La prima volta non poteva andare meglio.

ProntiSpinto da miei compagni, mi sono deciso a iscrivermi alla Randolario, un po’ preoccupato dei 190 Km e dalle due salite del percorso: la Schignano e la salita che da Bellano porta in Valsassina. L’obiettivo di quest’anno è la Mallorca 312, per cui la distanza non dovrebbe spaventarmi, ma l’inesperienza e la novità della randonée mi lasciano un po’ preoccupato. Grazie all’allenamento in strada e a quello in palestra, oltre all’esperienza e alla sicurezza acquisita, mi sento comunque in grado di riuscire a completare il giro senza bloccarmi per una crisi di fame o per mancanza di forze.

La folla delle grandi occasioni :)

La folla delle grandi occasioni 🙂

Caricate le bici e la borsa seguendo i suggerimenti di chi ha già fatto decine di giri organizzati, arriviamo a Lecco alla partenza dove troviamo un bel numero di caschi e di bici in movimento pronte per partire. Scopriremo poi che circa 1.000 persone si sono iscritte, un record. Le formalità si sbrigano velocemente ed eccoci pronti per partire in quella che sarà una delle file che dovremo superare durante la giornata.

Da Como a Bellagio i Km scorrono veloci grazie a qualche treno che spinge fino a quasi 40 Km/h, un po’ troppo per me considerando quello che mi è stato detto più volte: “prendiamola con calma e lasciamo andare chi vuole correre”. E infatti decido di far passare il treno dei pro e di andare alla mia andatura tenendo sotto controllo il cardio. Arrivo al controllo di Bellagio per timbrare il cartellino riposto nella maglia Rapha che prevede una tasca apposita nella parte frontale, creata proprio per ospitare il cartellino da timbrare durante le randonée.

Scendiamo a Como velocemente rincorrendo qualche treno veloce e lasciandolo poi andare perché troppo veloce in alcuni strappi. Strava mi darà poi ragione perché il tempo su questo lato sarà da record.

Arrivati a Como la sensazione è quella di avere sbagliato strada: non incrociamo un solo ciclista, si saranno tutti fermati all’ingresso della città? Prendiamo un caffè al solito bar per riunirci con gli altri e ripartiamo. Nuovo treno che ci porta verso Argegno e alla prima salita di Schignano che conosco già. L’affronto tenendo i battiti sotto la mia soglia ideale che cresce fino ad arrivare a 150 in cima: perfetto. Mi sorprendo di come riesco a gestire le gambe e come queste stiano rispondendo bene.

Schignano

Verso Castiglione Intelvi

Al ristoro mi rimpinzo di torte, banane e riempio la borraccia che avevo svuotato nonostante la frescura: il sole lo abbiamo visto solo su quest’ultima salita, poi più nulla, a dispetto delle previsioni che davano schiarite e sole durante la giornata, poco male. Resta il fatto che per ricordarmi di bere, bevo quando vedo qualcun altro che si attacca alla borraccia: funziona, bevo tanto e mi sento sempre idratato, alla fine avrò bevuto quasi 2 litri di acqua con gli integratori aggiunti.

Mi sono portato anche le mie barrette che mi garantiscono l’energia lungo il percorso e che mangio al ritmo di una ogni ora e mezza. Ve le consiglio 😉

Ripartiamo per la discesa che ci riporta ad Argegno e da qui non ci saranno più pause fino al punto di ristoro al formaggio di Cerano in Valsassina, di cui ho già sentito decantare le qualità dai miei compagni di viaggio.

Ristoro dei formaggi in compagnia....

Ristoro dei formaggi in compagnia….

Ci uniamo a diversi gruppi facendo da guida lungo le strade per evitare le gallerie tra S. Maria Rezzonico e Dongo. Si forma un bel gruppo di una trentina di ciclisti che si muovono in maniera compatta e veloce. Ci uniamo poi a un gruppo meno folto ma forse più veloce con cui arriveremo fino a Bellano.

Da qui iniziamo l’ultima salita, che poi scoprirò non essere l’ultima. Mantengo di nuovo il ritmo a me congeniale tenendo sotto controllo la frequenza cardiaca. Arrivo in cima con il sottocoda che si fa sentire: il primo dolore di giornata, arrivato dopo ormai 150Km. Giunto al ristoro mi rimpinzo di formaggio che avevo ormai bandito dalla mia dieta e che trovo appagante come non mai.

Si riparte per la vera ultima salita che non finisce mai, tra strappi, falsipiani e salite irregolari che spezzano continuamente il ritmo: maledetta Valsassina! Finalmente scorgo la fine e mi preparo per la discesa finale che affronto con calma anche perché inizio a sentire qualche dolore alle spalle che peggiora con il passare dei Km nella lunga discesa verso Lecco.

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Iniziano le ultime maledette salite!

I cartelli dell’organizzazione – qualcuno in più non avrebbe guastato – ci portano all’oratorio da cui siamo partiti: ce l’ho fatta, dopo poco meno di 7 ore, ci buttiamo su panini, pasta e una birra ristoratrice che aiuta a far passare qualsiasi dolore.

Mi sono divertito e sono riuscito a concludere il giro in serenità, nonostante qualche dolore, che credo sia fisiologico dopo aver passato 7 ore in sella. La compagnia di certo aiuta a far passare i chilometri sotto le ruote e a rendere il percorso meno impegnativo di quanto sia. Così come la presenza di tante persone aiuta a spingere velocità che da solo non riuscirei certamente a tenere.

Un pensiero all’educazione dei ciclisti con cui ho affrontato le strade sempre nel rispetto delle auto e di chi voleva andare più veloce. Mentre ho notato i soliti automobilisti incivili e spazientiti solo dalla presenza delle biciclette, nonostante fossimo sempre prossimi al ciglio della strada, insofferenza che è sfociata in qualche colpo di clacson o nel più pericoloso e incosciente passaggio rasente alla fila dei ciclisti. Mah…

 

 

Posted by Max

Ciclista da quando è nato. Ha provato la sua prima bici da corsa nel 2015 perché si erano esauriti gli sport da lui praticabili e ne è rimasto folgorato: "posso tornare a fare sport senza soffrire di tendinopatia!", per poi tornare a soffrire sulle salite attorno al lago di Como. Lavora in aziende digitali da vent'anni e pratica anche la vela (senza soffrire). Ha una Wilier GTR 2015, una Passoni XXTi Campy Super Record + Bora e una Canyon Neuron. Scrivigli a max@bklk.it

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