Uno dei pochi ricordi che ho della mia infanzia è quello di mio padre che, quando si capitava in vacanza in un posto non particolarmente entusiasmante, ci diceva “ragazzi, rendiamoci conto che viviamo in un posto magnifico” per dire che se ti sei fatto la bocca con i panorami del Lago di Como poi non è che ti accontenti facilmente di qualsiasi posto. Perle di saggezza per le quali veniva giustamente insultato, come se avesse detto “qui una volta era tutta campagna”, che mi sono però risuonate in testa per tutti i 160 km della Gimondi.
Si, perché le valli delle prealpi bergamasche non sono certo brutte, ma non offrono neppure panorami su cime mozzafiato come possono essere le Dolomiti, né hanno scorci sul Lago di Como come quelli a cui siamo (fortunatissimamente) abituati noi, né raggiungono quote oltre le quali il panorama è bello per forza di cose, né hanno strade ciclisticamente mitiche come il Mortirolo o il Muro di Sormano dove il ciclista sogna di pedalare a prescindere dal paesaggio (almeno finchè non si trova a metà muro senza riuscire ad andare avanti e soffrendo di vertigini al solo pensiero di tornare indietro); per di più non si perde mai il contatto con la cementificazione, anche quando sei su per le valli in mezzo ai boschi c’è sempre una provinciale nel fondovalle o un paesino a metà montagna che – sarà una mia fisima – rovina completamente la poesia del posto. Insomma, qualche bel paesaggio ovviamente c’è (penso ad esempio alle gallerie nella discesa da Selvino, alle gole della Valtaleggio e al traversone fino alla forcella di Bura), ma manca il colpo del K.O. per renderlo memorabile.
D’altro canto, mi rendo anche conto che non tutti sono abituati ad uscire dal garage e trovarsi sulla strada del Lago di Como, già il fatto di essere in mezzo ai boschi con la civiltà solo in lontananza non è poco.
E comunque, per tutti, quelli abituati bene e quelli che si devono accontentare, la Gimondi ha una delle salite più belle (e più pericolose per chi non sa resistere alla tentazione di godersi il suo momento di gloria effimera) che ho fatto in una gran fondo (quella fino a Selvino, con la pendenza al 6% tirata quasi con il righello e i suoi tornanti che ti sputano fuori a velocità doppia come paraboliche) e un’organizzazione impeccabile, sia per quanto riguarda il controllo del traffico (mai vista una macchina, il fine corsa è passato dopo un centinaio di km e anche dopo ho potuto pedalare nella massima sicurezza anche passando spedito agli incroci), sia per i punti di assistenza meccanica (tanti e tutti apparentemente attrezzati), sia per i ristori.
E, un po’ come Siena per la Strade Bianche da Siena, può essere un’ottima occasione per mettere insieme sport e turismo visitando un’altra bellissima città come Bergamo.
Paesaggio da fiaba o meno, tecnicamente il percorso è molto bello e adatto alla stagione, sia come appuntamento fine a se stesso sia come allenamento in preparazione delle granfondo che vengono dopo (la 9 Colli, in particolare, ma facendo attenzione che qui il lungo, che con la salita a Costa Imagna non è che la Gimondi sia molto più facile, anzi), e la prima salita dopo pochi chilometri smorza gli ardori spesso eccessivi che purtroppo si vedono alle GF in Italia.
Insomma, io mi sono comunque divertito e soprattutto ho fatto un ottimo allenamento. O, meglio, mi sono divertito finché ce l’ho fatta, poi il mio allenamento degli ultimi mesi votato più al cambio pannolini che alle sgambate in pausa pranzo mi ha fatto odiare la salita verso Costa Imagna (6.5 km/h non è una velocità da Mortirolo?), ma questo è un discorso di consapevolezza dei propri limiti e di capacità di scelta dei propri obiettivi che non ha niente a che vedere con la Gimondi e sul quale bisognerebbe scrivere un’enciclopedia.
Pannolini e capacità di capire quando è bene prendere per il medio a parte, una bella granfondo, adatta sia come diversivo (dai pannolini e dai soliti giri) per chi di solito pedala in zona, sia a chi vuole cogliere l’occasione per fare un week end a Bergamo, sia per chi vuole far girare la gamba in gara.
Certo è che la settimana dopo la Gimondi andavo il doppio della settimana prima …
Qui il link alla mia sgambata e alla mia cotta finale su Strava
Note: Tre percorsi: 162 km e 3.000 mt. D+; 128 km e 2.100 mt. D+ (con il quale paesaggisticamente non si rinuncia a niente), 89 km e 1.400 mt. D+, circa 4.000 partecipanti.
Per questa granfondo ho usato: Bici Hersh Speedrace, montata con Campagnolo Record 11, Ruote Bora One 35mm e copertoncini Vittoria Corsa Graphene; kit BKLK by Dotout, casco e occhiali Dotout.
Ciao Simo, sono il peppo, leggo ogni tanto i tuoi simpatici articoli e aspetto che tu arrivi alla mia età per poter fare qualche uscita insieme…Comunque il mio record Como-Menaggio a 31 di media rimane quello fatto con te. A presto, peppo.