Sulla linea del traguardo del Lombardia, invece della consueta miss con la medaglia per i finishers, ho trovato un coro di “è una vergogna, tu che hai un blog scrivilo che l’organizzazione di questa gran fondo fa schifo”, che è continuato con altre voci al pasta party e con altre ancora per il caffè ed ammazzacaffè al bar in Piazza del Duomo.

Secondo me è meglio riavvolgere il nastro e partire dall’inizio.

La partenza, con le strade perfettamente chiuse al traffico ed una costante sensazione di sicurezza anche scendendo a 70 km/h verso Erba, è stata perfetta; l’unico problema nei primi chilometri sono stati i troppi ciclisti della domenica che non rispettavano lo stop e si buttavano sul percorso, pascolando a velocità turistica in mezzo ai granfondisti, come se la chiusura al traffico non valesse anche per loro (e, sia detto per inciso, che sia un ciclista a non aver rispetto di altri ciclisti fa particolarmente incazzare).

Le cose sono anche migliorate scendendo verso Onno, quando al controllo perfetto del traffico si sono aggiunti i panorami meravigliosi sul nostro lago illuminato da una meravigliosa luce autunnale.

Poi è arrivato il Ghisallo, la salita che più odio; è ripida, è dura, la strada larga ti toglie la sensazione di quell’intimità della fatica che hai salendo su stradine strette in mezzo alla natura e il panorama è meraviglioso solo guardandosi alle spalle. Va bene la storia del ciclismo, ma salire di qui non mi è mai piaciuto; oggi, in gara, con i colori della GF ed il silenzio della strada chiusa al traffico (e forse anche il pensiero di quello che sarebbe venuto dopo) invece non mi sono quasi accorto di averlo fatto … direi un successone, condierato che era pur sempre l’odiato Ghisallo!

E poi, dopo 4-5 km di salita normale verso Sormano, IL MURO, 1,7 km al 16 % di pendenza media, pendenza massima al 27% (francamente non saprei dire in quale punto), numeri impressionanti anche per uno strappo breve che non dicono davvero quant’è estremo; l’idea del Muro la da forse più sapere che al Lombardia  anche alcuni professionisti di medio livello vanno su a zig zag, che nelle retrovie salgono quasi tutti a spinta anche con il 30 o il 32 e che tanti cicloamatori da Maratona delle Dolomiti salgono a piedi.

Il Lombardia di qualche anno fa … i fuggitivi a zig zag sul muro

Per me è una cosa talmente oltre che va oltre ogni logica; già prima di iniziarlo sai che è una cosa fuori dal mondo, sai che è in piedi, sai che ci morirai, sai che è normale che ci morirai, ti metti il cuore in pace e vai su se e come puoi, sul computerino vedi 5,8 km/h e 28 pedalate al minuto, sai che è così e pensi solo a completare la pedalata, poi a completare quella dopo e poi quella dopo ancora, sempre con i muscoli in tensione e gli occhi fissi sul progredire dei numeri dipinti sull’asfalto per indicare la quota, sempre in uno stato di trans in cui sei talmente concentrato sulla singola pedalata che non ti accorgi che i muscoli stanno esplodendo, sei talmente concentrato sullo sforzo di finire quella pedalata che non ti accorgi di nient’altro finchè non arriva la cima.

Quasi (ho detto QUASI) senti meno la fatica qui che su altre salite che ti lasciano la forza di pensare e che non ti coccolano con le scritte sull’asfalto.

Io l’ho fatto ormai 4-5 volte, una volta con il 23, una con il 32, una con il 30 e questa volta con il 25 e non è cambiato niente, lo sforzo è rimasto sempre quello, ma almeno qui mi sono consolato vedendo che era lo stesso sforzo degli altri. sensazioni diverse, se non la soddisfazione di aver domato anche IL MURO.

… e gli ultimi a spinta.

Non so se a chi non l’aveva mai fatto e magari è venuto fin qui dalla Danimarca o dall’Inghilterra per farlo abbia dato sensazioni diverse, se non la soddisfazione di aver domato anche IL MURO. Di certo, a me come a tutti l’arrivo in cima ha dato il senso del raggiungimento dell’obiettivo e il pensiero di potersi godere la strada che mancava con lo spirito di chi anche oggi la pagnotta se l’è guadagnata e può godersi i panorami sul lago di quella che secondo me è una delle strade più belle d’Italia (e chi non la conoscesse o non fosse convinto, si riguardi il nostro video).

Fino al primo passaggio a Como, quindi, tutto bene, niente da dire; percorso bello tecnicamente (forse un po’ troppo duro, ma ideale per attirare gli stranieri con il Muro a dare il tocco epico), panorami stupendi e organizzazione adeguatissima.

