Dopo una ventina d’anni di dignitoso cicloturismo ed una trentina di granfondo, per riprovare l’entusiasmo delle prime GF avevo bisogno di qualcosa di diverso dal solito.

Proprio mentre mi stavo iscrivendo pigramente alla – comunque bellissima – 9 Colli, mi hanno parlato della Mallorca 312: una “marcha cicloturistica” di ben 312 km e 4.500 mt. di dislivello che segue il perimetro alt-2016-312dell’isola di Mallorca, con un ottimo numero di partecipanti (3.200 nel 2015), tanti campioni (quest’anno Pedro Delgado, Oscar Pereiro Sio, Stephen Roche, Joseba Beloki, Fernando Escartin e Pedro Horillo, l’unico che ha partecipato a tutte le sette edizioni, negli anni passati tra gli altri Miguel Indurain, Oscar Freire Gomez e Sean Kelly), in un contesto internazionale e senza lo spirito competitivo che rovina molte granfondo italiane.

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La pedalata dei miei sogni

In pratica, la Mallorca 312 è a metà tra le ultramaratone e le gran fondo – delle prime ha la distanza elevata (non è la Parigi – Brest Parigi, ma son comunque un centinaio di chilometri in più della Nove Colli), delle seconde i pregi della partecipazione folta e della pedalata in gruppo – ed in questo si distingue dalle altre gran fondo, trovando una collocazione unica nel panorama (foltissimo) delle GF e delle randonée.

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La dura realtà

Ce n’è comunque abbastanza per darle lo spirito dell’impresa, ma non abbastanza per non potercela fare (vincere facile è sempre meglio); sul sito poi trovo una meravigliosa foto del gruppo che procede compatto e rilassato a bordo mare illuminato dalle luci dell’alba … è il punto di non ritorno, si va a Mallorca !

Unica controindicazione, la spedizione della bici per via aerea, le botte inevitabili a cambio e ruote, la ricerca di un ciclista per sistemare tutto (invano) il giorno prima della gara, il dubbio che dopo i 200 km la pedalata sarebbe diventata un calvario piuttosto che un divertimento (l’imbottitura dei nostri pantaloncini Isadore Apparel, che sembra così sottile, sarà sufficiente per 11-12 ore in sella ? la batteria del Garmin durerà fino all’arrivo ?) e che il paesaggio sarebbe stato rovinato dalle colate di cemento degli albergoni per cui Mallorca è famigerata; se poi, come nel nostro caso, le previsioni danno anche pioggia, la vigilia non è certo la giornata di relax in spiaggia che ci si era immaginati prima di partire e che aveva convinto anche le fidanzate a seguirci.

La mattina della gara, in effetti, la prima goccia arriva assieme allo sparo dello starter.

Grazie anche alla velocità controllata, attorno ai 35 km/h, la partenza è una meravigliosa passeggiata lungo mare fino all’inizio della prima salita, senza folli tentativi di sorpasso per guadagnare posizioni, che fa dimenticare che il mio Ultegra11V è tornato un vecchio 10V (il 18 non sale più); peccato solo che la pioggia renda abbastanza scivolosa la strada e soprattutto ci tolga il piacere di goderci l’alba (pedalare nell’ambiente della foto dei miei sogni è purtroppo rimasto un sogno).

Al km 25, comincia la prima salita, il Col de Femena, che con vari su e giù porta in una trentina di chilometri fino ai 900 mt. del Puig Major, Cima Coppi della manifestazione, in un meraviglioso paesaggio che ricorda molto l’entroterra sardo.

Tolgo la mantellina anti-pioggia, imposto il computer sulla schermata preparata apposta per non farmi influenzare dalla velocità – solo cadenza di pedalata, battito cardiaco, pendenza e velocità verticale – e salgo a 70-75 pedalate al minuto senza spingere troppo; intanto, mi guardo in giro e mi godo il bellissimo paesaggio tra le nuvole.

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La discesa dal Puig Major

Allo scollinamento, comincio la prima discesa con pessime sensazioni; fa freddo, piove, si vede poco, la strada è bagnata, la sensazione (mai provata) della frenata con i cerchi in carbonio bagnati è pessima e i nuovi copertoncini Vittoria Corsa in graphene montati il giorno prima di partire non mi danno sicurezza.

Parto prudente e piano piano prendo confidenza, mano a mano che procedo anche i copertoncini mi danno sicurezza.

