Lo Stelvio non l’avevo ancora capito. Non poteva essere così duro come lo avevo vissuto durante la Stelvio Santini, o forse sì?
Mi era rimasto il tarlo di una salita scolpita in paesaggi che avevo superato in moto e in auto diverse volte, e che non poteva essere solo difficile, doveva in qualche modo essere anche bella e unica in un paesaggio così duro ed estremo. Un tarlo che è diventato una voragine quando ho saputo che il 27 agosto la salita sarebbe stata aperta ai soli ciclisti. Un sogno. Non avevo programmato nulla per quel week-end, o meglio c’erano mille programmi possibili, ma la sfida per me era lanciata. Con tutti gli amici di pedalata al mare c’era solo il problema della compagnia.
Problema risolto con un colpo di genio (modestamente…). Mio figlio di 9 anni aveva da poco provato la bici elettrica, dimostrando di riuscire a venire con noi lungo un percorso impegnativo in mountain bike, e quindi poteva ritenersi pronto per affrontare lo Stelvio e i suoi tornanti con lo stesso mezzo. Un’altra sfida lanciata.
Ciliegina sulla torta, un compagno di scuola con cui sono rientrato in contatto da poco, grazie alla bicicletta, mi chiede se salirò a Bormio per l’evento. Rispondo con un prudente “non so”. Anche se sotto sotto già sapevo che la mattina del 27 sarei arrivato puntuale con la mia personalissima sfida.
E infatti ci presentiamo con Filippo che controlla le tacche della batteria per non rimanere senza l’aiuto del motore elettrico lungo i tornanti del nostro spauracchio. Sì perché durante le nostre confidenze non siamo riusciti a non parlare di quanto temessimo quella salita: ma lui non doveva essere preoccupato di non farcela, solo io potevo dubitare delle mie capacità di fronte alla lunghezza di quella salita di 22 Km, con una pendenza media del 7%.
Ci troviamo nella piazza del Querc con Gianluca e partiamo, ci racconteremo degli ultimi 25 anni lungo i 42 tornanti (se avremo la forza per farlo…). Scopro subito le carte e mi dichiaro impressionato di fronte al suo tempo di 1h17’. Mi risponde con un laconico: “non sono in forma”. Bene penso io.
Superiamo il cartello che invita noi ciclisti a non lasciare le solite schifezze sulla strada: ma davvero c’è ancora chi butta la carta in strada? Arriviamo alla prima galleria dove inizia effettivamente la chiusura del traffico con le transenne curate dal Corpo Forestale, in fondo siamo nel paese del “severamente vietato”.
Saliamo a un buon ritmo in una giornata splendida di sole e cielo blu. Filippo se la sta godendo superandoci e zigzagando nel traffico a due ruote. Qualche raccomandazione da padre attento, che ammira comunque la sua forza di volontà nel salire con noi. Superiamo tanti ciclisti in mountain bike, qualche bici a pedalata assistita (Filippo le conta ovviamente), qualcuno in sovrappeso che dubito arriverà mai in cima, tante donne, ma soprattutto mi godo il panorama che ricordavo essere mozzafiato quando passavo in moto. Guardo Fiumelatte e la forza con cui scende lungo il taglio della montagna e i tornanti che dovremo affrontare di lì a poco: che spettacolo!
Filippo ci legge il numero dei tornanti e noi saliamo parlando delle nostre vite e di come siamo arrivati a essere quello che siamo. Maciniamo metri senza grossi sforzi. Ci fermiamo al ristoro posto al termine della prima serie di tornanti per permettere al piccolo e-biker di godere del meritato premio fatto di torte e banane. Spero non finisca le scorte per chi verrà dopo, conosco bene la sua voracità.
Racconto a Gianluca di quando ho avuto i primi crampi subito dopo il piano non falso, ma traditore e bastardo. Ma oggi le gambe girano e lo sguardo spazia sulle montagne, mi godo il profumo dell’altitudine e il silenzio delle vette, rotto solo dal ronzio del motore elettrico che spinge senza sosta.
Siamo ai piedi degli ultimi tornanti, quelli duri. Inizia un nuovo silenzio perché anche se arrivo con una buona riserva, l’aria non è mai abbastanza a questa altitudine. Anche Filippo si accorge che qualcosa è cambiato, forse nel mio sguardo scorge la vera fatica che ha notato su qualche salita del nostro giro in MTB, a cui si aggiunge la mia personale sfida con lo Stelvio. Preoccupato mi chiede se ho preso ritmo: sa che quando prendo ritmo potrei salire per sempre. Lungo uno dei tornanti allunga anche il braccio per spingermi, capisce quanto sia dura, qui. Reagisco male e lo spingo via: non voglio imbrogliare, voglio arrivare senza tradirmi e senza scendere con altri dubbi.
Arriviamo all’Umbrail in festa, con tantissima gente dove Filippo mi chiede il cellulare per scattare qualche foto, perché tra l’altro questo è il suo compito che lo entusiasma non poco: fotografo ufficiale per bikelikealaker!
In questo tratto di strada non troviamo i muri di neve di giugno, ma prati verdi e mucche al pascolo, sembra tutto più umano, meno epico forse. Arriviamo in vetta serenamente, sempre in silenzio e con poco fiato. Finalmente posso dire di avere domato lo Stelvio e non il contrario!
Filippo mi indica con gioia alcune bancarelle: come ci eravamo promessi ci fiondiamo a mangiare uno dei più buoni panini con würstel e crauti della storia, in mezzo a centinaia di biciclette che cercano di mandare all’aria il nostro ultimo piano. Scopriremo poi che dai due versanti italiani dello Stelvio sono saliti 11.000 ciclisti. Un evento che ha superato tutte le aspettative e un’esperienza da ripetere assolutamente per godersi questo mito del ciclismo in tutta serenità.
Portata a termine la missione panino e scattate le foto di rito, è tempo di scendere. “Quante tacche ti sono rimaste? Sono a metà. Bene allora saliamo anche alle torri di Fraele.” Chi fossero gli interlocutori però, non lo ricordo più…
Un ringraziamento ai ragazzi di Cicli Ferca per aver contribuito a farmi godere lo Stelvio sistemando il movimento centrale in tempo da record.
[…] francesi alcune delle granfondo dell’anno scorso. Qualche tono più intenso lo scorgo attorno a Bormio dove d’estate ho girato sui passi e nei sentieri della […]
[…] raggiungibili da chi non ha le gambe e l’età per farlo. Lo avevo già scritto in occasione della chiusura della Stelvio dello scorso anno quando mio figlio a 9 anni mi ha accompagnato lungo tutta la strada del passo e […]
[…] delle granfondo dell’anno scorso. Qualche tono più intenso lo scorgo attorno a Bormio dove d’estate ho girato sui passi e nei sentieri della […]