Poi, arrivati a Como, l’apocalisse: pedoni che attraversavano sulle strisce insultando le moto pattuglie che chiedevano strada, macchine ferme in coda in piena discesa, pattuglie dell’organizzazione che brancolavano nel buio, altre che procedevano sicure tirando dritte all’arrivo (in contromano) senza passare da Civiglio e che quando hanno iniziato ad avere qualche dubbio di essersi perse hanno iniziato a giocare a mosca cieca per la città finchè qualche ciclista locale ha preso in mano la situazione e facendo il giro delle mura le ha riportate sul percorso all’inizio della Civiglio, cartelli segnaletici assenti, organizzatori che litigavano con i vigili, incroci non presidiati; ed ancora, in fondo alla discesa da Civiglio, l’incrocio completamente abbandonato a se stesso, presidiato solo da un pensionato che mosso a compassione dava indicazioni ai ciclisti, corsie riservate ai ciclisti invase da auto ferme in coda (certo, se fanno entrare le macchine nella corsia per le bici, ma poi all’incrocio non le fanno uscire …), ciclisti fermati per far attraversare anche i pedoni, Vigili che sfottevano i ciclisti (“i primi sono già in doccia, dovevi correre prima non adesso”) e ciliegina sulla torta una moto della Polizia di traverso a sbarrare la corsia riservata alle bici a 500 mt. dall’arrivo.

Al traguardo, dei 127 ciclisti con cui secondo Strava ho pedalato, non ce ne sono due che hanno percorso la stessa distanza … chissà che giro hanno fatto gli altri, in questo finale di GF lasciato alla fantasia dei partecipanti.

Quindi, tornando alle voci sulla linea del traguardo, che dire?

La Como che  piace a noi e a chi è venuto da tutta Europa a pedalare sulle strade del Lombardia

Per i primi 80 km tutto bene, gli ultimi 20 un disastro, uno schifo e tutto quello che si sentiva all’arrivo; non che voglia assolvere RCS, il cui mestiere non è evidentemente organizzare gran fondo (così come quello di Radio Deejay è organizzare concerti o maratone, non una granfondo), ma ancora una volta è stata soprattutto Como a mancare.

E’ possibile che in questa città non si riesca a organizzare mai niente? E’ possibile che ci si lasci sfuggire ogni occasione per non turbare il diritto inalienabile dell’umanità comasca a non essere costretto a fare due passi a piedi una mezza giornata all’anno? E’ così difficile capire che una gran fondo che porta in città 1.000 persone da fuori Lombardia a metà ottobre nonostante i luminari di RCS l’abbiano presentata solo un mese prima (e nonostante la concomitanza con la GF di Roma e la don Guanella a Lecco) può diventare una miniera d’oro, come – facendo le debite proporzioni – lo sono la Mallorca312 e la 9 Colli, che per un mese mantiene da sola tutta la Romagna? E’ così difficile vedere in un evento così – che al Comune di Como è costato poco o niente – un’opportunità probabilmente irripetibile invece che una rottura di palle?

E se perdessimo anche questo treno (come abbiamo già rischiato di fare, arrivando a un niente dal far saltare tutto  5 giorni prima della gran fondo) e continuassimo a non puntare neppure su altri veicoli, che futuro economico e culturale daremo alla nostra città?

E se tre giorni dopo il Lombardia le polveri sottili superano il livello di allerta, è troppo chiedere che si prendano due piccioni con una fava?

Lo so, per me che ero in bici e non fermo nel traffico è facile parlare, ma dobbiamo tutti renderci conto che ogni investimento ha un prezzo da pagare – che siano soldi veri o disagi per la città -, non si può andare avanti solo sperando che ti arrivi un George Clooney a farti pubblicità in tutto il mondo comprando una villa sul lago; se questa è la nostra sola “strategia”, temo che tra qualche anno la nostra unica consolazione sarà dirci che abbiamo avuto il futuro che oggi ci siamo meritati.

 

Foto: archivio Bklk

Posted by Simo

Sono Simone Frassi, comasco, avvocato civilista, viaggiatore (www.2wd.it), delle bici mi piace tutto, l'allenamento duro, le passeggiate senza fretta con gli amici, l'oretta in pausa pranzo, gli assalti ai miei PR su Strava, le chiacchierate in sella, la ricerca di strade nuove, le gare dei pro, le nuove tendenze di stile, le gite in mtb, l'esplorazione delle città in bici; le uniche cose che non sopporto sono l'agonismo di chi alle GF è pronto a tutto per guadagnare la posizione in classifica che gli consentirà di arrivare 3.000mo e (pur rendendomi conto benissimo che non sono fatti miei) la mancanza di ispirazione chi fa sempre lo stesso giro, come un criceto sulla una ruota (salvo che si tratti di girare a 40 km/h sul circuito di Monza). Email: simo@bklk.it Strava: https://www.strava.com/athletes/807017

11 Comments

  1. bellissimo video e considerazioni interessanti e sincere. al prossimo anno .

