Il racconto “live” pubblicato su Facebook dei tre giorni della Haute Route Stelvio. Un evento fantastico, con un’organizzazione perfetta, dove ho conosciuto tanta gente da tutto il mondo e vissuto emozioni inebrianti. Bellissima. Se l’anno prossimo stai pensando di vivere un evento unico, con un’organizzazione simile a quella dei grandi eventi ciclistici, allora valuta quale tra gli eventi proposti dall’organizzazione fa per te, ma soprattutto inizia a pensare al piano di allenamento.

It can be re-started once things have healed and there’s no sign of infection. For example, acamprosate reduces the hyperactivity and elevated glutamate levels observed during the first 12 hours of ethanol withdrawal [ 69]. However, before taking Evenity, talk with your doctor and pharmacist online apotheke. You should not use this medicine if you are allergic to cyanocobalamin or cobalt, or if you have Leber’s disease (an inherited form of vision loss).

Prima Tappa: Bormio – Passo Umbrail – Prato allo Stelvio – Passo dello Stelvio. 84 Km – 3.300m D+

“Chi ha inventato i tornanti? Deve essere stato un genio Rinascimentale per forza: Leonardo? Michelangelo? Giotto?” A un certo punto la mia testa ha iniziato ad andare in fissa su questo punto, perché il sollievo che un tornante ti dà sullo Stelvio, non può essere frutto del lavoro di un ingegnere qualunque (con tutto il rispetto per gli ingegneri…). 10 – 11 – 14% e poi arriva il tornante a darti quella spinta che ormai pensavi di non avere più e riparti. Geniale.

“Meglio lo Stelvio da Bormio” la seconda fissa di giornata. Dimentica lo sforzo, la pendenza, la difficoltà. Ma la bellezza della valle del Braulio non ha paragoni. Vero è che oggi non si vedeva una mazza, ma alzare gli occhi dal lato di Prato non mi ha convinto. Sarà stata la stanchezza? Può darsi.

A parte le fisse di giornata. Ho usato una Passoni XXTi fantastica per questo giro, e ovviamente la userò anche per le prossime tappe. Ho rischiato, perché Danilo ha sistemato il manubrio (era stretto) e la sella (faceva male) all’ultimo momento, ma è andata bene stavolta. Le Ruote Shamal di Campagnolo Srl una meraviglia sotto la pioggia.

Ah sì perché sopra i 2.000 abbiamo preso acqua e neve, nulla di che, cosa vuoi aspettarti dallo Stelvio? Sole e caldo? Sono arrivato che c’erano 3 gradi. Sbuffavo vapore come una locomotiva di inizio del secolo scorso.
Dura, ovvio, ma gente e organizzazione veramente fantastica.

Ora vado a farmi massaggiare che se no domani chi lo scala il Mortirolo? Ah già @#@!@ il Mortirolo…

Seconda Tappa: Bormio – Mazzo di Valtellina – Passo del Mortirolo – Aprica – Ponte di Legno – Passo Gavia. 121 Km – 3.800m D+

Sara, senza accento, il nome della massaggiatrice che ha rimesso in sesto i muscoli intirizziti dal freddo di ieri e quelli che mi sono ritrovato spappolati stasera dopo la seconda tappa. Bravissima. #maipiusenza

Ma andiamo con ordine, perché questa mattina al risveglio ero pronto per farmi la sgambata della domenica dopo aver fatto il giro duro del sabato. Ma non era questo il programma. Prima di tutto oggi è sabato e ieri abbiamo scalato lo Stelvio due volte. Quindi mi posso anche girare nel letto, no? No.
Oggi ci sono due passi da scalare, 122Km e un dislivello di 3.600m. Altro giro sotto le coperte. E uno dei due passi è il Mortirolo. Buonanotte.

E invece di nuovo sulla linea di partenza.

Per chiarire, i primi 30Km sono inebrianti: in picchiata su Tirano da Bormio a 45Km/h di media con punte di 80. Avrò pedalato tanto quanto pedalo per superare il Pizzo a Cernobbio e scaldarmi.

E poi, arriva Mazzo. E mi cago addosso. Letteralmente. Una paura fottuta di quello che mi aspetta. Salgo al mio ritmo, lento. La schiena stride (Sara…), anche le braccia mi fanno male. Ma poi inizio a prendere il ritmo, lento ovviamente. “Senta ma il monumento a Pantani?” “Non l’ha visto? Era sotto.” Nooooo. Perso. Sarò stato intento a guardare il manubrio, ovviamente.

