La protagonista indiscussa della nostra Chase the Sun 2021 è stata la BMC Teammachine di Gian. Appena arrivata, nuova di zecca, con ancora la plastica sulla batteria del cambio wireless, e subito messa di fronte a 270Km di pedalata, partendo da Cesenatico con arrivo sul Tirreno a Tirrenia (e dove se no?) il giorno più lungo dell’anno (!). L’obiettivo è seguire il sole, appunto, dall’alba al tramonto e lo si fa senza spirito competitivo, con il solo intento di arrivare dall’altra parte della penisola, scollinando 3 o 4 montagne.

Abbiamo deciso di partecipare dopo aver discusso diverse opzioni buttate lì: la “solita” Corsica? Dolomiti? Sicilia? La soluzione è arrivata da un calendario condiviso che mi ha ricordato dell’evento: tutti d’accordo quest’anno facciamo la Chase.

Non così banale dopo un anno di pandemia: ci sono da sistemare mille dettagli, tra cui il certificato medico e l’iscrizione a un team ASD pena l’impossibilità di partecipare. Tra i dettagli da smarcare c’è anche il grande nodo di come organizzare il trasferimento: treno poco glamour per Giovanni, meglio un drop-off, oppure auto con bici e rientro da Tirrenia. Di sicuro scartiamo il pullman da trasferta, un carro bestiame che potrebbe smorzare qualsiasi tipo di entusiasmo… con tutto il rispetto per il bestiame, in fondo stiamo andando anche in vacanza, o no?

La preparazione ai 270 è stata molto semplice: pedaliamo come Filippa, “no sbatti” come direbbero gli youtuber che guardano i miei figli. Facciamo un giro lungo, non ho tempo. Almeno 200km! Nemmeno ci penso. Dopo ogni rientro Gio mi ricorda i km mancanti alla fine della Chase: 170 – 120 – … il mio mantra rimane Filippa, che per chi non avesse ancora colto è la Lagerback che in un programma su Bike Channel pedalava a 15Km/h in tutte le condizioni, senza affannarsi, mai stanca, sempre gioiosa e boccolosa nel guardarsi attorno, godendo del panorama che la circondava. Esattamente quello a cui sto puntando, a parte i boccoli.

Alla fine, decidiamo che per il bene di tutti, il glamour di Gio possa andare a farsi fottere. Treno e rientro dalla Liguria. Decisione che si rivelerà fondamentale per la riuscita della nostra pedalata. Mettiamo in contro 700km in 4 giorni e 6.000m D+.

Tre cambi: Como – Milano, Milano – Bologna, Bologna – Cesenatico. Conosciamo così il fantastico mondo dei regionali che dispongono di un rack dedicato alle biciclette più o meno in ogni vagone, perfetto per ospitare le nostre biciclette senza che il carbonio sia triturato dagli sfregamenti, con particolare attenzione alla BMC di Gian, bianca e pura come un fiocco di neve.

Pronti via e nonostante 25’ di ritardo prendiamo il treno al volo in Centrale. Stop-over a Bologna con le prime abbondanti calorie di giornata. Ripartenza su binario sbagliato, e primi insulti per Gio da una nonna che evidentemente stava andando a trovare i nipoti, per cui il consiglio di rimanere sul treno sbagliato ha scatenato il lato dark della nonnina. Arriviamo a destinazione in perfetto orario.

Ritiriamo il welcome kit per cui iniziano a trasparire dubbi sulla proporzione del costo di partecipazione di €170. Un ragionamento che si è riproposto più volte durante l’evento: un unico ristoro su tre con del cibo. Negli altri due troviamo solo lo spazio a noi dedicato. Un gel e una confezione di sali per 270km, uno scherzo? Per contro la borsa per il manubrio è perfetta quantomeno nelle dimensioni, purtroppo quando la apri ogni volta è un gioco di equilibri per non farne uscire il contenuto. Team abbastanza scazzato all’arrivo, che a fatica ti allunga una bottiglia d’acqua e il cappellino finisher di plastica che fa impallidire anche Greta. Recuperiamo con la gran cena finale fatta di antipasti, doppietta di pasta con cozze e fritto misto. Ma l’amaro in bocca non riusciamo a toglierlo. Tiriamo le somme sperando che l’extra sia necessario per mantenere l’associazione che organizza l’evento.

A Cesenatico l’albergo minimal che Gian ha prenotato senza buttare l’occhio alla mappa, dando priorità all’aspetto economico, va benissimo per le poche ore di sonno che ci aspettano. Delega ritirata immediatamente. Prenotiamo subito il Grand Hotel di Tirrenia, con colazione inclusa. Non si scherza sul recupero psico fisico quando hai davanti 700km.

Ride for crescione e cena dal solito Giuliano al porto canale per il carboload indispensabile e siamo pronti per partire. Sveglia prima dell’alba. Ci rechiamo con il mini-bagaglio alla linea di partenza, dove la consegniamo, per riaverla all’arrivo. Almeno questo… Partiamo alla francese scannerizzando un qrcode con l’app di Endu, un modo per evitare il contatto e per assicurare un minimo di tracciamento.