A casa, con il senno di Strava, scopro che sono in realtà sceso a quasi 50 km/h di media, su una discesa di 9 km credo di non essere mai andato così forte nemmeno sull’asciutto; decisamente era sufficiente che pedalando scomparisse dalle gomme appena montate la patina oleosa di protezione perchè le Vittoria Corsa Grafene si dimostrassero eccellenti.

Arrivato a Port de Soller, finisce la discesa, si attraversa la statale e si ricomincia la salita.

Da qui sono 90 km esatti di su e giù, una sequenza ininterrotta di salite e discese in cui non si riesce neppure a capire dove comincia una e dove finisce l’altra.

Nell’incertezza di cosa ci aspetti dietro ogni curva o salitella, rimetto la schermata salva-energie e vado del mio passo, superando i più lenti e facendomi superare dai più veloci, finché raggiungo un gruppetto di ciclisti locali capitanato da un tipo paffutello su una vecchia bici in acciaio, il classico ciclista con cui mi sentirei umiliato a pedalare sulle mie strade.

In questo caso però l’apparenza inganna; il gruppetto procede ad una velocità ideale, per cui, anche sperando che conosca il percorso e sappia dosare le forze in base alla lunghezza delle salite, mi metto comodamente a ruota … un ottimo pace-maker.

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Da qualche parte, tra una salita ed una discesa, sulla Sierra Tramuntana

La strada intanto, prosegue per una sessantina di chilometri a mezza costa sul versante nord della Sierra Tramuntana (Patrimonio dell’Umanità Unesco, giusto per dare un’idea della sua bellezza) con meravigliosi panorami sul mare con pioggia a intermittenza, poi scollina e risale sul versante sud della Sierra in paesaggi altrettanto belli per un’altra trentina di chilometri.

Arrivati verso il km 140 (distanza che in molte gran fondo significherebbe essere a un tiro di schioppo dall’arrivo e che qui è solo ad un tiro di schioppo dalla metà percorso), per quanto il paesaggio sia bellissimo e la gamba continui a girare bene, inizio a sentire un irrefrenabile bisogno di qualche chilometro di pianura, preferibilmente a ruota di un passistone fiammingo di 190 cm; purtroppo, dovrò aspettare ancora un’oretta – per la precisione, fino al km 167 – per trovarla.

Quando finalmente arriva, dopo aver distanziato tutti in discesa (ad ulteriore dimostrazione delle qualità dei copertoncini Vittoria in grafene, una volta finito il rodaggio, e del mio telaio Hersh) ho la lucidità di aspettare il primo gruppo, accodarmi e godermi finalmente le gioie della pianura e della pedalata in compagnia (leggasi a ruota).

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Pianura, finalmente !

Da qui sono circa 65 km di mangia e bevi con una progressiva perdita di quota (fino al primo passaggio all’arrivo si perdono circa 100 mt. di quota), su asfalto ormai asciutto, che faccio in gruppi che sembrano le “reti” dei velocisti nelle tappe di montagna nei grandi giri – salite a passo lento, poi pianure e discese veloci – che mi permettono di non spendere tanto; purtroppo, quando ero comodamente a ruota sui 40 km/h (il sogno dei 4 mesi di preparazione invernale) su una buca mi vola via il porta borraccia con la finta borraccia (quella con dentro portafoglio e iPhone, giusto per spiegare perché non l’ho lasciata lì), mi fermo e addio gruppo e sogni di gloria.

A casa poi scopro che in quel gruppo c’era anche Pedro Delgado, che dubito mi farà ancora l’onore di pedalare insieme in futuro … pazienza, mi fermo, raccatto i pezzi e aspetto il gruppo dopo che mi porta al primo passaggio per Playa del Muro, dove c’è l’arrivo del medio (232 km) e il bivio per il lungo; grazie anche agli ultimi chilometri in leggera discesa, ci arrivo ancora fresco e proseguo per il lungo senza neanche pensarci.

Fino a qui tutto perfetto: bellissima la partenza tranquilla lungo mare, bello il Puig Major, bellissimo il su e giù vista mare dopo Port de Soller, belle le stradine di campagna con i muretti a secco che ci hanno riportato alla partenza a Playa del Muro; da qui, invece, il percorso prosegue su una larga provinciale piuttosto anonima per una quindicina di chilometri, poi fa un anello e torna sulla stessa provinciale in direzione contraria … non proprio esaltante, soprattutto se sei già in giro da 8 ore, 5 delle quali sotto l’acqua.

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KM 280: classico esempio di strada odiosa in salita, meravigliosa in discesa

Per di più la strada fino ad Artà è un lungo mangia e bevi, questa volta in salita, micidiale a dispetto di un’altimetria abbastanza anonima sulla carta, sui quali i gruppi iniziano a “menare” anche in salita.