Salgo, salgo, salgo su un sentiero che mi piace, stretto e tortuoso: sembra di andare a fare una passeggiata nel bosco. E all’improvviso il pratone. Gioia. Scambio due chiacchiere con un neozelandese e arriviamo in cima.

Non vi tedio con altri particolari. A Ponte di Legno arrivo quando il Wahoo indica 35 gradi! Va bene il sole, ma così mi squaglio. Per fortuna dopo i primi 300m di dislivello dal Gavia parte un vento gelido che sembra l’aria condizionata della mia auto. Godo. Anzi no. Perché il Gavia non ti lascia mai in pace. Muri al 14% dopo dritti al 10%. Ma non doveva avere una media dell’8%. Quando mancano 5Km, mancano anche 500m di dislivello. Non è possibile. Significa 10% fisso. Maledetto!

Un dettaglio: è chiaro che sul Mortirolo, i tornanti li ha disegnati un ingegnere (sempre con tutto il rispetto per gli ingegneri…).

Terza Tappa: Cronoscalata dello Stelvio da Bormio 21 Km – 1.549m D+

E così è già tutto finito. Quando metabolizzi che hai raggiunto la cima, abbracci un po’ di persone che hai conosciuto in questi giorni e ti emozioni con loro, poi ti rendi conto che domani ci sarà il vuoto e un po’ ti prende la tristezza.

Che meraviglia oggi lo Stelvio! Cielo terso, aria fine, luce spettacolare e non un filo di vento.

Il programma di oggi è la cronoscalata da Bormio in cima allo Stelvio. Alla partenza nella piazza del Querc mi sono sentito come un pro, con l’addetto che mi prende il sellino e mi fa cadere… non ti preoccupare, sicuro? Guarda che peso quasi 90Kg eh… ah ecco che se no friso la Passoni!


Leggo il mio nome sul monitor e guardo il conto alla rovescia. Via! 50 metri e mi ritrovo con due pezzi di legno che cercano di spingere rapporti che evidentemente non ho. Ma poi piano piano prendo il ritmo. Supero una serie di ciclisti sovrappeso che sbuffano, sempre incitando. Via via che passa il tempo i due legni si sciolgono piacevolmente.

 

Che bella questa salita così regolare e che poche volte supera il 10% (mica il Gavia maledetto…). Aspetto i piani che conosco per prendere fiato e superare ancora. I tornanti sono la solita goduria con l’effetto catapulta: geni totali. Sull’altipiano sciolgo le gambe. Umbrail e via.

Mi passano un paio con una gamba che forse Omar Di Felice riuscirebbe a sostenere. Gli ultimi 3Km sono la solita sofferenza mista a gioia nel vedere il traguardo lassù.

Le moto sono sempre di più, passa una carovana di Smart (ma veramente fanno dei ritrovi anche per le Smart?) e quasi non mi accorgo che là dietro c’è anche il traguardo. Giù due denti e sprinto come un bambino, mi scoppia il cuore ma godo per così tanta bellezza.

Questo è lo Stelvio: cielo terso, aria fine e luce spettacolare.
Che bella questa Haute Route, metabolizzo e poi forse ne riparliamo. Tanto c’è solo un Mortirolo. Vero?

Bicicletta: Passoni
Casco: Poc
Abbigliamento: Kit BKLK per le prime due tappe, per l’ultima il kit Mavic della Haute Route
Panini divorati: una decina
Hg di pasta mangiati al giorno: 3
Hg di pizzocheri mangiati: 0,2

 

Posted by Max

Ciclista da quando è nato. Ha provato la sua prima bici da corsa nel 2015 perché si erano esauriti gli sport da lui praticabili e ne è rimasto folgorato: "posso tornare a fare sport senza soffrire di tendinopatia!", per poi tornare a soffrire sulle salite attorno al lago di Como. Lavora in aziende digitali da vent'anni e pratica anche la vela (senza soffrire). Ha una Wilier GTR 2015, una Passoni XXTi Campy Super Record + Bora e una Canyon Neuron. Scrivigli a max@bklk.it

2 Comments

  1. […] Trafoi quando arrivi ai meno 9, ma senza la sensazione rassicurante che ti danno i tornanti dello Stelvio. E, soprattutto, più ti avvicini alla vetta, più ti sembra […]

    Rispondi

Leave a reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.