Non è una granfondo dove un volenteroso organizzatore si danna per cercare sponsor e supporto istituzionale. Ride London è un evento organizzato dalla città, con il livello organizzativo di un olimpiade o di campionato del mondo di calcio. È inutile quindi spendere parole riguardo la perfezione di tutto, dalla partenza ai ristori, dall’arrivo alla chiusura INTEGRALE al traffico di tutti i 160 km. È’ un evento per professionisti prestato a noi amatori, con l’aggiunta di uno spirito assolutamente non competitivo, e la sensazione di poterselo godere senza farsi travolgere da un agonismo che non c’è.
L’organizzazione, della quale non insisteremo a definire ad ogni frase con aggettivi iperbolici, comincia a martellare con email da mesi prima, che ti spiegano e ti mettono in guardia, che ti dicono esattamente a che ora partirai; si, perchè i 26.000 (26 – mila) vengono divisi in griglie, ogni griglia in “wave”, ed ogni “ondata” ha esattamente un’orario di partenza. Il mio sarà quello delle 7 tonde, Max dovrà aspettarmi al primo ristoro, partendo 28 minuti prima, alle 6:32.
Il giorno della partenza è da brividi fin da subito dopo la sveglia: esco dell’albergo a Soho con la testa china sullo smartphone per impostare google maps per portarmi alla partenza ma mi rendo conto che una fiumana di ciclisti sta invadendo le vie di Londra, seguendo i cartelli che indicano la via in ogni incrocio di Londra. È questo è il primo argomento: Soho, Londra. Partecipare ad una granfondo e poter scegliere se dormire a Soho o a Covent Garden, a Piccadilly o su Oxford Street trasforma il weekend da ciclismo puro a turismo, e anche gli amici che ti insultano sempre per la tua passione totalizzante per una volta approvano la partecipazione. La facilità del percorso, con soli 1.200 metri di dislivello fa il resto, permettendoti di poter seguire la dieta dell’ultras in trasferta, burrito e margarita il venerdì sera a Carnaby street, sushi e sakè per stare più leggero la sera prima della gara.
Arrivo in griglia un pò tirato con i tempi, perchè la fiumana di ciclisti è tale da creare traffico in strada anche alle 6 di mattino. Giusto il tempo di vedere centinaia di persone in fila per entrare ad un after, una rissa mal sedata dalla polizia a Covent Garden, e sono pronto per la mia seconda partecipazione alla #ridelondon. Giampiero ed Elena, vedo dalla foto postata sulla chat whatsapp, sono qualche metro davanti a me e anche con loro l’accordo è di trovarsi al primo ristoro idrico, all’11 miglio. Piazzato dietro ad una curva a gomito, lo salto secco distratto dalla gopro che sto tenendo in mano e che accenderò ogni 10 minuti per tutto il giorno, per cercare di riprendere scorci di Londra che mi sembra impossibile poter percorrere in bici.
Fortunatamente Max riconosce la mia sgargiante divisa Breva e si mette all’inseguimento, raggiungendomi esattamente di fronte ad Harrods, dove la foto che ne consegue è una cartolina che su Instagram raccoglie immediatamente boom di ‘I like’.
Cerchiamo di chiamare Giampiero ed Elena, ma è impossibile avere campo e passeremo tutti i ristori a cercare di chiamarci vicendevolmente: ci riusciremo a trovare solo la sera da ‘Burger and Lobster’, per raccontarci la giornata.
Pedaliamo in assoluto relax, ripetendoci di continuo come sia piacevole non tirarsi il collo per una volta, e tra personaggi folkloristici e atleti improvvisati, arriviamo a Richmond Park, il cui attraversamento trai cervi ha il sapore di un safari di città.
Tenendo senza forzare una media di poco superiore ai 30, sgrano gli occhi quando attorno al 90esimo km sorpasso quello che sarà il mio idolo di giornata. Completo Rapha, casco aero…su una bici del Bike sharing sulla quale ha montato i pedali look: #ridelondon è sopratutto questo.
