Il proliferare di marchi di abbigliamento ciclistico, nati dall’urlo di dolore generato dal vedere alcuni amatori ancora in giro con i completi Mapei con cui Ballerini vinceva le Roubaix un ventennio fa, uniti allo sdegno manifestato dopo aver visto il prezzo della linea Rapha “che alla fine è tinta unita”, hanno portato alla creazione di una serie di collezione emulative.
I riferimenti sono 3: Assos, tecnicamente il riferimento assoluto ma esteticamente figlio di un gusto svizzero/tedesco che ti porterebbe, per rimanere in coordinato, a pedalare con le birkenstock e i calzini di spugna bianca. Oltre ai pantaloncini neri in tinta unita, il resto non è mettibile.
Castelli invece sta nel mezzo: tecnicamente vale Assos anche se nel percepito comune è un filino sotto, esteticamente non tenta niente di ardito con tinte unite che risultano piacevoli e prodotti innovativi come la mitica Gabba.
Poi ce lei, più imitata della Golf, più desiderata di un nuovo iPhone, più di moda di una moto Cafè racer. Rapha ha ridefinito tutti gli standard stilistici, riuscendo ad imporre uno stile che si identifica nella semplicità assoluta, e come tale nessuno è riuscito a sfruttare la scia, scimmiottando righe mal riuscite, e trasformando la semplicità in banalità.
In questo scenario spicca in modo prepotente Dotout, marchio tutto italiano che entra a piedi pari nel mercato con dei prodotti che dei concorrenti prendono il meglio, senza tentare però di copiarli ne di scimiottarli.
La collezione 2017 è bella da strabuzzare gli occhi, si nota nelle vetrine e addosso agli amatori per strada. Gioca con gli inserti grigio melange che strizzano l’occhio all’abbigliamento sportivo per il tempo libero, sottointendendo uno stile rilassato e non per forza corsaiolo, perlomeno nei disegni e nei colori.
Del modello Crew Jersey che abbiamo avuto da testare abbiamo apprezzato anche i diversi materiali usati nei punti giusti e non a caso. Leggera per l’estate torrida, bella da avere addosso senza intimo nei giorni dove poi in salita ti “apri tutto”, bella nelle foto che poi arrivano dalle granfondo.
Il panta abbinato è sorprendentemente di livello assoluto per un marchio giovane e quindi senza gli anni di esperienza di Assos alle spalle. Se prima per le lunghe giornate in sella sceglievo i bib svizzeri senza dubbi, oggi, soprattutto nelle giornate calde, è il completo dotout il mio riferimento.
Che i creatori abbiano idee chiare ed innovative lo si capisce anche dal casco, molto comodo ed aerato, con il plus della calotta rimovibile che lo rende all’occorrenza aero, più per questioni climatiche che aerodinamiche.
Per i pignoli della comunicazione, non ci convince particolarmente il motto ‘back in two hours’, riduttivo per un prodotto che sta addosso tranquillamente anche nelle pedalate di 8 ore.
Bravi e italiani, perchè scegliere altro?
Ciao, credo che “back in two hours” sia ironico, cioé la promessa che di solito facciamo a mogli/fidanzate e che regolarmente non riusciamo a mantenere 😂
😂😂😂 tu dici???
Io ho attivato il livetrack su Garmin per evitare la chiamata “ma dove sei???”