Il lungo week end del ponte del 25 aprile che mi ha portato a partecipare alla Granfondo Firenze è stato stravolto da un messaggio su WhatsApp: è morto Scarponi. Gelo.

La sera prima stavo riguardando proprio la tappa del Giro del Trentino con il suo ultimo arrivo, le sue parole e qualche recente post su Instagram per festeggiare con i suoi gemelli la maglia di leader. Gelo.

Approfondendo poi la notizia, le sensazioni si sono mischiate alla rabbia. La conferma che essere ciclisti è pericoloso per chi lo fa di mestiere, figuriamoci per noi che lo facciamo per divertirci, per stare in forma o per stare in compagnia. La paura ogni qualvolta sono affiancato da un’auto a 50 cm non è solo giustificata, ma è un motivo per chiedermi se ne valga realmente la pena.

Il peso di questi pensieri ha ovviamente condizionato la mia partecipazione alla manifestazione su cui ha gravato un velo grigio di pensieri e di paura.

Palazzo Vecchio

Arrivo il sabato all’area del village preso il Parco delle Cascine, dove trovo stand e prodotti come in tutte le manifestazioni di questo tipo. Ritiro il pettorale senza alcun intoppo, se non l’ennesima dimenticanza del mio sensore, altri 5€ regalati agli amici di Sdam.

In griglia

La mattina arrivo puntuale in griglia dopo una ventina di minuti di pedalata nelle strade deserte della città. Porto con me un paio di ciclisti che si fidano, inconsapevoli, del mio senso dell’orientamento. Da dietro le fila non si sente il minuto di silenzio e me ne dispiaccio. Passiamo in piazza della Signoria pensando che bello, adesso mi godrò le strade di Firenze e i passaggi vicino ai palazzi. Niente di tutto questo. Svoltiamo a sinistra prima del Ponte Vecchio e via lungo i viali per scappare di fretta dalla città verso la collina di Fiesole.

La prima salita di giornata l’affronto senza pensieri, avendo visto un’altimetria abbordabile e una lunghezza quasi perfetta per non soffrire. E così si dimostra. Nel salire riesco a godermi la vista sulla città, scattando anche un paio di foto.

Verso Fiesole

La cima della prima salita sembra non arrivare mai, perché si sussegue una serie di mangia e bevi che mi conducono a quella che sembra finalmente una bella discesa, guidabile e pedalabile, che mi porta verso la salita al passo del Giogo. In questo tratto vedo i primi caduti di giornata, un altro paio lungo un cavalcavia su cui pedalo in gruppo a quasi 40 Km/h, imbragati e portati via in ambulanza.

La salita inizia fuori Borgo San Lorenzo e in prossimità della pista del Mugello dove sentiamo i motori delle moto e dove scorgo qualche piega dei piloti nel tratto in discesa della pista, che per me invece risulta una buona salita verso il primo punto di ristoro. Subito dopo troviamo il bivio per il corto con cui si evitano i due passi, il Giogo e il passo della Futa.

Qui scorgo di nuovo un’ambulanza con un ciclista imbragato. Inizio a dirmi che “non è giornata”: forse sono io che esagero e vivo tutti i segnali di pericolo con una particolare attenzione, come se i miei sensi fossero particolarmente sensibili.

Poco dopo il bivio mi supera la macchina del fine corsa e rimango sorpreso: nemmeno un paio d’ore e già le strade che pensavo di trovare senza traffico si riempiranno di auto e di impazienti guidatori che cercheranno di passarci per arrivare in tempo al pranzo di giornata. E infatti la prima parte della salita al Giogo la passo dietro a delle auto che faticano a superarci, solo verso la cima riesco a godermi la strada e il bosco che con una flebile nebbia mi ricorda uno dei tanti paesaggi alpini delle nostre parti.

La mia Cinelli Superstar che ho portato si comporta alla grande. Già le discese di casa avevano confermato le doti discesistiche del disco e del perno passante, qui la conferma: la rigidità della forcella anteriore mi consente una guida sicura e una precisione nell’ingresso di curva notevole. In salita la trovo scattante e rigida al punto giusto.

La Cinelli Superstar

La bici è montata Shimano Ultegra con una semi-compact e un 11-28, le mie gambe avrebbero preferito un 11-32 su alcuni passaggi dove la pendenza arriva in doppia cifra. Le ruote sono le Mavic in alluminio con perno passante per disco Ksyrium Elite Allroad in alluminio abbinate a un copertone del 25”. Ruote che potrebbero essere il componente della configurazione da migliorare, magari con una ruota in carbonio più leggera e confortevole, ma che non mi hanno fatto percepire svantaggi particolari nella guida, anzi si sono dimostrate versatili e affidabili anche su sterrati che ho affrontato intorno al lago.

