Qualche considerazione a ruota libera sulla prima edizione della Gran Milàn, la randonnée di Milano, poi ognuno tragga le sue impressioni…

Nonostante la Randonnée si chiami Gran Milàn e sia stata a suo tempo pensata come la Gran Fondo di Milano, il percorso è quasi tutto tra Pavia e Piacenza.  Certamente meglio così, se vuoi una GF cittadina o fai una cosa veramente in grande come sono riusciti a fare a Londra ed a Berlino (e come non hanno purtroppo saputo/potuto fare a Milano nemmeno sfruttando il traino di Radio Deejay) oppure è meglio cambiare decisamente genere.

Il percorso è davvero bello e vario; la prima parte è tra i navigli, sugli argini del Po’ con un paio di bellissimi km su strada bianca e la pianura padana; poi si entra nell’Oltrepo Pavese, si passa all’Appennino Piacentino e si rientra verso Milano facendo sempre su e giù per l’Appennino e l’Oltrepo. Quello che è notevole è che nonostante si parta dalla periferia di Milano (a Lacchiarella, che forse è più facile individuare con l’uscita Binate dell’A1)i tratti brutti o anonimi sono davvero pochi, nel 90% del tempo si pedala in posti che meritano una pedalata (cosa che non si può dire della maggior parte delle granfondo o randonnée).

Per quanto sia bello pedalare tra i vigneti, farlo a marzo quando dei filari rimane praticamente solo il tronco nudo della vite più che un senso di appagamento lascia la sensazione di essere capitati nel posto giusto al momento sbagliato.

200 e passa km e 2.700 D+ sono tanti per marzo; aggiungere lo strappo di Fortunago (1.2 km al 14.1 %, ma solo perchè ci sono due pianetti ad abbassare la media) è una crudeltà gratuita; anche perchè la strada “normale” sembra essere molto più bella panoramicamente.

Ad inizio marzo salire ad oltre 1.000 mt. non da nessun problema in una giornata di primavera anticipata come quella che abbiamo trovato noi, ma con climi più normali per la stagione potrebbe creare grossi problemi (e con ritorni di inverno, tutt’altro che improbabili, creerebbe grossi problemi anche di sicurezza dei partecipanti).

Circa 100 partecipanti sulla 200 km (ed altrettanti sulla 100 km) su un percorso così duro vuol dire che in 5 siamo partiti e più o meno tutta in 5 l’abbiamo fatta, salvo un piccolo raggruppamento all’inizio ed uno dopo il primo rifornimento.

Organizzazione sostanzialmente inesistente. Indicazioni del percorso limitate a degli adesivi attaccati sui pali dei cartelli stradali, che avrebbero trasformato la giornata in una caccia al tesoro se non avesse scaricato la traccia GPX sul Wahoo (traccia GPX peraltro scaricata 10 giorni prima della gara che dopo Pavia andava a perdersi in un cantiere ferroviario … colpa mia che non ho controllato gli aggiornamenti o dell’organizzazione che fino ad una settimana prima dell’evento ne ha lasciata on line una vecchia di qualche anno?), rifornimenti limitati a qualche biscotto, banane, sali e dei bicchieroni di Blues Cola. Assistenza meccanica pari ad una pompa al secondo rifornimento. Al di la delle considerazioni sulla manifestazione, visto che siamo nel 2019 e tutti abbiamo computerini GPS con mille funzioni (di cui peraltro per pigrizia il 90% dei ciclisti ne usano una decina al massimo) mi chiedo se abbia ancora un senso intendere così le randonnée; non è forse più onesto dire dall’inizio scaricatevi la traccia GPX se no vi perdete e per il rifornimento andate al Bar Sport di Bobbio dove avete un panino al salame già pagato?

Comunque, io che avevo scaricato la traccia sul mio Wahoo, se devo scommettere su quello che ricorderò tra 6 mesi di questa giornata, comunque, metterei il mio fiorino sulla bellezza del percorso (e magari tornerò a rifarlo a settembre quando i vigneti saranno nel loro massimo splendore); chi non si è scaricato la traccia GPX probabilmente avrà ben altri ricordi.

Per chi volesse qualche info in più, qui la traccia Strava(da NON seguire da Pavia in poi).

Per questa randonnée ho usato: Basso Diamante, montata con Campagnolo Record, ruote Campagnolo Bora One 35, copertoncini Pirelli Pzero e pedali/powermeter Assioma di Favero Electronics. 

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Posted by Simo

Sono Simone Frassi, comasco, avvocato civilista, viaggiatore (www.2wd.it), delle bici mi piace tutto, l'allenamento duro, le passeggiate senza fretta con gli amici, l'oretta in pausa pranzo, gli assalti ai miei PR su Strava, le chiacchierate in sella, la ricerca di strade nuove, le gare dei pro, le nuove tendenze di stile, le gite in mtb, l'esplorazione delle città in bici; le uniche cose che non sopporto sono l'agonismo di chi alle GF è pronto a tutto per guadagnare la posizione in classifica che gli consentirà di arrivare 3.000mo e (pur rendendomi conto benissimo che non sono fatti miei) la mancanza di ispirazione chi fa sempre lo stesso giro, come un criceto sulla una ruota (salvo che si tratti di girare a 40 km/h sul circuito di Monza). Email: simo@bklk.it Strava: https://www.strava.com/athletes/807017

2 Comments

  1. Lorenzo Gerosa 13 Marzo 2019 at 11:08

    Mi ero iscritto alla Gravel con la mia Paralane con ruote cx invernali ma alla fine non sono potuto esserci.
    Per noi Milanesi per trovare una qualche salita che non sia la rampa del box o si va da voi lacustri o si opta per l’Oltrepo Pavese. Tertium non datur.
    Concordo che primavera inoltrata o inizio autunno siano i momenti migliori per un giro in collina. Peccato per lo stato delle strade che non hanno nulla da invidiare per dissesto a quelle della Capitale.
    Sull’organizzazione credo che lo spirito delle Randonnée sia proprio quello del doversi arrangiare magari come scrivi andrebbe spiegato bene all’inizio
    Come al solito bel resoconto

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    1. Ecco, mi ero dimenticato di parlare della qualità dell’asfalto … pessimo.
      Ma se vai a cercare le stradine secondarie (e questo è senz’altro un merito dell’organizzazione) è un prezzo che nel 90% dei casi devi pagare.
      Va bene che lo spirito della Randfonnée è arrangiarsi, ma a quel punto non fai neinte e dai solo il roadbook; mettere degli adesivi invisibili non ha senso.

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