Anche se il ciclismo con le sue imprese eroiche, i suoi scandali ed i suoi drammi (sportivi e non) si presta a racconti epici, stranamente non è mai stato particolarmente sfruttato dal cinema, se non per qualche fiction televisiva di livello modesto.
Un’eccezione è senz’altro “A Sunday in Hell”, un documentario sulla Parigi – Roubaix del 1976 girato da un regista danese sconosciuto, che ha seguito Roger De Vlaeminck, Eddy Merckx e Francesco Moser dalla preparazione della bici il venerdì pomeriggio alla doccia del dopo gara ed ha documentato l’ambiente attorno alla gara.
La tecnica narrativa è molto particolare.
Il regista infatti ha raccolto una serie di immagini e le ha montate aggiungendo qua e la solo un brevissimo commento in un inglese abbastanza scolastico e facilmente comprensibile.
Per il resto l’audio è quello originale; De Vlaeminck e Merckx parlano a seconda dell’interlocutore in francese, italiano o fiammingo, Moser e Cribiori in italiano, Maertens in fiammingo, i telecronisti nella loro lingua, gli spettatori ai pub ed i lavoratori in sciopero lungo il percorso nel loro dialetto locale … eppure non capire una mazza non disturba per niente.
I suoni sono d’altra parte protagonisti in tutto il documentario; all’inizio è quello delle ruote libere che girano durante il riscaldamento e nei primi chilometri di corsa, poi diventa quello dello sferragliare meccanico sul pavé, poi – salendo sempre di livello – quello dell’eccitazione del pubblico … una scelta azzeccatissima per rendere l’epica della Roubaix senza cadere nella solita stucchevole retorica.
Molto belle anche le inquadrature, anche se la qualità delle immagini è quella di ormai 40 anni fa.
Bella anche la gara, con un finale a sorpresa (come in ogni giallo, non vi dico chi ha vinto … chi vuole se lo andrà a vedere su Wikipedia, chi vuole vedere il documentario lo scoprirà lì).
Visto il documentario, mi è crollata l’unica certezza che avevo sul ciclismo: non farò mai la Parigi – Roubaix Challenge … ora, non ne sono poi così sicuro.
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