Il bello dello spirito goliardico con il quale molti partecipano, si rileva però in alcune situazioni un’arma a doppio taglio, quando chi vuole tenere una media alta (e non è il nostro caso), si trova sulla strada chi cazzeggia su una bici pieghevole. Il risultato è un alto numero di cadute, che addirittura portano ad un paio di incidenti gravi, così come riportato il giorno dopo sui giornali, che obbligano gli organizzatori a fermare la corsa della seconda metà dei partecipanti, modificando addirittura il tracciato, accorciato in tutta fretta addirittura di 26 miles.
I panorami della campagna inglese non ambiscono agli scorci senesi, ma sono molto piacevoli e rilassanti. Quello che in Italia è il tallone d’Achille qui diventa il punto di forza; i passaggi dei paesi non sono in un contesto tragicomico di vecchietti aggrappati al clacson per non voler ritardare all’appuntamento col bianco sporco della domenica mattina. Ogni paese è in festa e lo si percorre, transennato, tra ali di bambini che cercano il “cinque” volante, scuole in festa, concerti e grigliate.
È singolare come l’hinterland di una metropoli come Londra, sulla carta abituata ad eventi di ben altra portata, interpreti come un’occasione un evento per gli amatori come quello che stiamo pedalando, e l’euforia è contagiosa e percebile. La simbiosi che si crea tra pubblico e partecipanti è incredibile e non è eccessivo dire che si pedala tuttinsieme.
Il primo ristoro al quale ci fermiamo è al 62esimo miglio, ed ha il difetto di essere solo idrico. È in mezzo ad un prato, ha decine di sdraio piazzate davanti ad un maxischermo ed ha più l’aria di un banchetto di nozze in piena campagna che quello di un rifornimento per rozzi ciclisti in cerca di sollievo. Tentiamo, a vuoto, l’ultimo contatto con Elena e Giampiero, e ripartiamo con nel mirino il quarto HUB, dove potremo mangiare e ritrovare le forze per le ultime due ore di gara.
L’organizzazione al km 120 è degna del resto dell’evento, con lavandini e bagni fruibili senza un secondo di coda, una trentina di metri di tavoli pieni di prodotti Cliff bar da poter portare via, biscotti e frutta. Il difetto comune a tanti altri ristori è quello di non pensare al cibo salato, che dopo una giornata a mangiare gel e barrette, diventa un’esigenza perlomeno psicologica.
Ripartiamo con un pò di fatica e ci mettiamo qualche chilometro a riprendere la voglia di spingere sui pedali. Il finale, velocissimo, è un crescendo nel quale buttiamo le energie risparmiate durante la giornata per affrontare il rientro in Londra, attraverso il Tamigi come dei veri pro. Per la prima volta riesco ad usare durante una granfondo i cerchi a profilo alto fullcarbon 3T Orbis e nel piattone finale mi danno la sensazione di volare, supportati dai Rubino Pro in Grafene, che non hanno sicuramente la scorrevolezza dei Corsa, ma sono il giusto compromesso per chi non può permettersi coperture da gara.
Pedalare attorno ai 40 all’ora, pur distraendoci in parte dal contesto, da quella sensazione di Cancellara sui Campi Elisi, e l’arrivo a Buckinghamm Palace attraverso Trafalgar Square è la ciliegina sulla torta di una giornata da pelle d’oca, che subito condividiamo con Bianca e Filippo che ci aspettano come dei vincitori.
La gestione del post gara è impeccabile, come la scelta di mettere a disposizione Green Park per il riposo buttati sul prato dopo l’arrivo. Difficile perdonare all’organizzazione la mancanza di birra in tutto il parco, che ci obbligherà ad aspettare mezz’oretta per poter ordinare una pinta in un pub di fronte al Ritz, in mezzo a decine di ciclisti seduti sul marciapiede in pieno spirito londinese.
