Se Spotify ha reso la musica fruibile a tutti, il digitale ci ha fatto diventare tutti fotografi, e i social hanno coronato il sogno rinchiuso nel bar sport di rendere ognuno di noi il CT della nazionale (qualcuno è arrivato anche oltre ma lasciamo stare), la bici a pedalata assistita rende un po’ tutti ciclisti. E questo, diciamolo subito, è il suo bello, alla faccia dei puristi che se non hai fatto lo Stelvio da tutti e 5 i versanti, se non hai pedalato quando ancora si spingeva il padellone davanti, se non facevi già la novecolli quando i colli erano 11, allora non sei un ciclista degno di pedalarci insieme.
Ed il bello della tecnologia è quello di azzerare le barriere, che una foto bella la puoi fare anche te che non sai cos’è la lunghezza focale, e con un po’ di culo e qualche filtro non è detto che ti ci puoi anche stampare il quadretto. Poi il professionismo è un’altra cosa e ne goda giustamente chi lo sa apprezzare.
Ed è così che puoi passare da amici che “uè Pantani, divertiti domani sul Mortirolo, che io ho una grigliata” a “Dai, portami una volta”.
Robertone era salito su una bici l’ultima volta a 12 anni, probabilmente con scarso successo. Pur sentendolo tramite messaggi, personali o chat di gruppo quasi tutti i giorni, ripensandoci non l’avevo mai incontrato fuori da un luogo di ristorazione.
Si presenta a casa mia alle 9 di un sabato mattina in un improbabile completo sponsorizzato da un’azienda di ascensori, casco che ha vissuto un’alba migliore, occhiali havainas da mojito in spiaggia e LA trainer ai piedi: noleggiamo al Ferca 2 Scott entry level con motore Bosch e decidiamo di portarci in quota con la funicolare per tenerci la riserva di batteria sugli sterrati fino al Riella.
Bastano pochi metri per sintetizzare il significato dell’assistita: io chiacchiero in eco, pedalata agile. Lui capisce come funziona e si diverte, capendo che lo sforzo è modulare secondo voglia ed esigenza.
Arriviamo al faro tagliando mulattiere che con la muscolare non potresti neanche pensare di approcciare, ciottolate e con pendenze al 30%. Turbo e cuore in gola, cosa ho preso a fare l’assistita per essere ancora impiccato. Ed è questo il punto: puoi decidere di non fare fatica facendo le stesse cose che fai senza batteria, fare le stesse cose ma più velocemente se hai poco tempo, allungare il percorso, o semplicemente andare fuori tutta, stessa fatica su percorsi inaccessibili.
Doppiamo le prime baite, sbagliamo strada e andiamo ad imboccare il sentiero dei faggi, single track in condizioni pessime, dove più volte dobbiamo scendere. La seconda metà è un toboga pedalabile dove si raggiunge l’apoteosi e la consapevolezza: ci si diverte nel senso letterale del termine in salita! Ed è questa la vera figata, a prescindere dalla fatica, dall’allenarsi, dalla prestazione, si è un vortice constante di divertimento, perchè aumentando la velocità media, si “guida” sempre.
Il feeling con il motore non è immediato, poiché a volte strappa troppo e ha un po’ di latenza nella reazione alla pedalata; capita quindi di cercare nel motore i watt che servirebbero a superare un ostacolo, ti ritrovi con la ruota che sgomma quando ormai hai messo il piede a terra.
Arriviamo al Riella dove non chiudiamo il cerchio del divertimento turistico con panesalamebirretta ma ci ripromettiamo che lo faremo.
Scendiamo da dove siamo venuti, Bollettone, Vicerè, Como.
Abbiamo pedalato 1h e 50, 1.000 metri di dislivello, e 32 km. Strava mi gratifica con dei KOM che non avrei voluto prendere, e mi fa notare come sui segmenti che ho percorso senza fermarmi abbia impiegato vagamente la metà del tempo del mio PR precedente.
La batteria dice che ancora 2 delle 5 tacche ci sarebbero state, Robertone lamenta mal di culo e non ho ben capito quanto si sia divertito “La prossima volta portiamo anche il Villa”, famoso più per ordinare la bottiglia intera anche per accompagnare un panino in seggiovia che per le doti negli sport di endurance.
I perchè si sono talmente tanti che li ho lasciati tra le righe sopra. I perchè no, per chi come me è uno stradista che usa già poco la MTB è banalmente nel non voler comprare un’altra bici “secondaria”. Per il momento va benissimo il noleggio saltuario. (A Como, presso Ferca, 35 € giornata intera).
Diffidare dai puristi.
Grande Giò. Bella penna. E grande Monto!!!
Roberto mia musa.