Partiamo da soli con l’ansia di farla tutta senza gruppetto. Ovviamente non sarà così. Ci troveremo sempre in mezzo a tanti compagni di viaggio: ai Legnanesi, ai Gio un dent, al Gruppo Evervit, ai vari Turbolenti, a 4 inglesi trapiantati a Lugano, una serie di incroci che termineranno solo a Tirrenia. Uno dei piaceri di questa lunga pedalata è proprio la sensazione di non essere mai soli e di pedalare con una compagnia allargata.

Sulla prima collina ecco che la protagonista inizia a farsi sentire. “Cric croc, cric croc” Gian mi si avvicina e mi chiede consiglio: “Arriva dalla ruota davanti, potrebbe essere il perno centrale, i raggi, il disco, la ganascia del freno, il profilo alto, la ruota, …” Le proviamo tutte ma non c’è verso. E Gian inizia ad andare in sbatti. Ci fermiamo, controlliamo, sistemiamo. “Cric croc, cric croc”. Partono i primi complimenti verso il lavoro di assemblaggio del Conti. Diecimila euro di bicicletta e non sono riusciti a montarla bene. Gian non c’è più.

Nel frattempo, arriviamo sulla Cima Coppi a 900m con una salita godibilissima al 4% medio: il valico Tre Faggi. Cambia la vegetazione e anche la temperatura si abbassa, tutto perfetto. Lasciamo indietro Filippa per goderci la sensazione inebriante di spingere, sentendo le ruote che scorrono leggere su una pendenza per nulla impossibile. Bellissima. Scherzo con Ernesto di Vittoria sulle mie Tubolito (camera d’aria in TPU, un elastomero termoplastico resistente ma costoso, che ho installato per fermare le mie continue forature) e mi prendo un richiamo formale: carbonio caldo e Tubolito combinazione pericolosa. Invece mi porteranno a casa senza un tentennamento, frenando su discese a 70Km/h, pinzando a fondo su strade piene di buche, restando sempre gonfie per tutti i 4 giorni. Maipiùsenza.

Al Ristoro del Cavallino non ci facciamo mancare una doppietta di livello con focaccia e finocchiona, sperando che il salato sia più utile per reintegrare i sali piuttosto che a renderci ancora più assetati. Gian si butta verso l’assistenza Cinelli e ricomincia il valzer delle ipotesi: manubrio con i cavi interni che strusciano, raggi che devono essere tirati, perno che non si stringe, … monta e smonta, qualcuno tocca i raggi e incredibilmente tutto si sistema. Quantomeno all’apparenza.

Ripartiamo verso Firenze e dopo pochi km la BMC inizia di nuovo a farsi sentire “cric croc, cric croc”. Gian torna a non esserci più. Entriamo nella culla del Rinascimento accolti dal benvenuto dei fiorentini: “ah imbescille!” doppietta per Gio che risponde a tono come solo i laghéé sanno fare. Di fronte al Ponte Vecchio ci fermiamo per una granita rinfrescante: il caldo inizia a essere insopportabile. Siamo già a 3 litri di acqua e non sono ancora le 11.

Secondo check-point di giornata dopo una salita meno dolce al km 175 dove ci fermiamo per assistere al passaggio del Campionato Italiano under 23, dopo aver chiesto ad almeno 10 addetti al traffico che cosa stesse succedendo. Lo capiamo solo quando ci bloccano senza preavviso: “passano a 90Km/h fermatevi diobbono!”. Ci sediamo a fianco di un toscanaccio che ne sa una più del diavolo, quelli che fatichi anche solo a capire se sanno che tu sia lì quando ti parlano. Non capiamo nulla di quello che ci dice, se non “ora potete passare”. Grazie.

Giunti al ristoro andiamo diretti al ristorante per un piatto di pasta, dopo esserci sorpresi che non ci siano nemmeno delle bottiglie d’acqua o una fontanella: centosettantaeuro… .
Discesa bellissima tra le colline e prossimo obiettivo di giornata il Colle di Calci con quella che sembra l’unica vera salita impegnativa con 600m di dislivello e un 7% medio dopo 220Km, di certo non banale.

Evitiamo l’inutile ristoro (centosett…) dimenticando anche di inquadrare il qrcode, pazienza. Non ci fermiamo perché siamo completamente inzuppati di sudore e l’aria è fresca. Scendiamo subito in un paesaggio lunare con un asfalto fantastico. Piega e contropiega, entusiasmante. Gian che ha swattato sulla salita, Strava poi gli dirà con il decimo tempo di giornata, si gode la tranquillità con un Calippo che non scricchiola, ma nemmeno si scioglie talmente l’aria è frizzante.