Faccio comodamente il primo strappo, sul secondo passo bene , sul terzo stringo i denti, sul quarto arranco e si accende la luce rossa; fortunatamente, mi rimane la lucidità di prendere l’ultimo gel, che mi salva a 10 mt. dallo scollinamento e dopo 5 minuti mi da la botta (e la follia) per dare una tirata nei successivi 5 km che sgretola il gruppo che mi stava staccando.

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In testa al gruppo … effetto gel al km 290

Peccato che manchino altri 10 km al famoso rifornimento di Artà, a cui – finito l’effetto del gel – sono arrivato nuovamente al gancio, quanto basta per odiare la festosa accoglienza, la musica a palla e le cervezas offerte dalla birreria; mangio tutto quello che trovo senza una logica (tanto ormai mi fa tutto schifo, uno o l’altro cambia poco), butto un paio di gel nella borraccia, mi ingozzo di arachidi che a momenti mi soffocano e riparto il prima possibile per accorciare il più possibile l’agonia secondo la vecchia filosofia di Pantani.

Da lì mancano solo 30 km, anonimi ma quasi tutti in leggera discesa (cosa che a questo punto li rende il posto più bello al mondo dove pedalare), che faccio senza problemi; finisco senza altre cotte in 11h 39 min, un paio d’ora in meno del peloton Delgado – Pereiro Sio – Beloki …. son soddisfazioni !

In conclusione, la Mallorca 312 merita il massimo dei voti per il paesaggio, anche se, paradossalmente per una gran fondo su un’isola, il mare si vede molto poco (solo – a tratti –  per una settantina di chilometri, tra Soller e il Col de Grau); in ogni caso il paesaggio è magnifico sia sul Puig Major, sia nelle stradine secondarie di campagna dopo Andratx, sia nelle stradine di campagna che ci hanno riportato a Playa del Muro, degli scempi dell’industria turistica nno si è vista neppure l’ombra, se non nel villaggio di partenza (Playa del Muro e Can Picafort, peraltro molto ordinata).

Il valore aggiunto della manifestazione è però forse l’atmosfera rilassata e cicloturistica, ben documentata dal video ufficiale); anche nelle prime 2-300 posizioni, si ha la sensazione che tutti pedalino per aiutarsi l’un l’altro a completare l’impresa, non per battere un avversario, ci si incoraggia a vicenda; proprio mai mi era capitato di scambiare pacche sulle spalle con un tedesco e un olandese dopo i turni di tirata … questo fa davvero la differenza !

Carina anche la partecipazione del pubblico nell’attraversamento dei villaggi; senza arrivare ai livelli della Nove Colli, nessun paese mi ha fatto mancare un incitamento.

E, a conti fatti, non è neppure particolarmente dura.sportograf-76659496

E’ vero che sono 312 km e che il dislivello è di mt. 4.500 (come la Fausto Coppi, per intenderci), ma non si supera quasi mai l’8 % di pendenza e l’80 % del dislivello è nei primi 170 km; se ci si riesce ad amministrare all’inizio e si ha un minimo di fondo, con un’adeguata preparazione la si può completare senza problemi; contrariamente ad ogni più rosea aspettativa, nessun problema alla schiena nè al soprassella, forse anche per merito dei meravigliosi pantaloncini della Isadore Apparel … tutto considerato, secondo me non è più dura della Nove Colli, giusto per fare un paragone noto.

In compenso, prepartatevi a intasare il vostro account Strava di personal record, dopo un congruo periodo di recupero dallo sforzo e dalle caraffe di sangria celebrative.

L’organizzazione è quella tipica degli eventi all’estero … poca scena, ma impeccabile sulle cose essenziali.

Il controllo del traffico è perfetto (e bisogna darle atto che garantirlo per oltre 300 km è ben difficile) ed il percorso è segnalato alla perfezione.

I rifornimenti sono essenziali ma sufficienti; se posso dire la mia, le barrette e gli integratori forniti dalla Zipvit fanno proprio schifo, i panini al prosciutto idem, per cui negli ultimi 150 km ho tirato avanti di sole banane e arance … se non fosse stato per la colazione a base di riso ed Enervit Pre sarei potuto finire male …

L’altro problema dei rifornimenti è che sembra siano stati messi a distanza rigidamente fissa uno dall’altro (ogni 50 km, con un margine di scarto praticamente inesistente), a costo di metterli dove non c’è proprio il posto, il che crea qualche problema.

