Il gioco di parole, degno delle peggiori prime pagine di Tuttosport, mi è rimbalzato come una pallina da flipper nel cervello per tutta l’ultima salita, affrontata solo grazie al sollievo che l’ipotesi che avevo preso in considerazione del ritiro mi aveva dato.Se si pensa di poter correre una Granfondo senza far fatica, diventerà un inferno. Il cartello ai piedi non lasciava scampo, 5 km abbondanti all’8,8% di media. Con già 103 km e 1.800 mt di dislivello nelle gambe, a marzo. La affronto decidendo di ritirarmi, e sui primi tornanti accenno l’inversione, cercando con lo sguardo il carroscopa che non mi raggiungerà mai. Ogni 500 metri i cartelli tursitici permanenti, per una volta dedicati ai ciclisti indicano le caratteristiche dei 500 metri successivi, e, pur essendo sempre portatori di cattive notizie, mi aiutano a segmentare i chilometri che mi aspettano. Porto il cuore non oltre i 140 battiti e pian pianino arrivo in cima, per poi affrontare l’ultima discesa e la pena degli ultimi 10 chilometri di pianura assoluta, con voglia ed energie ormai oltre la riserva. Anche questa è andata, anche stavolta ho fatto troppa fatica nonostante mi fossi ripromesso di non voler faticare. Ed è stato proprio questo l’errore. Ho voluto affrontarla con l’idea che non avrei fatto fatica, che sarei dovuto arrivare riposato perchè l’avrei corsa in preparazione alla Mallorca 312, e che quindi, una volta all’arrivo, avrei dovuto avere le energie per percorrere esattamente la Randolario, randonnée corsa la settimana prima.
Le premesse del weekend, organizzato dall’ottimo Paolone, erano state confortanti: arrivo il venerdì sera, verso le 23, a letto dopo aver bevuto un drink al Sambar. Sveglia con comodo al sabato mattina e 50 km baciati dal sole ad andatura turistica, pacco gara con sorpresa del pettorale VIP (numero 40 e prima griglia, non mi era mai successo). Pranzo a base di pesce in un ristorante in spiaggia a Forte dei marmi, pomeriggio di relax ed a letto a presto.
La mattina l’attesa è spasmodica, quasi più per provare se ci farà ancora effetto il Carboflow che per l’evento in se. Arriviamo in griglia dopo lunghe discussioni sull’abbigliamento (io opto per pantaloncino corto e maglietta a maniche lunghe Isadore Appareal, con gambali corti Six2 che toglierò ai piedi del Piccolo Mortirolo, sfruttando l’imbottigliamento) e la giornata si preannuncia calda e soleggiata. Lo speaker annuncia la presenza di AleJet Petacchi, e la partenza, come al solito, sembra fatta per lanciare una sua volata. Tento di farmi sfilare stando tutto sulla destra, ma i più agitati cercano il varco anche dove non c’è e un paio di cadute anche questa volta le vedo.
Fino al Piccolo Mortirolo è di fatto un lungo trasferimento, la vera granfondo comincia li. Mi gestisco e me la godo, pur consapevole che la giornata si capisce non essere tra le migliori. L’organizzazione è esemplare, tutte le salite sono introdotte dal cartello che indica pendenza massima, media e lunghezza. Sembra una banalità (lo è), ma blasonata Strade Bianche, con dietro una struttura come RCS, è caduta su particolari come questo. Impeccabili e numerosissimi i ristori, in cima ad ogni salita, con acqua, sali, frutta già tagliata, merendine e zuccheri vari. Come in praticamente tutte le granfondo, manca qualcosa di salato, del quale mi sorge il dubbio essere l’unico a sentirne l’esigenza, fosse solo per togliere quel “pastone” che si crea in bocca mangiando gel e barrette.
Del resto ho già scritto, con la luce che mi spegne negli ultimi 200 metri della penultima salita, quando vedo Max, alla sua prima granfondo, 100 metri avanti e accellero per avere la sua compagnia negli ultimi chilometri. Lo trovo al ristoro, dove veniva promessa una faraonica grigliata di carne che invece aveva lasciato il posto ad un improvvisato grill all’interno di una cariola, giusto in tempo per confessargli che non avevo più niente da dire e da dare, tant’è che lo perderò addirittura in pianura prima dell’ultima fatica di giornata.
Passato l’arrivo mi riprometto che farò una settimana di stacco, nonostante manchino ormai 5 settimane alla Mallorca 312, che con la sua lunghezza impone allenamenti che forse portano una pressione psicologica per chi di mestiere ciclista non è. Ma ne riparleremo dopo un weekend in montagna, a base di relax, pizzoccheri e sassella.
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