Negli ultimi 4 mesi ho provato 4 bici da Endurance: oltre alla Focus Paralane, la Canyon Endurace e la Cinelli Superstar della quale scriverà a breve Max, la Rose è forse la meno conosciuta ai più.

Con i dischi come le prime 3, tedesca come le prime due, in vendita solo online come la Canyon, con la sede italiana sul lago di Como (Colico), aspetto non da poco per noi Lakers, sopratutto per chi tra di noi (non io!), ha ancora reticenze rispetto all’impersonalità dell’acquisto online, a proposito del quale vi evito le mie usuali filippiche da digital addicted.

La vicinanza non ci fa perdere l’occasione per andare a conoscere Sergio di persona nella sede italiana, che di fatto è un centro logistico e di supporto meccanico. In quell’occasione scopriamo bici di una concezione per noi italiani inconcepibile, simil-ciclocross con i parafanghi per andare al lavoro in settimana, scalare passi nel weekend, con o senza parafanghi.

Ci accordiamo per avere una Xlite disc per correre la Roubaix, storcendo il naso quando scopriamo che ci arriverà solo a 4 giorni dalla trasferta nell’inferno del Nord.

Affrontare le ore in sella, settori compresi, su una bici sulla quale non si è avuto il modo di perfezionare la propria posizione è roba da far impallidire i biomeccanici, ed obiettivamente la cosa preoccupa anche me.

La bici arriva il martedì mattina, ed esce dalla scatola bella come il sole, nera e cupa come fosse la bici di Batman, perdendo la lode solo per alcune scritte rosse fuori contesto, quasi fosse disegnata da chi sotto i Birkenstock mette addirittura i calzini.

Esco subito in pausa pranzo con la brugola in tasca e ci metto poco a trovare la quadra. Il comune denominatore dell’assetto Endurance, che sia figlio di Rose o di Focus, di Cinelli o di Canyon, è che con due giri di vite ti trovi subito a tuo agio. Lo SRAM Red maltrattato nella spedizione sembra autoregolarsi dopo qualche chilometro ed un spruzzo di WD40. I primi 30 km si portano in dote un PR figlio più dell’euforia da test di nuovo mezzo che da altro, ma è inevitabile trarre la prima conclusione rispetto al fatto che il comfort, anche in questo caso percepibile, non lascia perdere per strada WATT, non ai nostri livelli.

Il mercoledì, prima di impacchettarla direzione Bruxelles, monto i Vittoria Grafene da 28, e il colpo d’occhio su una bici tutta nera è da urlo: lode, nonostante le Birkenstock. Altri 30 km e via, direzione Roubaix, dove faremo il vero test di questa Rose.

Alitalia alza l’asticella, prendendo sostanzialmente a calci la valigia, e dopo aver constatato la rottura della pompa e la sella storta, mi rendo conto che hanno stortato l’attacco del forcellino al quale si attacca il deragliatore posteriore. Il perno passante, rimontando la ruota, rimette tutto in asse e preferisco bere una birra e non pensarci piuttosto che fare troppe prove che non porterebbero a nulla.

L’indomani tra pavè buche terra polvere e bestemmie non sarà certo un cambio non registrato il problema peggiore.

Pronti, partenza, via.

Il cambio è magicamente a posto e fila via liscio come i primi 10, bugiardi, chilometri della Roubaix. Pedalo appoggiato al centro del manubrio Aero, tanto bello e comodo per le salite, quanto inadattato per questa occasione; sarà una posizione che terrò buona solo per l’asfalto.

Km 12, a noi, pavè. Con le geometrie morbide ed il copertone da 28 è una bici che dovrebbe avere un nome evocativo delle classiche del Nord già nel nome, per quanto è adatta. Le legnate alla schiena sono per quanto possibile attenuate dalla posizione morbida, e la sento divertirsi quanto me nel rimbalzare tra sassi e buche, lanciando il guanto di sfida a flessioni e botte sulle quali le cugine più corsaiole storcono il naso.

Il disco chiude il cerchio, frenando puntuale nelle curve a 90 gradi dove la polvere rende meno fluida l’azione dei caliper.

Se fosse una bici tradizionale il giudizio in un contesto del genere sarebbe completamente falsato dalle condizioni limite, ma per una bici di questa tipologia è proprio la condizione limite che ne mette in rilievo le caratteristiche.

Comoda ma si lascia spingere. Il cerchio in carbonio da 50 marchiato Rose ne fa godere le doti da passista. L’allestimento provato, con il gruppo di punta SRAM dice 4.000 e li vale tutti.

L’esperienza d’acquisto dice che, rispetto ad altri connazionali che vendono online, senza fare nomi, si può personalizzare ogni dettaglio, dal pacco pignoni al colore del nastro.

Nota di demerito, un sito indecoroso che mi fa dubitare di come possano vendere bici se il loro unico strumento sia inefficace.

Nel complesso, promossissima e nella wishlist per entrare nel mio garage, magari nella versione Etap in arrivo a maggio.

Non resisto e chiudo sfoggiando il mio bagaglio di giochi di parole degno del peggior giornalista RAI: ‘Se son Rose…’

Qui la bici di cui stiamo parlando
https://www.rosebikes.it/bike/rose-x-lite-cdx-8800/aid:890161

Qui la gamma X-LITE CDX al completo (a breve anche con Shimano Dura Ace):
https://www.rosebikes.it/prodotti/bici/strada/marathon/x-lite-cdx-disc/

ROSE Bikes – Italia
www.rosebikes.it
info@rosebikes.it
numero verde da telefono fisso: 0080022775555

NB: Garanzia: telaio 6 anni, 2 anni componenti, assicurazione crash replacement di 5 anni compresa nel prezzo

Posted by Gio

Terzino sinistro per indole, ciclista per esigenze di salute, comincia a pedalare dopo aver sfondato la soglia dei 100 kg. Si appassiona alla bici e tenta di dimagrire per andare meno piano in salita. Ossessionato dalla tecnologia scopre Strava, dal quale sta tentando di disintossicarsi. Pedala sua una BMC RoadMachine con Campy Record EPS Disc e Bora.

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