“Tesoro, è saltata la vacanza al mare, quest’anno possiamo andare in vacanza a Bormio tutto agosto, puoi portare la tua bici” … spiace ovviamente molto per il mare, ma 15 giorni con LE bici (vorremo mica lasciare a casa la mtb?) ai piedi dello Stelvio sono un sogno e un allenamento da sogno per un finale di stagione che prevede una via l’altra la Deejay100, la GFNY Provence e il Lombardia.
Il sogno si trasforma in una realtà fatta di Gavia su strada un giorno, il giro delle Bocchette di Trela in mtb quello dopo, il giro dei 4 passi (Foscagno, Eira, Fuorn e Umbrail) quello dopo ancora, poi lo Stelvio su sterrato e così via con qualche assalto ai PR alle Torri di Fraele e a Bormio 2000 come ciliegina sulla torta per presentarsi in perfetta forma alla GFNY Provence.
E invece, pedala oggi e pedala domani, aggiungi che ad agosto ci sono arrivato con un’Etape du Tour massacrante e una Via del Sale nelle gambe, con una sola settimana di pausa in Sicilia (e di cibo siciliano, di cui non mi posso assolutamente lamentare, ma che non è certo quello che secondo i nutrizionisti agevola una pedalata rotonda) sono arrivato alla vigilia della GFNY Provence così esausto che se avessi potuto scegliere tra 3 giorni in bici sul Ventoux e 3 giorni chiuso in ascensore con mia suocera avrei scelto l’ascensore.
Crisi di testa? Crisi di gambe? Chi può dirlo, visto che se la testa non comanda, le gambe non girano?
Di certo inizio a capire perchè personaggi del calibro di Cassani e Ballan chiamano “i malati” noi che appena possiamo usciamo e andiamo a tutta senza risparmiarci; spingere più che si può fino a un certo punto magari è più divertente, ma non serve a niente (lo dicono Cassani e Ballan, mica io), bisogna lavorare sulla qualità e ricordarsi che il riposo è importante tanto quanto l’allenamento.
L’ansia del “devo fare chilometri, devo fare chilometri”, tanto diffusa tra noi cicloamatori non porta da nessuna parte; spesso, soprattutto in inverno, una giornata di riposo o, ancor meglio, una pedalata leggera puntando sull’agilità valgono più di una pedalata a tutta. Insomma, ascoltare il proprio corpo (e casomai sentire un preparatore) e la propria testa, dargli i tempi di riposo e di ricarica che ci chiede, in estate e soprattutto in inverno, valgono molto più che un allenamento extra.
Non serve a niente andare a far salite a dicembre, prendere freddo, rischiare di cadere e/o fare un’infinità di chilometri con il freddo, l’inverno ha solo da passare senza malattie, senza prendere troppo peso e possibilmente mantenendo il tono muscolare con allenamenti di qualità (ad esempio allenando l’agilità) piuttosto che di quantità; a me sembra una banalità dirlo, ma se su Strava vedo così tanti ciclisti orgogliosi di aver scalato una montagna in mezzo alla neve a dicembre o entusiasti al pensiero di fare 500 km tra Natale e Capodanno (cosa che secondo me è un’emerita bigolata per chiunque abiti a nord di Firenze e non sia Omar Di Felice), forse non è così ovvio.
Pedalare si, ma con criterio; poi è ovvio che se ad agosto fossi ai piedi del Gavia in bici io ci salgo anche se il corpo mi dicesse di piazzarmi una settimana su una sdraio alle terme … dopotutto siamo solo amatori, il nostro fine ultimo in bici dovrebbe essere migliorare la qualità della nostra vita e cosa la migliora più di una pedalata sul Gavia?
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