L’Etape du Tour, oramai l’avrete capito, quest’anno era la tappa del Vars e dell’Izoard, 180 km con 3.600 mt. D+ e un caldo boia, non un caldo pirenaico ma comunque un caldo boia; insomma, una tappa lunga, dura e calda, dove alimentarsi e bere correttamente è fondamentale.
Sapendolo, ho preparato il piano cibo in anticipo: carico di carboidrati i giorni prima della pedalata, un gel pre-gara in valigia nel caso la colazione dell’albergo non fosse stata all’altezza del Vars e dell’Izoard, doppia borraccia con i sali alla partenza, qualche barretta in tasca che anche se ci sono rifornimenti ogni 50 km non si sa mai, il solito gel che sentire in tasca per me è rassicurante quanto la coperta per Linus e il computerino impostato con un allarme orario ogni 20 minuti per ricordarsi di bere.
Tutto perfetto sulla carta; tra il dire e il fare, però, ci sono di mezzo i francesini e l’Izoard.
Al ristorante di sabato sera il mio piatto di pasta erano 4 maccheroni affogati in un litro di salsina a base di maionese e salaminchia cosa, roba che si può chiamarla pasta tanto quanto si può chiamare pizza quella roba che ti danno da Pizza Hut con l’ananas sopra; con la colazione della mattina dopo, baguette a parte, non va tanto meglio … tra cena e colazione questa volta non mi salva neppure il gel pre-gara, entro in griglia che sono già in crisi di fame e faccio saltare la prima barretta prima ancora dello start.
Mentre aspettiamo, lo speaker continua a raccomandare di fermarsi a tutti i rifornimenti (sono 6) e io lo ascolto pensando che uno si e uno no è più che sufficiente … quando imparerò che le raccomandazioni non valgono solo per gli altri?
Nei primi chilometri in discesa fa fresco e si suda poco, quindi come da copione salto a piè pari il primo rifornimento (pur fermandomi a regolare la sella della Basso Diamante che ho in prova) e ignoro le prime due suonerie del Garmin; comunque tutto bene, fino al rifornimento di Barcelonnette (km 100), dove avendo ignorati i primi allarmi faccio il solito assalto al buffet (barrette, frutta e liquidi a garganella) che diventano subito una palla di acqua e cibo nello stomaco (lo so, non si deve fare, ma se salti il primo rifornimento e non bevi quando il Garmin suona in qualche modo devi pur rimediare).
Poi la temperatura arriva a 30 °C ed inizia il Vars … quasi quasi è stato bene essersi riempiti d’acqua, anche se le temperature sono tutto sommato ancora sopportabili le pendenze sono ripide, molto più del previsto, e cerco l’effetto booster nel primo gel, purtroppo inutilmente.
Arrivato in cima a 32 °C inizio a ripensare allo speaker … vuoi che avesse ragione con questo caldo a consigliare di fermarsi ad ogni rifornimento? E allora, nel dubbio, mi fermo a bere altra acqua e sali al rifornimento in cima al Vars e per un pasto completo (barrette, frutta, frutta secca, acqua, sali e coca) in quello in fondo alla discesa.
Ovviamente ricarico di sali le due borracce, raccato qualche gel e riparto in direzione Izoard, per gli ultimi 50 km dovrebbero bastare.
E invece no: la temperatura arriva a 35 °C, quella percepita sbuffando in salita ad 8 km/h è il doppio, i 20 minuti tra un allarme del Garmin e l’altro sono un’eternità, le borracce finiscono presto a grandi sorsate, pur con la pancia che scoppia d’acqua ho tutti i sintomi della disidratazione e contemporaneamente penso a Landis al Tour del 2006, 150 km svuotandosi una borraccia in testa ogni 5 minuti … forse non è male come idea, con questo caldo la soluzione giusta forse è mettere i sali in una borraccia (da riempire ad ogni rifornimento e bere un goccino ogni 5 minuti) e altra di acqua fresca da doccia, che ora pagherei per avere, nell’altra.
Pensando di essere previdente, mi faccio un gel al bivio per l’Izoard ed uno appena iniziano i tornanti (più o meno a metà salita), me li mando giù senza badare a spese sperando ancora nell’effetto booster (anche questa volta inutilmente), tanto oramai anche la maglia rosa ha sdoganato le conseguenze di eventuali indigestioni … una pausa a bordo strada con le braghe basse oramai fa quasi chic.
Per la cronaca, stremato, in cima ci sono arrivato, senza pause a bordo strada, anche in una posizione di classifica onorevole, ma con la sensazione che mangiando e soprattutto bevendo meglio avrei sofferto meno. Se imparassi ad ascoltare i consigli degli speaker e la suoneria del mio Garmin …
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