solo sopra i 45 km/h; per quanti amatori sono la scelta migliore? Zero virgola qualcosa percento?

E vogliamo parlare dei telai – come la Look e la Giant – che per aumentare la rigidità attaccano la sella direttamente al prolungamento del tubo piantone (ergo, se sbagli di un millimetro il punto in cui segare il telaio per metterci la sella hai buttato al cesso almeno 4.000 euro di telaio, a meno che trovi uno dell’altezza giusta al millimetro a cui rivenderlo)?

Ma, all’estremo opposto, neppure le endurance potrebbero essere la scelta più azzeccata; anche “l’invenzione” delle endurance è pur sempre marketing, un’etichetta che per di più a seconda delle marche ha caratteristiche completamente diverse; ce ne sono alcune con caratteristiche all’inglese ed altre (proprio come la Roadmachine) che sparano come bici da pro (la differenza magari è solo in un paio di cm di altezza del tubo sterzo rispetto alla “sorella” da gara);  in linea di massima, salvo valutare ogni singola bici, sono una buona scelta per chi ha problemi di schiena o di posizione (e che non è riuscito a risolverli neppure con un buon test biomeccanico), per gli altri rimane molto più divertente una bici un po’ più veloce.

3. La posizione: Spesso, più che il telaio, la differenza la fa la posizione in sella; io, se proprio devo scegliere come spendere i miei soldi, prima di cambiare bici farei un test biomeccanico per non correre il rischio di sbagliare qualche misura e trovarmi con dolori che incidono sia in comodità sia in prestazioni più di qualsiasi componente.

4. Il peso: Il peso è ormai diventato il pedigree della bici … Quanto pesa? 7.5 kg? Booooh! 5.5? Wow! Eppure quelle che a noi sono piaciute di più (la Basso Diamante, la Dogma e la Titici) sono tre tra le bici più pesanti che abbiamo provato (tutto è relativo, ovviamente, parliamo comunque di bici da circa 7,3 kg pedali compresi), quella con il telaio più leggero era a dir poco indecorosa, almeno per uno come me. Anche in salita, quelle che sono andate meglio sono state loro, nonostante il peso.

Che il peso sia (anche) uno specchietto per le allodole? Che, lima qui e lima là per alleggerirle, il telaio perda le caratteristiche meccaniche che lo rendono più veloce e più comodo? E’ solo una mia sensazione, senza alcun fondamento scientifico, ma il dubbio non me lo leva nessuno.

5. Le ruote: Ad un cena pre-evento, tra un piatto e l’altro, lo sponsor telaista si è lanciato in lodi del suo telaio con toni da televendita di materassi, finchè il ragazzino di turno (nonchè l’unico tra quelli seduti al tavolo che sapesse davvero cos’è una bici da corsa) se n’è uscito candidamente dicendo che tanto contano solo le ruote, facendo cadere il silenzio e rimettendo finalmente il cibo al centro del discorso.

Se contassero solo le ruote non lo sapevo; ma, ripensandoci, la BMC Roadmachine provata con le 3T (mica robaccia, peraltro) mi ha lasciato indifferente, con le Bora One mi sembrava volasse; la Dogma F10 con le Fulcrum Zero (gran ruote, ma non certo il non plus ultra) era un piacere, con delle entry level niente di che. Quindi si, forse non contano solo loro, ma valgono almeno la metà della bici.

E quindi diffidate di chi vi offre telai da 4-5.000 euro montati con Durace elettronico e ruotacce da 150 euro, la fregatura è in arrivo. E, se proprio non conoscete le ruote, non fidatevi della sola distinzione tra ruote in carbonio ed in alluminio (alcune in alluminio, come la Fulcrum Racing Zero, sono molto meglio di tante in carbonio) e cercate informazioni.

6. Attenti ai particolari: La bici è pur sempre una somma di componenti (telaio e forcella, ruote, gruppo, sella, gomme, manubrio e pipetta), ciascuno dei quali ha la sua funzione. Sottovalutare l’importanza di un componente pensando che una valga l’altro o che contino poco, spesso è un errore; ruote a parte, per fare un esempio banale vogliamo parlare della sella? Senza arrivare a rievocare Fantozzi, vogliamo parlare di quanto sia bello pedalare qualche ora su una sella scomoda o, se volessimo metterla sulle prestazioni, quanto si guadagnerebbe in velocità se ogni tre pedalate ci si alzasse sui pedali dar tregua al culo martoriato dalla sella sbagliata? E – ennesimo insegnamento della mia Basso Diamante (sempre sia lodata) – quanto cambia la sensazione di stabilità e sicurezza con un attacco manubrio solido come quello della Basso invece di un altro?

7. Il prezzo e le differenze di prestazioni: Che tra una bici e l’altra non cambi niente non è per niente vero; le differenze a volte sono abissali sotto tutti gli aspetti (prestazioni, stabilità, sicurezza in discesa e comodità), ma tendono anche ad assottigliarsi più si sale di prezzo (o quantomeno, comodità a parte, ad essere percepibili solo da chi pedala a livelli molto alti);  in concreto, la differenza tra una bici da 2.000 euro ed una da 5.000 è abissale, quella tra una da 5.000 ed una da 10.000 è molto minore, a volte neppure percepibile da un amatore, a volte – se si sceglie bene – nemmeno c’è). Se uno ha un budget medio (diciamo € 4-5.000, che son comunque bei soldi), può tranquillamente prendere una bici di fascia media – ad esempio la mia vecchia Hersh, che mi ha portato dignitosissimamente in giro per l’Europa, o la Basso Astra, anche con un Ultegra meccanico ed un buon paio di ruote in alluminio -, senza svenarsi per una bici di fascia superiore che spesso non darebbe un ritorno proporzionato in termini di prestazioni.

8. La manutenzione: In ogni caso, non c’è niente che migliori le prestazioni più di una bella lavata e sgrassata della bici il venerdì sera; chi non avesse l’abitudine di farle vedere un po’ di shampoo nemmeno una volta al mese e/o dare una bella pompata alle gomme il venerdì, potrebbe tranquillamente risparmiare i soldi necessari per comprare una top di gamma.

Posted by Simo

Sono Simone Frassi, comasco, avvocato civilista, viaggiatore (www.2wd.it), delle bici mi piace tutto, l'allenamento duro, le passeggiate senza fretta con gli amici, l'oretta in pausa pranzo, gli assalti ai miei PR su Strava, le chiacchierate in sella, la ricerca di strade nuove, le gare dei pro, le nuove tendenze di stile, le gite in mtb, l'esplorazione delle città in bici; le uniche cose che non sopporto sono l'agonismo di chi alle GF è pronto a tutto per guadagnare la posizione in classifica che gli consentirà di arrivare 3.000mo e (pur rendendomi conto benissimo che non sono fatti miei) la mancanza di ispirazione chi fa sempre lo stesso giro, come un criceto sulla una ruota (salvo che si tratti di girare a 40 km/h sul circuito di Monza). Email: simo@bklk.it Strava: https://www.strava.com/athletes/807017

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