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    1. Grazie.
      Vista com’è andata quest’anno, mi viene da risponderti “speriamo che ci sia un prossimo anno”!
      Il secondo anno di solito si correggono gli errori del primo, ma vista com’è andata quest’anno (e la rinuncia dopo le due edizioni di ormai una decina d’anni fa) non ci metterei la mano sul fuoco …
      … speriamo!

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      1. Lorenzo Gerosa 17 Ottobre 2017 at 10:35

        Condivido alla virgola le tue considerazioni sulla mancanza di lungimiranza nel capire che questi eventi sono una ricchezza per il territorio e non solo un fastidio, ma soprattutto mi ritrovo completamente nella tua autopresentazione come “ciclista”. Unica differenza è che non sono avvocato, ma nobody is perfect 🙂

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        1. Eh, lo so, anch’io ho i miei difetti 🙂

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  2. ciao simone. ti stimo.
    2 appunti, mi permetto:
    i 70 a scendere ad erba li lascerei fare ai Prof. per mille motivi.
    per gli stessi mille motivi eviterei SEMPRE griglie e grigliette e proporrei partenza alla francese.
    avremmo cosi’ una giornata INTERA di festa.
    e il rientro a como sarebbe meno caotico da gestire.
    con tutti i benefici per la citta’ che tu ottimamente elechi sopra.
    3 appunto: muro per chi vuole . alternativa strada normale.
    e percorso alternativo dedicato ai cicloamatori…..
    toio.

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    1. Sono d’accordissimo con la giornata intera di festa, farei anche 2 gg. di festa visto che il sabato c’è il Lombardia vero.
      D’accordissimo anche per il Muro facoltativo, anche se devo dire che non ha creato i problemi che mi aspettavo alla vigilia.
      Sulla partenza alla francese ho qualche dubbio; cambierebbe completamente lo spirito, per gli stranieri forse nmon cambierebbe molto, per gli italiani si, e non si risolvertebbero i problemi al traffico di Como.
      A quel punto, preferisco l’arrivo a Civiglio e il trasferimento post gara fino a Piazza Cavour non cronometrato (purchè segnalato).
      ciao

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  3. Purtroppo la moto pattuglia ai 500 metri dall’arrivo temo sia dovuta alla caduta di una persona che conosco, sbalzata a terra da un’auto che è entrata sul percorso all’improvviso. Quella persona è ancora ricoverata in ospedale con diverse fratture, anche gravi.

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    1. Quello che mi scrivi non fa che confermare i difetti dell’organizzazione.
      Quando sono passato io non ho visto nessuna ambulanza, probabilmente era già ripartita; in ogni caso, in caso di incidente devi organizzare la protezione del ferito in modo un po’ più intelligente, buttando li una moto di traverso rischi solo che ci vadano a sbattere contro anche altri ciclisti.
      Auguri in ogni caso al tuo amico.

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  4. Articolo centrato nelle sue conclusioni.
    Per le eventuali prossime edizioni i casi sono due: o la città ci crede davvero e per un weekend si blocca il traffico totalmente creando un grande evento di un weekend dedicato al ciclismo, oppure meglio lasciar perdere.
    Non é possibile tenere i piedi in due scarpe scontentando sia i partecipanti all’evento che gli automobilisti della domenica.

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    1. La speranza è la prima.
      Se, come temo, non si volesse o riuscisse a farlo (o si avesse paura di provare a farlo), io mi accontenterei di un arrivo a Civiglio, con trasferimento fuori gara fino al villaggio di partenza (come all’Etape du Tour o alla Parigi Nizza, con ottimi risultati), preferibilmente modificando il tracciato della GF nell’imbocco della salita per Civiglio; dopotutto fino a Civiglio l’organizzazione ha tenuto dignitosamente.
      Se poi arrivassimo ad essere 5-10.000 (speranza non campata per aria, visto il potenziale che anche questa prima edizione mal organizzata ha dimostrato di avere), allora che si metta anche la Valfresca.

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  5. […] “Tesoro, è saltata la vacanza al mare, quest’anno possiamo andare in vacanza a Bormio tutto agosto, puoi portare la tua bici” …  spiace ovviamente molto per il mare, ma 15 giorni con LE bici (vorremo mica lasciare a casa la mtb?) ai piedi dello Stelvio sono un sogno e un allenamento da sogno per un finale di stagione che prevede una via l’altra la Deejay100, la GFNY Provence e il Lombardia. […]

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