Dal giorno in cui sono stato all’inaugurazione del negozio temporaneo di Rapha che aspettavo di poter indossare la nuova giacca Tricolour di Rapha. Una giornata in cui abbiamo potuto toccare con mano quanto il marchio inglese sia già apprezzato anche in Italia: tantissima gente a passeggiare per il negozio aperto sotto i nuovissimi grattacieli di Milano, in via Garibaldi all’ingresso di Brera, la location naturale per un brand così evocativo come quello inglese, nato a Londra e poi esportato in tutto il mondo.

 

Non che ci fossero dubbi circa la popolarità dei suoi capi, però la decisione di non aprire negozi anche da noi mi ha sempre lasciato un po’ interdetto: la patria del ciclismo e dello stile dovrebbero essere il mercato di riferimento, un presupposto sufficiente per far decidere l’apertura dei negozi anche qui. Vero è che la sindrome di Starbucks potrebbe aver rallentato le decisioni aziendali: come entrare nel mercato che ha inventato il prodotto senza subire le conseguenze di una competizione troppo forte? Chissà magari un giorno riuscirò a parlare con qualcuno in grado di spiegarmi il motivo di questa titubanza, ormai quasi un cruccio professionale più che una banale curiosità.

La giacca mi ha permesso di completare un giro di 100km stando completamente asciutto e al caldo avendo cura di indossare sotto un intimo in lana merino a maniche lunghe. Il tessuto della Tricolour è morbido e leggero come tutti i capi che ho potuto apprezzare della linea invernale di Rapha, fatto per metà di lana merino e per metà di poliestere. Certo non è la linea più estrema per i freddi invernali con temperature prossime allo zero, ma con temperature vicino ai 10 gradi si sta da dio.

lst01xxpur-product-h216-1_smallEsteticamente la giacca dovrebbe richiamare i tre colori della prime maglie, un tributo indiretto al nostro paese dove questo tipo di maglia pare essere nato, tantopiù che nella descrizione sul sito di Rapha si fa esplicito riferimento al termine “Tricolore”. Rispetto alle misure di altri capi occorre considerare che questa maglia veste corto e che è meglio salire di una taglia rispetto a quanto normalmente si acquista. Non è stato solo un mio problema, ma anche quello di altri che hanno acquistato lo stesso capo e che hanno lasciato i commenti dopo aver provato la giacca.

Nel mio giro di prova ho indossato i pantaloni Classic Thermal e sono costretto a ripetermi perché fin dal primo momento in cui li ho indossati ho potuto apprezzare la cura nel dettaglio e la morbidezza del tessuto felpato interno, che tiene al caldo anche a temperature che in questo caso possono scendere e avvicinarsi allo zero. Fondello top in camoscio e cuciture impercettibili.

Insomma due capi di certo non economici, come del resto tutte le linee di Rapha, eccetto la Core, ma che per la cura del dettaglio e per la vestibilità ripagano ogni centesimo dei soldi (non pochi) spesi, soprattutto se nella nostra idea di ciclismo si vuole sfuggire da scritte urlate con caratteri in contrasto e loghi ingombranti che giustificherebbero un compenso per ogni chilometro percorso.

Posted by Max

Ciclista da quando è nato. Ha provato la sua prima bici da corsa nel 2015 perché si erano esauriti gli sport da lui praticabili e ne è rimasto folgorato: "posso tornare a fare sport senza soffrire di tendinopatia!", per poi tornare a soffrire sulle salite attorno al lago di Como. Lavora in aziende digitali da vent'anni e pratica anche la vela (senza soffrire). Ha una Wilier GTR 2015, una Passoni XXTi Campy Super Record + Bora e una Canyon Neuron. Scrivigli a max@bklk.it

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