Qui una volta erano tutti parcheggi
ora è un’oasi pacifica
hai capito bene, hai capito bene!
Questo era un Pizza Hut
ora è tutto coperto da margherite
hai capito bene, hai capito bene!
E mentre le cose precipitavano
nessuno ci ha fatto attenzione
hai capito bene, hai capito bene!
(Nothing but flowers, Talking Heads, gran bella canzone peraltro)
Se avesse partecipato alla Berlin Velothon, Davide Byrne, non a caso raffinato viaggiatore in bicicletta, avrebbe potuto continuare (metrica a parte) cantando
Questa era un’autostrada
oggi ci sono solo ciclisti
hai capito bene, hai capito bene!
Questo era un aeroporto,
oggi ci sono solo ciclisti
hai capito bene, hai capito bene!

East Side Gallery, i murales su quel che resta del muro
Si, perchè a Berlino per un giorno all’anno le strade vengono completamente chiuse per la Euroeyes Berlin Velothon, aeroporto di Tempelhof (per la verità trasformato in parco cittadino da una decina d’anni) e autostrada compresi; e mentre le cose precipitavano, è rimasta una città senza macchine, tanta gente ai bordi del percorso ad applaudire i ciclisti (250.000 persone secondo gli organizzatori, non so quanti secondo la questura, non più di 25.000 secondo me, che sono comunque tanti), sono rimasti tanti ciclisti che pedalavano pancia a terra per godersi la sostenibilissima leggerezza della gran fondo più veloce che conosca (tutta piatta, su strade larghe e con poche curve lente) e tanti altri che si sono fatti una pedalata tranquilla in città godendosi la chiusura al traffico, soprattutto è rimasta l’atmosfera di festa – dentro e fuori dalla corsa – della Euroeyes Berlin Velothon, una gran fondo un po’ poco considerata rispetto ad altre eppure bellissima per tanti motivi.
Il percorso, o i percorsi, innanzitutto: si comincia con un primo anello da 60 km che attraversa il centro di Berlino e i parchi (molto più simili a foreste, peraltro) nella prima periferia toccando tutti i maggiori monumenti di Berlino.
Questa è una gran fondo cittadina per davvero, che vive nel centro di Berlino, a differenza di tante altre gran fondo cittadine; qui sembra che, un po’ come in quei giochi per bambini in cui bisogna tirare una linea tra il punto 1 e il punto 2 e via fino all’ultimo puntino per completare il disegno del pupazzetto, gli organizzatori abbiano usato come puntini i maggiori monumenti di Berlino ed abbiano disegnato il percorso tirando una linea tra un monumento e l’altro (seguiteci e approfondiremo presto l’aspetto turistico).
E qui sorge la prima riflessione: una volta tolte le macchine dalle strade, non è per niente scontato che pedalare nella natura sia più bello che pedalare in una città d’arte; per quanto adori le montagne, una volta ogni tanto pedalare tra la cupola del Reichstagg progettata da Sir Norman Foster e l’Hauptbanhoff (o, se pensassimo alla London Prudential, tra il Big Ben e Buckingham Palace) può essere altrettanto bello che pedalare sulle Dolomiti o nel paesaggio di tante granfondo anonime a cui ho partecipato (senza far nomi per non offendere nessuno). D’altra parte basta pensare al Tour de France: le immagini del circuito degli Champs Elysée non sono certo meno belle di quelle di tante tappe di montagna.
Finito il primo giro cittadino di circa 65 km, in ogni caso, si può tagliare il traguardo e puntare dritto al beer garden (la versione tedesca del pasta party) oppure fare un secondo anello di 120 km, che riprende quasi interamente quello da 60 km (e che non annoia neppure al secondo passaggio) e aggiunge un tratto nuovo in campagna di altri 60 km circa; oppure, si può fare semplicemente l’anello lungo da 120 km.
Ora della fine, 3 percorsi: 60 km per i ciclisti da passeggiata della domenica o per quelli che preferiscono un percorso corto “a fuoco”, 120 km per i ciclisti un po’ più preparati e 180 km per i veri granfondisti . Ogni ciclista ha pane per i suoi denti ed infatti la partecipazione è notevole: 11.000 iscritti e circa 8.500 classificati (di cui 4.500 sul corto, 3.500 sul medio e 500 sul lungo).
