C’è chi ti fa pesare ogni respiro, nonostante il treno che ti soffia sul collo e i sassi che ti insistono sotto il piede. C’è chi ostenta la propria perfezione a statuto speciale di zuava vestito.

E poi ci sono i romagnoli e la Romagna, che prendono una gran fondo e ne fanno il weekend dell’anno, dal 2009.

Sarei alla mia undicesima partecipazione, se non fosse che nel 2018 e nel 2017 il mio corpo mi ha voluto ricordare della congestione del 2016: 1 ritiro e 2 antibiotici dopo riprovo a fare pace con la mia preferita. Che a raccontarlo fino a ieri sembravo uno con la sindrome di Stoccolma, visto il recente passato.

Non avendo cuore di mettere nel palmares il ritiro, mi accingo all’ottava fatica con la miseria di 1.200 km stagionali nelle gambe, 93 kg massimo di ogni epoca tutti ciambellati attorno a quelli che un medico definirebbe in modo scientifico addominali, una compagna di 16 mesi con la passione per l’alba nel seggiolone.

Le premesse per un’ulteriore tragicommedia sarebbero servite per chiudere per sempre il mio rapporto con La preferita “Cosa ti sei iscritto a fare che tanto in questo periodo ti crollano le difese immunitarie”, mi avevano fatto notare in ufficio guardando il calendario condiviso.

Ma non siamo qui a parlare di ciclismo. Del resto cosa ancora posso dire all’ottava partecipazione,  nona contando il ritiro sul quale invece avevo avuto parecchio da dire.

Chi comincia a parlare di dislivello, chilometri e asfalto, pendenze e medie, quando ti parla della nove colli, non ha capito niente della nove colli. Finanche volessimo parlare delle 5 ore se fai il medio 9 se fai il lungo del week end, non sarebbe quello l’argomento. L’argomento sono i romagnoli, che sono a bordo strada e mi chiedo se hanno cuore o mi prendono per il culo quando mi incitano da bordo strada quando esco da una rotonda, che allora mi alzo sui pedali per sentirmi un po’ Vincenzo e l’effetto è quello. Sono i nonni, e lo dico nell’eccezione della gentilezza nei confronti dei ciclisti e non per motivi strettamente anagrafici, che sono al tuo servizio ai ristori che ti verrebbe voglia di saltare di la del banco ed abbracciarli che li vorresti avere a casa tutte le mattine a colazione. Sono Cesenatico e chi ci lavora, che è troppo facile dire che se non fosse per i ciclisti avrebbero gli hotel vuoti. Esticazzi che è tutta una gentilezza e una disponibilità che quasi quasi ci torno anche per le vacanze estive nonostante quel mare non è proprio mare ma è come quegli atleti che non hanno il talento ma ci mettono talmente cuore che poi diventano idoli dei tifosi.

Perché torni ogni anno? Perché mi piace il weekend, l’aria che si respira, la Romagna, il calore. Poi fa niente che se al bivio fai la cazzata di girare per il Monte Tiffi rischi che te lo rovini, il weekend.

Torno perché con 1200 km nelle gambe e i kg di cui sopra, parto per un weekend che sapro bagnato ed è comunque un weekend dal quale torni con il sorriso. Con il fritto misto del sabato sulle dita, la casa delle farfalle negli occhi, oltremare ed i suoi Delfini nelle foto dell’iPhone.

Eh si, con la medaglia della nove colli in borsa, ma quello è un dettaglio. O meglio, è un dettaglio, per chi quest’anno ha fatto fare più km al rider di deliveroo di quanti ne abbia fatti lui. Ti iscrivi a novembre e pensi che se arrivi in forma fai il lungo, altrimenti si magna e se beve.

Ho un amico business angel, che direbbe: this is all what is about. O forse non proprio così. Chettelodicoaffare. La nove colli è la regina, e definirla regina delle gran fondo è riduttivo.

La fredda cronaca
Partire senza allenamento significa stare morbidi nei gruppi che vanno a 35 finché è pianura, contare i battiti al ribasso sui primi 2 colli, ricordarsi che sempre su una bici ti trovi sui primi km del Ciola, iniziare a delirare sull’inizio Barbotto “se avessi finito i miei studi di teologia..”, arrivare ai piedi dell’ultimo km al 18% “Mi ricordo i tulipani Rossi e i canali lunghi, e anche se insegnava al grest, poi la notte, il Gianni…”.

Il mangiebevi dopo aver tentato di azzerare il Barbotto con 5 pizzette al ristoro è odioso come un comizio con un crocifisso in mano, negli ultimi 20 do un senso sportivo al weekend con Strava che dice 38,9.

Arrivo a braccia alzate e penso che l’anno prossimo tornerò, ancora e ancora.

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PS: purtroppo scriverlo nell’articolo ci rende poco credibili, quindi mi accontento di ricambiare l’ospitalità della splendida famiglia Ricci nel loro Hotel Sport perlomeno con un link in ingresso buono per il loro SEO. Grazie a loro e a Pongo, che non ci hanno fatto mancare niente.

Posted by Gio

Terzino sinistro per indole, ciclista per esigenze di salute, comincia a pedalare dopo aver sfondato la soglia dei 100 kg. Si appassiona alla bici e tenta di dimagrire per andare meno piano in salita. Ossessionato dalla tecnologia scopre Strava, dal quale sta tentando di disintossicarsi. Pedala sua una BMC RoadMachine con Campy Record EPS Disc e Bora.

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