I keynote della Apple, durante le quali prima Jobs poi Cook hanno sempre presentato come rivoluzioni funzioni che gli altri avevano già da anni sono sempre state soggette all’ironia dei loro delatori, ai quali però sfuggiva un dettaglio non da poco: con Apple le cose funzionano.
Sfruttando la propria leadership, Apple non si è mai preoccupata di rincorrere novità di mercato che avrebbero funzionato male o che il pubblico non avrebbe apprezzato.
Così ha rilasciato il primo iPhone sul quale non c’era il copia/incolla perchè la memoria a suo tempo non avrebbe potuto gestirlo, così è stata l’ultima ad arrivare sul mercato degli smartwatch, sbancadolo: Apple è oggi il primo produttore mondiale di orologi.
Apple ha sempre aspettato la concorrenza in riva al fiume, azzeccandoci quasi sempre.
Poi invece ci sono i Nokia, i Blackberry, i Blockbuster, che in riva al fiume ci hanno lasciato le penne.
Sono convinto che nelle stanze di Garmin ci sia una bella bacheca con i loghi di cui sopra, per non dimenticarsi mai che sulla leadership di mercato non bisogna mai adagiarsi e che, loro stessi, in pochi anni, hanno portato via tutte le quote che erano prima di Polar.
Con l’ansia di cui sopra, Garmin, il cui 820 è ancora oggi il riferimento di mercato, si sta facendo prendere da un’ansia da prestazione che la sta portando a degli errori a mio avviso incomprensibili.
L’820 funziona perfettamente in tutte le sue funzioni standard, alle quali sono interessati il 95% degli utenti, che rispetto a quanto sto per scrivere non sanno neanche di cosa io stia parlando. Quel 5% di funzioni, che interessano agli smanettoni e che loro peraltro usano come grimaldello di marketing, sono ben lontani dall’avere un livello di affidabilità decente.
Il grouptrack, ad esempio, strumento utilissimo per noi che organizziamo uscite in gruppo. Io dovrei vedere sempre dov’è Max e lui dove sono io; dovrebbe. Lui mi vede, io lui l’ho visto una volta sola, il che mi fa ancora più incazzare. Ho provato a parlare con l’assistenza Garmin, non capiscono dove possa essere il problema. Possibile? L’hanno testato veramente in strada?
A proposito dei test in strada, avranno mai usato un 820 su una bici? Chi c’era quando il marketing ha suggerito lo schermo touchscreen? Volete dirmi che nessuno è mai andato in bici d’inverno con i quanti o d’estate con le mani sudate? Nessuno ha mai tentato di puntare un dito su uno schermo mentre pedala? Volete dirmi che l’unico pulsante che si usa mentre si pedala, cioè il cambio pagina, non sia fisico, mentre lo è il tasto start/stop, che tanto usi solo da fermo?
La mia tesi, che nessun ciclista in Garmin abbia mai usato l’820 è avvalorata dall’isteria con la quale Garmin rilascia release del software, credo una ventina in un anno: non testano nulla e usano i feedback degli utenti per correggere il tiro in corsa. Il che “funziona” sul software, non certo sull’hardware.
Garmin in questo momento soffre del background harwdare dal quale arriva, che la porta ad avere grossi limiti nell’approccio al software.
Chi arriva dal software non ha viceversa problemi a sfruttare le potenzialità dell’hardware: così come gli “stupidi” smarttrainer sono salvati da Zwift, Garmin deve tutto, attualmente, a Strava.
Il pericolo sta però in chi, con competenze nell’UX più avanzate, possa invadere il mercato dell’HW. Così oggi, se dovessi scommettere 1 penny sul leader di mercato dei ciclocomputer nel 2020, lo punterei tutto su Wahoo: interfaccia semplice, app di supporto accattivante, approccio “Apple” alle cose, marketing da leccarsi i baffi e scelta del testimonial inequivocabile sul dove vogliono arrivare. Chissà mai che stare sul manubrio di Pietrone Sagan non porterà Wahoo a rendere Garmin un lontano ricordo.
“Ti ricordi quella catena che se portavi la videocassetta il giorno dopo ti costava una fortuna?”.
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