Qualunque sia il percorso scelto, si pedala su viali larghi, piatti (il dislivello della 180 km è di soli 500 mt) e completamente chiusi al traffico, con ogni incrocio presidiato da almeno due volontari che controllano il traffico e già che son lì suonano trombette di incitamento … il massimo della sicurezza ed il massimo della velocità, senza peraltro l’agonismo spesso becero e pericoloso delle gran fondo italiane. Senza grosso sforzo, si fanno medie da urlo (io ho fatto la velocità media più alta della mia vita, con le pulsazioni medie più basse di sempre) e una volta tanto si apprezza anche il piacere della velocità fine a se stessa, tanto più bella quanto più gli spettatori a bordo strada ti applaudono …. una bellissima sensazione di leggerezza (se non ti trovi in testa al gruppo controvento).
E poi vogliamo mettere il fascino di pennellare curve in città, con la strada aperta dalla gazzella della Polizia, in mezzo al pubblico che applaude? O ti prendono al Tour o non ti capita più un’occasione così!
Insomma, qualcosa di completamente diverso dal solito, che proprio per la sua diversità è doppiamente affascinante.
Prendiamo il passaggio in aeroporto, ad esempio: per quanto il Tempelhof fosse all’epoca un aeroporto all’avanguardia e sia tuttora un bell’esempio di architettura anni ’20, non è che una pedalata sulla pista di decollo sia oggettivamente bella. Eppure, essere in bici dove è fuori dal mondo che ci sia una bici è molto emozionante, così come lo è pedalare da padroni sulla strada sotto la ferrovia sopraelevata, davanti ai monumenti più famosi di Berlino o in luoghi che fanno parte della nostra storia, come il muro di Berlino.
Non dico che sia la cosa migliore che si può fare in bici, ma una volta ogni tanto è bellissimo anche pedalare in posti così e con questo spirito, molto più bello che fare l’ennesima granfondo “classica”.
Se poi la granfondo diventasse anche la scusa per una vacanza culturale, sarebbe il massimo; come scriveva il Poeta, fatti non fummo a viver come bruti, pedalare è bello, ma è ancora più bello se fosse l’occasione per farsi qualche giorno a Londra o a Nizza, altra bellissima città.
Last but not least, mentre io mi sudavo i miei 180 km, mia moglie (invece di far shopping con la mia carta di credito) si è fatta la 60 km con un sorriso che non le ho mai visto (vedasi foto); incredibilmente, una volta tanto il ciclismo ha divertito più lei di me!
Giudizio finale: si prescrive un weekend lungo a Berlino per la Euroeyes Berlin Velothon (idem a Londra per la London Prudential), sia per i cicloamatori abituali sia per chi non ha mai provato l’ebbrezza di una gran fondo!
Ed io che l’ho appena fatta inizio a sognare una Velothon Paris, magari – se non fosse chiedere troppo – il giorno dell’ultima tappa del Tour con arrivo sugli Champs Elysée.
Per questa gran fondo abbiamo utilizzato:
Simo: Bicicletta Cinelli Stratofaster montata con Campagnolo Potenza, abbigliamento Dot Out, calze The Wonderful Socks, casco e occhiali Dot Out.
Pardis: Bicicletta Bottecchia 8avio Ultegra, abbigliamento Chapeau Cycling Apparel, casco Catlike.
[…] alla Euroeyes Berlin Velothon, mentre i tedesconi spartani si lasciavano sfuggire muggiti di dolore ogni volta che si sentiva la […]
[…] mia moglie dire la parola paradiso tanto come in questi due giorni; anche questa volta, come a Berlino, quella che si è divertita di più andando in bici mi sa che è stata lei (e non che io non mi sia […]
[…] strade di tutti i giorni può essere meraviglioso tanto quanto pedalare tra le Dolomiti. Alla Berlin Velothon sono stati maestri nel farlo, a Milano proprio no, di Milano sono emersi solo i difetti (rileggete […]
[…] per tutti loro; se in questi due anni ci siamo divertiti – da Mallorca a Londra, da Milano a Berlino, da Nizza alle strade del Tour – e siamo riusciti a trasmettere anche a Voi il nostro […]
[…] tra le Dolomiti, nella periferia industriale di Milano certamente non è bello. Alla Berlin Velothon sono stati maestri nel valorizzare la città, a Milano proprio no, di Milano sono emersi solo […]
[…] se vuoi una GF cittadina o fai una cosa veramente in grande come sono riusciti a fare a Londra ed a Berlino (e come non hanno purtroppo saputo/potuto fare a Milano nemmeno sfruttando il traino di Radio […]