Non credo di aver provato una bicicletta così a fondo come la Grail di Canyon. Non tanto per i chilometri percorsi ma per l’intensità delle uscite: neve, pioggia, fango, polvere e due eventi che hanno messo sotto torchio il doppio manubrio di questo mezzo che in tanti ci avete chiesto di raccontare.

Non c’è dubbio che si tratti di una bicicletta che fa girare la testa. Quando l’appoggi a un albero o a un muro per andare a prendere pane e salame al ristoro, inizia il via vai di ciclisti che si fermano a guardare il manubrio a due livelli e le caratteristiche della bicicletta. Bicicletta che a me è piaciuta fin da subito per le sue linee moderne, qualcuno ovviamente storcerà il naso proprio a causa del manubrio ma, vivendo di innovazione, apprezzo il tentativo di un’azienda che cerca continuamente di trovare nuove strade per ringiovanire un prodotto che sostanzialmente ha delle linee definite nel secolo scorso.

Canyon Grail

Sfanghiamo subito il tema manubrio a due livelli. Le sensazioni non sono quelle che si provano con una bici ammortizzata, ma al contempo non sono nemmeno quelle che ho provato con la Inflite andando in fuori strada. Una bici (la Inflite) che ha un manubrio tradizionale per intenderci, ma costruita per battere sterrati e andare in fuori strada. La prima controprova con il manubrio della Grail l’ho avuta quando su un ciottolato ho iniziato a spingere: con le mani appoggiate sul piano superiore spariscono le vibrazioni intense e ci si può rilassare, senza avere la sensazione che il cervello (o quello che ne è rimasto) si stia per staccare.

Vero è che quando in presa alta, con le mani appoggiate sui comandi dei freni/cambio, si passa sopra un tratto di radici esposte e sassi, la sensazione è quella che una volta terminato l’ammortizzamento degli pneumatici grassi, il manubrio non faccia poi questa gran differenza.

Di contro la Grail dà il meglio in presa bassa, quando si inizia a spingere in tratti sconnessi ma dove è possibile andare veloci. I drittoni della Gravel sul Serio o i passaggi lungo l’Adda della Martesana Van Vlaanderen sono stati inebrianti in questo senso: il manubrio lo si sente flettere sotto le asperità e la presa delle ruote grasse sulla strada non diminuisce, anzi… la rigidità della bicicletta permette di rilanciare continuamente superando un dosso o un’asperità che ha rallentato l’inerzia della pedalata. La stessa cosa avviene lungo discese pedalabili dove la sensazione di ammortizzamento del manubrio restituisce una sensazione di maggiore sicurezza e quindi la voglia di spingere senza accontentarsi della velocità generata dalla sola forza di gravità.

La morbidezza del manubrio in presa bassa, spinge a posizionare le mani sulla curva non appena possibile, in passaggi che normalmente si sarebbero fatti con le mani sui comandi dei freni. Lo stesso vale per la presa alta con le mani appoggiate sulla parte piatte: il risultato non è lo stesso ma i benefici della flessione del manubrio si percepiscono comunque.

E il resto? Beh il resto è quello che ti aspetti da una Canyon di prima fascia: cambio Sram monocorona con 11 rapporti che non ha sbagliato un passaggio di catena anche nel fango misto neve che aveva ingolfato la meccanica in un giro di inizio gennaio. Ma anche su un muro della MVV con cambiata sotto sforzo per passare dallo 0 al 25% di pendenza lo Sram non ha dato segni di incertezza.

L’altro punto di smorzamento delle vibrazioni è il reggisella, che come per la Endurace risulta flessibile e in grado di assorbire le asperità del terreno per alleviare i colpi nella parte bassa della schiena. Sistema che avevamo già visto sulla Endurace che abbiamo avuto in prova un paio di anni fa.

Canyon Grail

Le ruote della Grail in prova sono delle Dt-Swiss in alluminio che potrebbero essere migliorate se si volesse rischiare di mettere il carbonio su strade che potrebbero lasciare il segno. Si guadagnerebbe sicuramente in leggerezza e darebbero ancora più reattività a un mezzo che comunque è già portato a scattare in uscita di curva o dopo una breve salita.