Un’altra granfondo da fare assolutamente fuori dall’Italia, i cui costi possono essere contenuti prenotando il volo con il dovuto anticipo che comunque l’iscrizione (soggetta a sorteggio) richiede.
London calling.
photo credit Prudential RideLondon, Max Bancora, Giovanni Frassi
ciao Gio, ho letto con interesse e divertimento il tuo resoconto della RideLondon 2016. Io mi sono preiscritto al sorteggio per l’edizione 2017 e un po’ alla cieca, ma non ho chiare alcune cose:
1. è difficile essere sorteggiati? se vieni sorteggiato sei obbligato a iscriverti? sulle FAQ del sito della corsa si parla solo della modalità di rinuncia dopo aver pagato.
2. il costo di partecipazione alla gara… non l’ho trovato da nessuna parte! Quale sarebbe? Credo che il salasso è il viaggio e il soggiorno, per cui di quello mi sono interessato poco.
3. trasporto bici.. hai qualche dritta per preservare il delicato mezzo dalle mani ruvide di chi carica i bagagli in aeroporto?
4. sembra un percorso bello e vario. Le salite sono difficili?
ti ringrazio in anticipo,
A presto, Paolo
Ciao Paolo,
io ho partecipato due volte: la prima, per non rischiare di rimanere fuori sono andato tramite il tour operator http://www.bikedivision.it, loro ti garantiscono l’iscrizione. Il secondo anno mi sono iscritto giusto per provare sul sito, e mi hanno sorteggiato. Un amico l’anno prima ha partecipato tramite sorteggio, e un altro quest’anno pure. Diciamo che siamo 3 su 3 ma non so se sia una casualità. Una volta sorteggiati nessuno ti obbliga a completare l’iscrizione.
Il costo dell’iscrizione è attorno ai 100 €, varia in base al cambio della sterlina. Diciamo che sull’economia del weekend non ha un’incidenza così alta.
Scicon Areoconfort https://sciconbags.com/aerocomfort/road.html – su amazon la trovi attorno ai 300 €.
Il percorso è stupendo, la parte cittadina è da brividi e anche in campagna è molto bello. All’arrivo a Buckingham Palace rischi la lacrimuccia.
Le salite non so neanche se chiamarle salite, sono strappetti irrilevanti…
Un consiglio? Iscriviti, è un’esperienza indimenticabile!
[…] Secondo me se si vuol fare una gran fondo metropolitana bisogna puntare sulla città, che – una volta tolto il traffico – può essere uno scenario affascinante quanto un ambiente naturale (ovviamente a condizione che la città sia bella e su questo Milano non ha niente da invidiare a nessuno, anche se forse tra selciato e rotaie del tram non è molto adatta ad una gara in bici); la cosa migliore quindi è scegliere le strade più rappresentative della città, togliere il traffico e dare a noi ciclisti la possibilità di essere protagonisti dove di solito siamo vittime del traffico, di apprezzare contemporaneamente il fascino della velocità e la bellezza della città (obiettivo perfettamente raggiunto dalla London Prudential). […]
[…] delle volte in cui sono passato. Per cui a Mallorca noto la traccia del mio giro, così come a Londra e nelle Alpi francesi alcune delle granfondo dell’anno scorso. Qualche tono più intenso lo […]
[…] pedalare è bello, ma è ancora più bello se fosse l’occasione per farsi qualche giorno a Londra o a Nizza, altra bellissima […]
[…] tra l’altro non banale, perché ovviamente ho cercato di rivivere le sensazioni della Prudential Ride London passando di fronte a Harrod’s o spingendo appunto sulla salita di Box Hill che abbiamo […]
[…] bello, ma è ancora più bello se fosse l’occasione per farsi qualche giorno a Londra o a Nizza, altra bellissima […]
[…] se vuoi una GF cittadina o fai una cosa veramente in grande come sono riusciti a fare a Londra ed a Berlino (e come non hanno purtroppo saputo/potuto fare a Milano nemmeno sfruttando il […]