Gian ascolta il consiglio di giornata e trova un ciclista nella zona di Pisa che si rivelerà fondamentale per ristabilire il suo equilibrio mentale. Due martellate al perno della ruota, alcuni cuscinetti sostituiti e la ruota torna a scorrere come nulla fosse. Pochi euro con mancia non furono spesi così bene anche per la nostra sanità mentale e per i 3 giorni che ancora ci attendono.

Io e Gio, orfani della colonna sonora di giornata, entriamo a Pisa sul lastricato del centro storico, passando prima lungo il vecchio acquedotto romano a 40Km/h con un gruppo ben assortito spinti da un Van der Poel locale che rilancia a ogni piega e a ogni stop. Incredibile come le gambe ancora rispondano, grazie Filippa!

 

L’ingresso in piazza dei Miracoli è da brividi. Ci fermiamo a goderci i monumenti e a ricordare queste emozioni con chi sta a casa. Uno di quei momenti che capitano poche volte nella vita. Veniamo importunati da un brianzolo attirato dalle nostre biciclette svizzero-brianzole: “come da Cesenatico? Quando siete partiti? Bello il titanio… Dove andate?” rispondiamo a monosillabi, spero si capisca che siamo stanchi…

Gli ultimi chilometri non sono i più memorabili, lungo la statale con le auto che ci sorpassano al doppio della nostra velocità facendoci spesso il pelo. Nulla di nuovo insomma. I 15 chilometri finali sembrano 150: il Wahoo sembra si sia buggato e la sensazione è quella di avere la colla sotto le ruote, eppure stiamo andando ancora a 30Km/h!

Finalmente arriviamo al bagno Siria accolti da un gruppo di ragazze che ci ricevono con lo stesso entusiasmo del responsabile di un ufficio reclami. Esco il costume che ho portato da Cesenatico tentando un ciuffo, ma mi fermo alla linea del costume, l’acqua torbida e il pensiero di uscire con il fresco della serata mi inibisce, non così Gio: ciuffo is for men, puccio is for boys. Ci prepariamo per la cena organizzata per noi finisher, dove rimaniamo finalmente colpiti per la qualità e quantità del cibo, con un gran fritto misto finale che riporta anche per questa volta in negativo le calorie bruciate.

Chiusa la Chase inizia un altro viaggio, quello di rientro, ma questa è un’altra storia.

Ci tengo a ringraziare in particolare Limar che ci ha fornito un casco eccezionale. Ho sempre il timore di provare qualcosa di nuovo durante una pedalata impegnativa, ma il nuovissimo casco in carbonio si è dimostrato perfetto sotto tutti i punti di vista: leggero, fresco e comodo. Immagino sia anche sicuro considerando il livello tecnologico del prodotto. Se volete approfittare di uno sconto del 30% sul catalogo Limar utilizzate questo codice sconto: LIMAR30BKLK

Proseguendo con i ringraziamenti…

Le nostre maglie che ci rendono riconoscibili e che hanno raccolto i complimenti di tanti, nonostante le tasche posteriori di Gian ormai arrivino alle caviglie per colpa delle porcate che ci mette dentro…

Campagnolo per il cambio che non sbaglia mai un colpo, così come per le ruote che mi sembra scorrano fin troppo bene per il modo in cui pedalo. Senza parlare dei freni e della catena, basta ricordarsi di cambiarla quando è logora…

La borraccia perfetta di CamelBak che varrebbe da sola un post.

Le calze stilose di TheWonderfulSocks che non ci abbandonano mai insieme al cappello personalizzato BKLK, leggero come una piuma.

Tubolito che mi ha lasciato pedalare per 700Km sotto un sole rovente senza bucare, cosa che reputavo impossibile. Insieme ai Vittoria Rubino Pro che nonostante Ernesto, sono i copertoncini che ormai reputo indispensabili.

Da ultimo i fantastici artigiani di Passoni che raccolgono apprezzamenti ovunque pedali. Un design e una tecnica di saldatura che riscuotono sempre apprezzamenti e commenti di meraviglia.

Per chi volesse avere dettagli ulteriori consiglio di guardare le storie in evidenza sul nostro profilo Instagram, qualcuno ci ha detto che dovremmo fare solo quello, per dire…

Posted by Max

Ciclista da quando è nato. Ha provato la sua prima bici da corsa nel 2015 perché si erano esauriti gli sport da lui praticabili e ne è rimasto folgorato: "posso tornare a fare sport senza soffrire di tendinopatia!", per poi tornare a soffrire sulle salite attorno al lago di Como. Lavora in aziende digitali da vent'anni e pratica anche la vela (senza soffrire). Ha una Wilier GTR 2015, una Passoni XXTi Campy Super Record + Bora e una Canyon Neuron. Scrivigli a max@bklk.it

2 Comments

  1. Bel resoconto bravo!!

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  2. […] cronaca della Chase è lasciata alla penna rovente del nostro innovation manager, e potete leggerla […]

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