L’abbinamento con degli Pneumatici Schwalbe sviluppati in collaborazione con Canyon sono ottimi sia per andare sull’asfalto dove spingendo abbiamo facilmente toccato i 40 Km/h, dando enorme sicurezza quando si piega o quando si passa sopra buche anche profonde. Fondamentale risulta la gestione della pressione che assicura grip anche quando si passa sopra sassi bagnati e tratti particolarmente scivolosi. Il limite è il fango non gestibile dal tipo di scolpitura.

Canyon Grail

Una bici da €2.800 che può essere acquistata solo online attraverso il modello diretto di Canyon. Un prezzo molto competitivo per una bicicletta che monta componenti di prima fascia. Volendo è possibile salire con la componentistica con il nuovo gruppo Di2 Ultegra di Shimano e ruote in Carbonio, arrivando alla top di gamma che costa €4.500.

Ma è anche possibile scendere, abbandonando il manubrio a due livelli e il carbonio per una Grail in alluminio con manubrio tradizionale. Ovviamente il prezzo in questo caso diminuisce: €1.600 per l’equivalente della bici che ho provato senza doppio manubrio, senza reggisella ammortizzato e telaio in alluminio, ma stesso gruppo e stesse ruote.

– KM percorsi: 500km

– Eventi conclusi: 2

– Cadute sul ghiaccio: 2 (senza conseguenze, per la bici…)

– Panini mangiati alla MVV: 6 – 3 alla nutella, 3 al salame

– Birre consumate al termine della MVV: 2

 

Posted by Max

Ciclista da quando è nato. Ha provato la sua prima bici da corsa nel 2015 perché si erano esauriti gli sport da lui praticabili e ne è rimasto folgorato: "posso tornare a fare sport senza soffrire di tendinopatia!", per poi tornare a soffrire sulle salite attorno al lago di Como. Lavora in aziende digitali da vent'anni e pratica anche la vela (senza soffrire). Ha una Wilier GTR 2015, una Passoni XXTi Campy Super Record + Bora e una Canyon Neuron. Scrivigli a max@bklk.it

6 Comments

  1. Lorenzo Gerosa 18 Aprile 2019 at 15:20

    Come sembre resoconti molto interessanti.
    Devo dire che il doppio manubrio intriga.
    Ci siamo incrociati alla MVV che ho fatto con la Focus Paralane, che anche voi avete provato, anche se forse per fare Padernmuur e Gruganmuur con un copertone da 30 mm solo leggeremente tassellato è stato un azzardo. Ma sono arrivato vivo all’arrivo

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    1. Lorenzo Gerosa 18 Aprile 2019 at 15:21

      *sempre

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    2. Personalmente non ho provato la Paralane, ma Gio l’anno scorso ha fatto la MVV con la sua BMC, tra l’altro nuova di pacca, e ancora non mi capacito… Con le Canyon Grail e le ruote grasse alla grande!

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  2. Ciao,
    Sono in dubbio tra grail e inflite, cerco una gravel scattante su strada e agile in fuoristrada, voi che le avete provate entrambe cosa mi consigliate? La grail mi da la senzazione di essere pesante per l’uso su strada.

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    1. Ciao. Dipende dall’uso che ne intendi fare. Detto che su strada sono ottime entrambe, è più il tipo di gravel e le coperture che intendi uaare a determinare la bici. Se molto sconnesso Grail, se sterrato Inflite. Se entrambi Grail.
      Max

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  3. Anche io partecipai alla MVV 2019, è stata una bella esperienza divertente; penso di averti visto alla partenza, eri l’unico, credo, con la Grail CF, e ricordo anche di come attirava sguardi e commenti. Io invece ebbi la bellissima idea di usare una bici non proprio adeguata, una YT Capra, una full suspended da 170 di escursione, a suo agio in bike park e giri enduro. Avevo appena acquistato la bdc nuova e non me la sentivo di inaugurarla così.. Risultato, sono stato sorpassato da chiunque, anche la sciura coi nipotini, ma per lo meno passavo su qualsiasi cosa sperando di saltare..
    Questa Grail penso sia la mia prossima bici,magari nel 2021.. Saluti!

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