La prima volta non poteva essere più estenuante.
Arriviamo in Versilia il venerdì sera dopo aver lasciato tutti i nostri rispettivi uffici. Quattro bici da corsa e un auto che corre lungo la Cisa per arrivare in tempo utile e passare una notte tranquilla.
Sveglia dei giusti e colazione dei forti. Usciamo per sciogliere le gambe lungo il lungomare toscano: l’aria frizzante rende il giro piacevolissimo, nessuno strappo se non quelli di due cavalcavia che superano due corsi d’acqua. Un’ora e mezza di puro relax per verificare che tutto sia a posto. Non manca una visita al mitico negozio Cicli Maggi che pare avere qualsiasi marca di bici uno possa desiderare…
Andiamo a prendere il pacco gara e a perfezionare l’iscrizione: tutto molto rapido e indolore.
Il pranzo leggero a base di pesce è perfetto per far passare il tempo nel primo pomeriggio e terminare di preparare la bici.
Il giorno della Diavolo in Versilia inizia con una buona colazione a base di avena, il porridge, con l’aggiunta di miele e qualche mandorla recuperati nel pacco gara. Qualcuno prende il mitico Carboflow. Decido di coprirmi con la maglia lunga perché le previsioni dicono che il tempo peggiorerà e perché l’aria di mattina presto è ancora frizzante.
Arriviamo sul traguardo e ci mettiamo quasi in testa al lungo viale colmo di ciclisti. Il mio numero sarà il 41, grazie al fatto che Paolo è stato invitato dall’organizzazione a partecipare all’evento. Siamo quindi davanti a tutti, con più di 2.000 ciclisti che attendono il segnale di partenza per buttarsi lungo le strade della Versilia. L’intento è quello di farmi passare da chi vuole “correre”, così come suggerito dai miei 3 compagni di viaggio.
Pronti, via! Lungo la strada verso la prima salita mi passano almeno 500 ciclisti che vogliono tutti stare davanti a Montemagno. Vedo quattro o cinque ciclisti sdraiati per terra in cadute che presumo siano state causate dal caos che in questi momenti regna sovrano. Ciclisti che sorpassano a 50Km/h tra un cassonetto e un tombino, urla, insulti, bestemmie, qualcuno chiama sinistra o destra prima di sorpassarti, altri lo fanno e poi tagliano la strada per evitare qualcun’altro. Insomma la partenza della mia granfondo non è delle migliori e lo noto anche dal cardio che nonostante stia andando a una velocità normale, segna dei livelli di battito che raggiungo solo in salita, sarà l’adrenalina della tensione che mi mette al riparo da eventuali errori.
L’attacco della prima salita prosegue nel caos di ciclisti che tentano di superare da tutte le parti, nonostante ci sia poco spazio, ma questa volta tutto avviene in modo più ordinato. Sembra che l’ondata sia passata e che rimanga solo qualcuno a cercare di recuperare i posti persi in griglia.
Si scende veloci verso il piccolo Mortirolo (che poi scoprirò chiamarsi proprio così…) a velocità sostenuta in treni che non lasciano il tempo di prendere fiato, con il mio battito che continua a rimanere a livelli molto alti. Riesco a mangiare la prima barretta della giornata.
L’attacco della salita è fantozziano: a causa di una strettoia siamo costretti a fermarci con le urla di quelli che arrivano da dietro e non vogliono farlo: “andate sull’erba”, “mantenete la destra”, “maremma la strettoia”, “…” sta di fatto che chi va a piedi sale più veloce di chi rimane in sella. Finalmente trovo lo spazio per risalire in sella e riesco per la prima volta a godere del paesaggio fatto di vigne e ulivi che riempiono le sponde della collina su cui saliamo. Non ricordo molto della salita, perché lo sforzo mi ha cancellato molti dei ricordi di questa fase. A posteriori rifletto che potrebbe essere una difesa del mio corpo, che ha rilasciato qualche ormone per farmi dimenticare lo sforzo profuso per arrivare al termine, un po’ come l’ossitocina che limita i ricordi del dolore provato durante il parto.
Ci fermiamo in due al primo ristoro e in due faremo tutta la granfondo fino alla salita finale.
Da qui seguiranno una serie di tratti in pianura (brevi) e di salite con le relative discese: Billona, Monsagrati, Pitoro. Ormai ho preso il ritmo e lo mantengo sulle salite, per poi agganciarmi a qualcuno durante la parte piana. Macino chilometri senza rendermi conto della fatica e dello spazio percorso, quasi in trans agonistica. Mi fermo mangio e bevo, quando vedo un ristoro, per poi ripartire. Ne salterò uno solo perché posto dietro una curva dove arrivo lungo. All’inizio delle salite addento una delle mie barrette, questa volta a base di cioccolato.
