Chi ci segue da un po’ e in questi anni ci ha visto pedalare a Mallorca, Berlino o sui percorsi del Tour de France ormai l’ha capito, per noi il ciclismo e le gran fondo sono anche l’occasione per esplorare posti nuovi. Ovvio quindi che davanti al catalogo Haute Route gli occhi inizino a luccicare al pensiero di gran fondo su 3 o 7 giorni in posti epici come le Alpi o i Pirenei o in posti molto più esotici ciclisticamente parlando come lo Utah, San Francisco, i fiordi norvegesi o l’Oman (che con il suo deserto può essere affascinante come le nostre Alpi per una pedalata, forse anche di più se considerassimo il fascino della novità e il bel caldino che ci sarà a marzo in Oman).
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Se poi aggiungiamo che l’esperienza di Max alla Haute Route Stelvio ha raddoppiato i lucciconi ai suoi occhi, sia per la bellezza dei posti sia per la perfezione dell’organizzazione (i racconti dei massaggi post gara sono ancora leggendari) e che allo Stelvio questi francesi hanno dimostrato di saperci fare nella scelta dei percorsi anche più di noi italiani che giocavamo in casa (scoccia dirlo, ovviamente!), è ovvio che sull’Haute Route Dolomiti era da mettere un circoletto rosso per questo finale di stagione, anche perchè il percorso è piuttosto originale. Niente Sella Ronda (meraviglioso, giustamente celeberrimo, probabilmente impareggiabile, ma già conosciuto e fatto più volte alla Maratona delle Dolomiti), ma il massiccio il Latemar, il lago di Carezza, lo Sciliar, il Catinaccio e il Sassolungo il primo giorno (scusate se è poco, ci sarebbe da farne una seconda Maratona delle Dolomiti!), le Pale di San Martino il secondo giorno e la mitica Alpe di Pampeago l’ultimo.
Insomma, percorso bello e originale.
E poi sono tre giorni, in cui si respirerà ciclismo con gli altri partecipanti, che arrivano da tutto il mondo (e che si spera non portino la becera ansia agonistica che troppo spesso si vede da noi), a tappe come i pro, con il brivido di saper che ogni giorno c’è un’impresa epica da fare e come se non bastasse il dislivello del giorno bisognerà pensare anche a quello dopo, in altre parole, con la consapevolezza di dover fare il primo giorno 4.400 D+ – anche sotto questo aspetto, molto più che una Maratona delle Dolomiti – salvando la gamba per i 3.900 D+ del giorno dopo e per la sparata finale (si fa per dire, visto che già i pro a Pampeago ci arrivano a zig zag) della crono finale.
Cosa si può chiedere di meglio?
Forse solo del buon cibo, che secondo me in Trentino non mancherà, buon vino (su questo c’è da scommetterci) e il sole (speriamo, se no altro che terrore di non farcela …).
E quindi, dopo aver riscaldato la gamba alla 12H di Monza, via per l’Haute Route Dolomiti; con la testa metà alle Dolomiti e metà già alle altre destinazioni del catalogo Haute Route.
Programma della manifestazione:
21.9.2018, prima tappa: Predazzo – Passo Lavazè – Passo Nigra – Passo Pinei – Passo Sella, 124 km e 4.400 D+ (più ritorno non competitivo a Predazzo);
22.9.2018, seconda tappa: Predazzo – Passo Valles – Forcella Aurine – Passo Cereda – Passo Rolle – Predazzo, 124 km e 3.900 D+
23.9.2018, terza tappa: Predazzo – Alpe di Pampeago (cronoscalata), 16,8 km e 832 D+
Prezzo: 670 euro circa per i 3 giorni (pernottamento escluso).
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