Va così: ci arriva in test una Grand Canyon AL, bici per chi comincia ma che non ha niente che non vada per un buon pedalatore che non deve vincere la Coppa del Mondo. E’ una taglia L, grande per me, piccola per Max. L’unico che la potrebbe provare è Simone, che tra granfondo e altro non c’è mai. Nel frattempo mi chiama Matteo, il nostro videomaker, per intenderci quello che ci ha girato il
video sul Ghisallo: “Gio, non è che hai una MTB da farmi provare?”. Taac, perfetto. La recensione sarà quel che sarà tecnicamente, ma almeno portiamo a casa delle foto di livello. E poi tutto sommato il pubblico per questa bici è esattamente come lui, non vuole info tecniche ma sentire odore di divertimento.
Quello che segue è quello che ne viene fuori, volutamente non censurato nelle “bestiate” tecniche, volutamente lasciato così, come scritto dall’uomo della strada (l’abbigliamento con il quale ha pedalato non si può vedere…)
Considerando la mia poca esperienza su 2 ruote, anzi direi la mia quasi nulla esperienza sulle 2 ruote posso ufficialmente dire che è stato divertente. Si classico termine tecnico per definire una sensazione più che piacevole, senza dubbio interessante, non troppo lontana dall’entusiasmante e sicuramente da voler ripetere.
Sarà che sono abituato a pedalare nei boschi con bici dimenticate dai miei migliori amici nel garage qualche decennio fa o dal fatto che era qualche anno che non facevo un giro su una MTB ma mi sono divertito a tal punto da aver addirittura accarezzato l’idea di fare un investimento decisamente degno di nota per continuare a farmi qualche giro serale con una bici che si destreggia in qualsiasi terreno irregolare. Ammetto che essendo un esteta anche l’occhio vuole la sua parte, ma da questo punto di vista ho impiegato poco ad apprezzare la Grand Canyon AL minimal ma allo stesso tempo con un carattere e una linea (si forse sono abituato male, ma alla fine anche 2 o 3 amici che se ne intendono sicuramente più di me hanno confermato la bellezza del mezzo). Tutt’altro ragionamento invece per la parte tecnica delle mie scorribande tra boschi e campi coltivati nella provincia più collinare di Como.
Partiamo dal campo di gioco: terreno irregolare con alternanza di percorsi in strada battuta e piccoli sentieri di campo, qualche passaggio a ostacoli tra alberi e attraversamento rigagnoli. Abbigliamento degno di Fantozzi ai pedali ma con la pretesa di voler essere credibile con pantaloncini aderenti e maglietta da calcio e l’ atteggiamento di quello che vorrebbe attraversare 4 regioni prealpine nel giro di 3 ore. Risultato: partenza da casa con andata e ritorno al maneggio dove la mia fidanzata si prende cura del suo cavallo.
Circuito circolare e la soddisfazione di aver fatto quello che ci si aspetta da un giro in MTB. Schizzi di fango, piccoli tratti di pesante salita (dove ho decisamente apprezzato il rapporto minimo e la fluidità di “accesso”) , discese a tratti simili a quelle di down hill e lunghi tratti attraverso piccoli sentieri di bosco.
Un continuo cambio di rapporto dovuto alle variabili di un percorso non studiato, con la bella impressione di poter gestire facilmente anche situazioni di terreno imprevedibile e un continuo punto interrogativo nella testa: a cosa serve quella piccola ghiera sopra al tubo dell’ammortizzatore di destra? Mi sembra una di quelle modalità che mettono sulle BMW per giustificare ancor di più il costo della vettura. Io contento già così non mi ci metto nemmeno a tentare di capire di cosa si tratta.
Ovviamente da ciclista del martedì e del giovedì sera (tra le 18 e le 20) ho avuto un’impressione di efficacia anche da parte dei freni e delle gomme, ma inutile stare ad essere troppo dettagliato perché in questo caso mi basta dire che frenavano alle grande (inizialmente fin troppo viste le mie cattive abitudini) e che le gomme sembravano aggrapparsi al terreno tirandolo verso di se.
Rientro a casa bello zozzo di fango, stanco e soddisfatto a tal punto che nei successivi 10 giorni sono uscito altre 6 volte, senza particolari obbiettivi o percorsi da completare. A volte in solitaria, a volte anticipando fidanzata e cavallo.
In tutti i casi stesso risultato e stesso pensiero: ma dovevo scoprire a 29 anni cosa fosse una mountain bike? Ah e la cosa bella è che se mi pongo la domanda alzando la voce chi se ne intende mi dice: c’è anche di meglio.
ciao , dove sono i sentieri della prova ? grz
Ciao Filippo, Villaguardia.