Scollino al Passo del Giogo dove troviamo solo un addetto a riempire le borracce di decine di ciclisti. Qualcuno si lamenta della mancanza di cibo, altri del poveretto che non riempie fino all’orlo le borracce. Insomma si poteva fare meglio.


La discesa è bellissima e mi godo la sicurezza della mia Cinelli. Piego e curvo insieme ad altri con cui scendiamo su strade belle e guidabilissime. Mi convinco a stare sulla destra per evitare spiacevoli incontri che già ho intravisto prima di alcune curve. All’improvviso proprio mentre sono affiancato da qualcuno, dietro la curva sbuca un’ambulanza che risale la strada. Urliamo e il poveretto di fianco a me si butta a destra per evitare di finire sul cofano.  Ci accorgiamo del lampeggiante e della sirena ma le imprecazioni si sprecano, per fortuna nessuno si è fatto male, ma come è possibile dio mio? La prima volta che mi capita di dover evitare un’ambulanza a 60KM/h in curva durante una Granfondo. È normale? No non lo è secondo me. Assurdo.

Verso l’attacco della salita al passo della Futa, ho il tempo di scambiare delle impressioni con un paio di altri ciclisti circa quanto successo… Arrivo al ristoro ai piedi della salita dove riesco a riempire le borracce e a mangiare qualche pezzo di banana e affronto la salita, più breve ma con alcuni strappi al 10% che la rendono impegnativa. Arrivo in cima senza accorgermene anche perché alcuni cartelli indicano 12 Km ma dopo 6 arrivo a un incrocio dove mi dicono che da lì in poi inizia la discesa. Meglio. Indosso lo smanicato e riparto.

Di nuovo un tratto di bellissima discesa, un ultimo strappo e poi si scende verso Galliano dove si riuniscono i due percorsi della Granfondo. Mi unisco a un treno di una ventina di ciclisti e mi faccio portare verso l’arrivo, non prima che qualcuno apprezzi la Cinelli che ho tra le gambe.

La salita di Bivigliano l’affronto ascoltando i consigli di chi mi segue, un paio di KM al 10%, un piano e poi un ultimo KM duro: quando vedi la chiesetta sei arrivato in cima. E infatti la prima salita si dimostra lunga e impegnativa, forse la più dura di giornata con più di 100Km nelle gambe, altrettanto lo strappo finale prima dello scollinamento.

Riparto verso l’arrivo insieme ad altri ciclisti, lungo un’altra velocissima discesa e arriviamo all’attacco dell’ultimo muro di cui avevo sentito parlare: via Salviati. In effetti un muro di 300m che precede l’arrivo con pendenze superiori al 20%.

Fine. Quasi non me ne accordo, passo sul tappeto dei sensori e mi guardo attorno un po’ perso: ma davvero è finita così? Non me l’aspettavo.

Firenze da Fiesole

Credo che Firenze si meriti di più. Credo si meriti una Granfondo tra le migliori d’Europa dove godere della città e dei tratti tipici della sua campagna. Solo prima della partenza lungo le strade che mi hanno condotto in griglia in piazza della Signoria e lo scorcio del Ponte Vecchio (solo intravisto) sono riuscito a vivere la città, per il resto della giornata sarei potuto essere ovunque, su una strada di campagna con un paio di passi da scalare e degli strappi duri a fine percorso.

Immagino i problemi dell’organizzazione per evitare di bloccare una città già di per sé congestionata dai turisti che ogni giorno la visitano. Ma forse occorre ripensare tempistica e modello, almeno se si desidera attirare un pubblico che del tempo in cui impiega a coprire i 117Km (e non 130Km come dichiarato) della “gara” non importa nulla. Molto più importanti per me, sono i panorami che si possono ammirare (e mi vengono in mente i bellissimi colli fiorentini verso il Chianti), i passaggi nella città che anche Londra è riuscita a ricavare nella sua Granfondo e un arrivo in centro e non a 6Km dal punto di partenza, dove al traguardo trovi una vigilessa che ti accoglie (giustamente) con il calore di una lavatrice a fine programma. Ma soprattutto vorrei potermi godere un percorso chiuso al traffico per garantire la massima sicurezza e la libertà dalle auto per un giorno di ciclismo spensierato.

Piazza del Duomo

Posted by Max

Ciclista da quando è nato. Ha provato la sua prima bici da corsa nel 2015 perché si erano esauriti gli sport da lui praticabili e ne è rimasto folgorato: "posso tornare a fare sport senza soffrire di tendinopatia!", per poi tornare a soffrire sulle salite attorno al lago di Como. Lavora in aziende digitali da vent'anni e pratica anche la vela (senza soffrire). Ha una Wilier GTR 2015, una Passoni XXTi Campy Super Record + Bora e una Canyon Neuron. Scrivigli a max@bklk.it

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