La Fasto Coppi secondo me è tutta nel cartello messo dagli organizzatori al km 7 della Fauniera: 15,6 km al GPM,
pendenza media fino alla vetta 10 %; quello che c’è prima e dopo conta poco, di fronte alla Fauniera tutto passa in secondo piano.
Io, che pure penso di essere un cicloturista di livello medio (per intenderci, mi son preparato facendo senza problemi la Mallorca 312 e giri di allenamento con amici di oltre 200 km e 3.000 mt. D+, su Strava mi classifico di solito nel primo 20-30 % dei classificati), quei 15 km li ho fatti in un paio d’ore controllando ossessivamente il computerino per aggiornare ogni tre pedalate il conto della distanza alla vetta e perdendomi nelle classiche speculazioni filosofiche del ciclista (chi me lo fa fare ? non potevo almeno risparmiarmi le prime due salite facendo il medio ? una fatica così è ancora divertimento o rimane solo la fatica ?); ogni tanto mi ricordavo che ero venuto qui per la godermi la Fauniera e mi costringevo a guardarmi in giro, ma francamente tutta la bellezza che avevo intorno dal punto di vista privilegiato di una rampa al 12-13 % non mi sembrava poi così affascinante.
Salita durissima, insomma, probabilmente la più dura che abbia mai fatto, che rende la Gran Fondo qualcosa di simile all’Ironman del ciclismo, come peraltro è stato nello spirito della Fausto Coppi fin dalle prime edizioni sul percorso della Cuneo – Pinerolo dei tempi di Coppi e Bartali (e ritorno a Cuneo).
Giusto così, ogni manifestazione deve avere il suo spirito e le sue caratteristiche per differenziarsi in qualche modo nel panorama ormai sterminato delle gran fondo.
Un percorso così duro, con un medio probabilmente più duro del lungo della Maratona delle Dolomiti (o, comunque, della maggior parte dei lunghi), significa però anche scremare i partecipanti fin dall’iscrizione (quest’anno erano “solo” 2.000, non tantissimi per una GF ormai alla 29ma edizione) e mettere in conto che la maggior parte faccia il medio (quest’anno circa 1.200 sul medio e 500 sul lungo); insomma, partecipazione selezionata e di altissimo livello, che per un cicloturista medio significa fare la Fauniera più o meno da soli.
All’organizzazione va in ogni caso dato atto di aver controllato perfettamente il traffico per l’intero percorso e fino all’arrivo dell’ultimo partecipante (posso dirlo per esperienza diretta perché non era poi tanto dietro a me …) e di aver segnalato perfettamente il percorso ed i pericoli in discesa.
Rifornimenti idrici ottimi, migliorabili quelli solidi (qualche panino salato ai rifornimenti non sarebbe stato male).
Assistenza meccanica sostanzialmente inesistente, salvo che per la fornitura di camere d’aria extra in caso di forature; a me si è rotto il cambio a metà gara e non ho trovato nessuno in grado di sistemarmelo … 90 km a rapporto quasi fisso – o il 34×28 o il 50×28 -, che forse sulla Fauniera ha cambiato poco, ma negli ultimi 30 km di discesa mi ha costretto a frullare alla Froome con il 50×28 per toccare i 26 km/h, mentre tutti i signori che potevano scegliere tra altri 10 rapporti (beati loro !) mi superavano in scioltezza … non il massimo del divertimento.
Se devo dire la mia, a me non piace neppure la scelta della maglia obbligatoria; capisco che facilita il controllo della manifestazione, ma spersonalizza i partecipanti (sapere che pedali di fianco a un avellinese o a un norvegese, piuttosto che a un tuo vicino di casa, è sempre stata una cosa simpatica alle granfondo) e rende praticamente impossibile ritrovarsi tra amici; la maglia poi non era certamente quella di qualità migliore nel mio guardaroba …
In conclusione, una gran fondo perfetta per chi cerca sfide estreme e/o vuole confrontarsi con se stesso o con gli altri su percorsi epici; chi invece ha un approccio più cicloturistico alla bici fin dalle prime rampe della Fauniera potrebbe pentirsi amaramente di essersi iscritto .
Per quanto mi riguarda, non ho ancora trovato risposta alle domande che mi frullavano in testa sulla Fauniera…
Non potevo almeno risparmiare un po’ di fatica facendo il medio ?
Forse si, mi sarei risparmiato due salite impegnative – il Santuario di Valmala (9,6 km all’8 %) e Piatta Soprana (9,5 km al 7 %, ma con un tratto centrale di 5 km superiore al 9 %) – e sarei arrivato più fresco all’attacco della Fauniera senza perdere niente di interessante dal punto di vista paesaggistico visto che le prime due salite, salvo gli ultimi chilometri di Piatta Soprana, non sono oggettivamente niente di particolare; d’altra parte, se devi fare 15 km al 10 % fai comunque una faticaccia, che tu sia fresco o abbia già due salite nelle gambe … con il medio ci avrei probabilmente messo qualche minuto in meno sulla Fauniera (cosa che mi lascia indifferente), ma avrei sofferto esattamente lo stesso, quindi non sarebbe cambiato molto.
D’altra parte, se hai la gamba per la Fauniera, ce l’hai anche per aggiungerci le prime due salite e la Madonna del Colletto !
La vera differenza sarebbe stata forse nell’atmosfera; con il medio avrei fatto la Fauniera in compagnia, con il lungo l’ho fatta sostanzialmente da solo.
Con tanta fatica è ancora divertimento ?
Difficile dirlo … senz’altro la Fauniera, dal Santuario di Castelmagno alla vetta e per la discesa sul versante opposto è bellissima, ma da qui a dire che ho apprezzato il panorama o che salendo con fatica a 7-8 km/h mi sia divertito …
Ne valeva la pena ?
Ancora non lo so, mi consola però sapere che non sono l’unico che non riesce a trovare risposte a queste domande; qualche tempo fa ho letto che l’Università di non so dove ha tentato di entrare nella testa dei maratoneti ed ha scoperto che la loro risposta cambia di giorno di giorno.
In pratica, ai finishers di una maratona sono state fatte due volte più o meno le stesse domande che mi facevo io da solo (quanta fatica hai fatto ? lo rifaresti ? quant’è stata bella la manifestazione ?), la prima subito dopo l’arrivo e la seconda 6 mesi dopo: alla prima intervista, la maggior parte si divideva tra il “bello, ma mai più” ed il “mai più” secco; alla seconda intervista, invece, quelli del “bello, ma …” hanno risposto per la maggior parte che non vedevano l’ora di rifarla ed avevano sostanzialmente rimosso il ricordo della fatica, quelli del “mai più” secco hanno confermato il mai più … in conclusione, la percezione della fatica è inversamente proporzionale alla bellezza del contesto in cui la fatica è stata fatta.
Dimenticavo … la Fauniera è una meraviglia, la montagna allo stato puro: aria tersa e vegetazione dei 2.500 mt, non una casa, non una pista da sci o un impianto di risalita, non un traliccio dell’alta tensione, solo un nastro di asfalto che sale timidamente lungo i prati senza cartelli o parapetti a rovinare il paesaggio e, in cima, un monumento in memoria di Marco Pantani, che probabilmente su quelle rampe ha fatto molta più fatica di me (ma con risultati ben diversi) … insomma, quanto di meglio si può chiedere ad una pedalata alpina, forse io sono ancora troppo lontano dal sesto mese per parlarne serenamente …
Foto: Ufficio Stampa La Fausto Coppi/Fotostudio5 e Simone Frassi.
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