L’unica vera pecca dell’organizzazione, in ogni caso, è stata quella di aver modificato il percorso solo un mese prima dell’evento, cambiando il tradizionale perimetro dell’isola con l’attuale giro.

La modifica peraltro ha probabilmente fatto perdere molto dello spirito dell’evento in quanto il perimetro è stato sostituito da un percorso “qualunque” e l’aggiunta del percorso medio ha fatto perdere gran parte del cameratismo tra i partecipanti; in compenso, almeno fino al km 210, il percorso ne ha probabilmente guadagnato in bellezza, in quanto sono state percorse meravigliose strade secondarie di campagna invece che provinciali larghe e dritte.

Infine, si ringrazia Isadore Apparel per l’offerta delle divise personalizzate; Vittoria per i copertoncini Corsa Graphene, che si sono dimostrati scorrevolissimi e – una volta “sgrassati” – sicurissimi anche sul bagnato; Bollè per gli occhiali; Acht Supply per le calze; Ranesi Bike – Como, per aver rimesso in sesto la bici dopo le botte prese nel viaggio aereo.

Per la cronaca, la batteria del Garmin è stata ampiamente sufficiente; dopo circa 12 ore e 30 minuti era rimasto ancora il 30 % di carica.

Posted by Simo

Sono Simone Frassi, comasco, avvocato civilista, viaggiatore (www.2wd.it), delle bici mi piace tutto, l'allenamento duro, le passeggiate senza fretta con gli amici, l'oretta in pausa pranzo, gli assalti ai miei PR su Strava, le chiacchierate in sella, la ricerca di strade nuove, le gare dei pro, le nuove tendenze di stile, le gite in mtb, l'esplorazione delle città in bici; le uniche cose che non sopporto sono l'agonismo di chi alle GF è pronto a tutto per guadagnare la posizione in classifica che gli consentirà di arrivare 3.000mo e (pur rendendomi conto benissimo che non sono fatti miei) la mancanza di ispirazione chi fa sempre lo stesso giro, come un criceto sulla una ruota (salvo che si tratti di girare a 40 km/h sul circuito di Monza). Email: simo@bklk.it Strava: https://www.strava.com/athletes/807017

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  2. […] I lose my mates in no time: Gio has joined a group with a “let’s take is easy” philosophy, Simone sprinted off with a pace that is too much for me! In front of me 14 hours on my […]

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  3. […] la Mallorca 312, sono efficacemente testimoniati da Strava: sul Col de Femenia, prima salita della Mallorca 312, Strava classifica oltre 27.000 ciclisti; per dare un punto di riferimento, il Pordoi da Arabba […]

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  4. […] che sono ancora sotto l’effetto della Mallorca 312, ma questa iniziativa inizia a farmi sognare anche una Corsica 312 (o giù di […]

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  5. […] un cicloturista di livello medio (per intenderci, mi son preparato facendo senza problemi la Mallorca 312 e giri di allenamento con amici di oltre 200 km e 3.000 mt. D+, su Strava mi classifico di solito […]

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  7. […] pensare che scegliendo Resolvbike darò il mio modesto contributo affinché quando tornerò alla Mallorca 312 le acque del mare siano ancora […]

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  8. […] per la bellezza delle Dolomiti, la Nove Colli per l’incitamento degli spettatori, la Mallorca 312 per l’alleanza tra i partecipanti per aiutarsi l’un l’altro a portare a termine […]

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  9. […] però, come nel mio 2016, ti capita di programmare la stagione con la Strade Bianche e la Mallorca 312 e, secondo la legge di Murphy, la settimana prima di entrambe iniziano ad arrivare allarmi meteo […]

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  10. […] vuol dire poterlo tenere acceso con tutte le funzioni attive anche nei giri più lunghi (leggasi Mallorca 312 o Via del Sale o Ultra marathon varie), via bluetooth si avranno i live segments di Strava, con mia […]

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  11. […] in cima all’Izoard a circa 35 km/h di media, mica roba da cacciaviti); ancor di più alla Mallorca 312. Un conto è andare forte, un’altra cosa è insultarsi a vicenda o pedalare in modo tale da […]

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  16. […] ci segue da un po’ e in questi anni ci ha visto pedalare a Mallorca, Berlino o sui percorsi del Tour de France ormai l’ha capito, per noi il ciclismo e le […]

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  17. […] l’ANAS (o come si chiama il suo omologo francese), ma per altre GF (penso ad esempio alla Mallorca 312 o la Paris Nice Challenge, dove dopo il terzo saliscendi non capisci più se sei alla fine […]

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