Mi desto solo quando mi rendo conto, grazie a Gio, che mancano ancora due salite e che inizio a sentirmi stanco. Ma affronto la penultima salita di Montebello al mio passo, con qualche principio di crampo, superando qualcuno che inizia a sentire la stanchezza nelle gambe, anche perché tutti coloro che percorrono questa strada hanno deciso di andare per il lungo.
Giunti in cima ci fermiamo al ristoro per riempire la borraccia e mangiare la solita banana e il solito tortino di pasta frolla. A malincuore rinuncio alla rosticciana che mi viene offerta dai gentilissimi addetti all’ultimo ristoro, peccato!
Riparto in discesa verso l’ultima salita di Capezzano. Di questa non ho dimenticato nulla.
L’attacco non fa presagire nulla di buono. Chiedo a un altro ciclista se conosce la salita, ma nonostante l’accento toscano, anche lui la sta affrontando per la prima volta. Guardo in alto e vedo che il paese sorge 400m sopra di noi, senza avere consapevolezza dell’altimetria, penso che ci sarà sicuramente un altro paese nascosto alla vista. Non sarà così. La strada si inerpica irregolare tra vigne e ulivi, che se ci dovessi tornare sono sicuro appariranno meravigliosi. Mi soffermo solo sui cartelli turistici che segnalano la pendenza media dei 500m che sto per affrontare: ogni volta un colpo al cuore. Leggere quelle pendenze scandirà la salita che normalmente affronto senza pensare alle distanze ma solo al ritmo: per me un inferno. In lontananza scorgo dei ciclisti che passano sui tornanti sopra la mia testa, ma anche nel paesino in lontananza, un’altra botta alla mia fragile voglia di pedalare. Mi ripeto che non importa, che manca poco e che la salita terminerà presto, esattamente quando il contachilometri segnerà 108Km dalla partenza. Siamo ancora a 105Km, sono a metà salita e non ho più voglia di soffrire. Inizio anche a sentire un po’ di nausea, perché credo di non aver digerito qualcosa ingurgitato all’ultimo ristoro. La strada però non dà tregua, continua a inerpicarsi con tornanti e strappi dove fatico ad alzarmi sui pedali. Ormai allo stremo, finalmente la strada inizia a spianare, ma la nausea non diminuisce. Mi rilasso un po’ e arrivo al cartello di inizio discesa, dove ovviamente non leggo l’indicazione 200m, per cui mi convinco di essere arrivato per poi scoprire, dopo una curva, un nuovo strappo di 100m al 7/8%: che botta!
Supero anche questa e finalmente discesa… FINALMENTE! Faccio il primo tornante e trovo tre ragazze che sedute sull’uscio di casa applaudono i ciclisti che passano. Sono talmente stremato che l’emozione di questo semplice gesto mi commuove, per un attimo i dolori e le sensazioni passano e mi rendo conto della mia piccola impresa, della gioia di aver superato chilometri di strada e per essere ormai arrivato al traguardo.
Traguardo che raggiungo con il mio compagno che mi ha seguito lungo l’ultima discesa. Insieme facciamo gli ultimi 8km di pianura prima da soli e poi in compagnia di altri due ciclisti dandoci cambi regolari perché tutti sembriamo abbastanza cotti per reggere al vento i 32km/h.
A dispetto della sofferenza sportiva, mi sono divertito in quello che per me fino a pochi giorni fa era un mondo sconosciuto e parallelo. L’ottima compagnia ha sicuramente aiutato e l’organizzazione anche. Siamo quasi sempre passati su strade chiuse e laddove non lo erano, percepivo la sicurezza. L’unica pecca è stata la coda infinita alla meritata pasta party a base di pesce che ci ha spinto a tornare a casa per cucinare una più triste pasta in bianco. Complimenti agli organizzatori e a noi quattro che con i nostri obiettivi siamo riusciti a portare a termine la nostra epica granfondo!
41 BANCORA MASSIMILIANO RUN AND BIKE / A-TEAM 173° di categoria 760 assolluto Tempo : 5:03:41
Grazie a Paolo per avervi fatto vedere la bellezza delle nostre zone.Per quanto riguarda l’inconveniente della seconda salita (PICCOLO MORTIROLO) posizionata dopo una salita mediamente agevole,hai ragione e ci scusiamo,per la prossima edizione vedremo di mettere 2 salite prima che frazionino maggiormente il numero dei ciclisti.Il pasta party era diviso in 2 locali e purtroppo sei arrivato a fare la fila nel momento di maggior affluenza,ma capisci che con 2475 partenti e tutti gli accompagnatori,il lavoro degli addetti è stato veramente gravoso.Speriamo di riavervi con noi alla prossima edizione,salutami Paolo.
Credo che siano due inconvenienti del successo della manifestazione, che non hanno assolutamente intaccato il piacere e la sofferenza di pedalare lungo bellissime strade. Bravi!
Paolo ci legge 🙂