Da ciclista “sportivo” ormai Strava-dipendente, io dico che a volte è necessario scendere dalla bici e guardarsi intorno per godersi veramente la bici.
Per carità, nel 99% dei casi sono il primo a divertirsi di più a fare lo sportivo, guadandomi in giro mentre pedalo, ma comunque pedalando meglio che posso; una volta su 1.000, però, c’è quella magia per cui fermarsi vale più di mille pedalate. E quando quella magia è nell’aria di solito lo vedi fin dal mattino, come nel caso della nostra scalata al San Gottardo lungo la strada della Val Tremola con Omar Di Felice.
Sveglia alle 6.00, due ore di viaggio per incontrarci con Omar alle 8.30 alla stazione di Airolo e pausa caffè prima ancora di iniziare per le 4 chiacchiere del caso quando ci si ritrova dopo tanto tempo e, soprattutto, si vuole rimandare di qualche minuto quella sensazione che Pantani chiamava “l’agonia”, che attrae e respinge allo stesso modo ogni ciclista. Si cerca un caffè e se ne trova uno con davanti una stazione di ricarica per ebike, con una cassetta degli attrezzi ed una pompa per bici. A parte il fatto che cassetta e pompa sono lì da 3 settimane senza che a nessuno sia venuto in mente di ottimizzarne l’uso portandoseli a casa e nascondendoli nella sua cantina, una piccola raffinatezza: la Val Tremola è quasi tutta in pavé (9 km su 13 circa), sul quale è meglio sgonfiare le gomme all’inizio della salita (e soprattutto della discesa, per chi arriva dal versante nord) e rigonfiarle appena torna l’asfalto, per cui il titolare del Bed&Bike di Airolo ha avuto l’idea di mettere una pompa ad entrambe le estremità del tratto in pavé perchè i ciclisti possano sgonfiare le gomme all’inizio del pavè e rigonfiarle al ritorno sull’asfalto.
Cose da poco, ma sufficienti a far strabuzzare gli occhi a noi italiani abituati a ben altro trattamento e a farci allungare la pausa caffè quanto basta per far definitivamente passare ogni velleità agonistica e risalire in sella con il consueto patto di sangue: oggi PIANO!
Certo! Il problema è che pavè o non pavè il piano di Omar Di Felice è almeno un paio di km/h più veloce del mio fuori tutta; per quanto lui pedali facendo qualche video per testare la sua Osmo, rimaniamo su due mondi diversi (alla faccia di chi pensava che lui è allenato solo a tenere le lunghe distanze). L’agonia dura comunque giusto i primi 4 km su asfalto normale; appena inizia il tratto in pavé, arriva la prima pausa foto provvidenziale a salvare noi umani … Omar sale al suo passo e noi ce la prendiamo comoda a fare foto ogni volta che il paesaggio lo merita, cioè ogni 300 metri.
Si, perchè qui c’è un mix tra la magia dei tornanti strettissimi – che non è neanche il caso di parlarne, tanto ogni grimpeur sa quanto sia bella – ed il pavimento in pavé, che fa davvero la differenza rispetto a qualsiasi altra salita del mondo, almeno per me che sono sostanzialmente pavimentopatico.
Prima che mi consideriate uno psicolabile, provate ad immaginare la differenza che fa vedere una casa con un bel pavimento in parquet o con una piastrellaccia anni ’60 in stile ASL di Vigata; oppure una Piazza del Duomo con il pavimento in lastroni invece che in asfalto; oppure, per venire in tema ciclistico, come tutto cambia alla Strade Bianche quando – pur rimanendo sempre tra le meravigliose colline toscane – si passa da una strada in asfalto ad una strada bianca … tutto cambia, il pavimento da quel tocco in più.
Ora pensate alla differenza che può fare una strada con un pavimento in normale asfalto ed uno in pavé, con i paracarri ancora in granito, dove ogni particolare è curato dall’Associazione Val Tremola come se la strada fosse un monumento storico da preservare intatto (cose che solo in Svizzera succedono, sarà anche perchè qui hanno un patrimonio monumentale imparagonabile al nostro, ma è certo che hanno una cura per le cose che noi ci sogniamo).
Qualunque sia il motivo di tanta cura, difficile non trovare un tornante o un tiro che non meriti una foto; aggiungi un sole meraviglioso, una luce altrettanto bella, un freschino che giù in città ci sogniamo, le chiacchiere con i compagni di salita, il mezzo abbiocco da sveglia alle 6 e va a finire che Omar arriva in vetta, scende e ci trova ancora ai primi tornanti a far foto; è la dichiarazione definitiva di abbandono di ogni velleità, mandiamo la salita in vacca e pensiamo alle foto, una io a te e una tu a me, prima qualche raffica sul tema “ciclista che affronta i tornanti in pavè” e poi altrettante sul tema “ciclista che pedala tra laghetti blu da cartolina” in cima al passo.
Tirando le somme, 1 ora e mezza per fare 13 km alla roboante media di 7 km/h (roba che neanche sul Mortirolo), ma siamo arrivati al passo belli freschi (in tutti i sensi) e con la bellezza della strada negli occhi come se fossimo saliti in carrozza (che in effetti c’è, ma che abbiamo avuto il buon gusto di non prendere).
E come spesso capita, quando sei in giro a cercare lo scorcio migliore per fare la foto, noti molto di più i particolari e riesci a fissare molto meglio i ricordi di quello che hai visto; in poche parole, mai visti tanti ciclisti in cima ad un passo alpino così rilassati e sorridenti.
Unico rimpianto, 300 foto fatte, ma nemmeno un selfone con Omar e i suoi mitici gelati (anche perchè mentre noi mettevamo le gambe sotto il tavolo soddisfatti della nostra prodezza lui ripartiva per Oberalp e Lucomagno).
Meditate, gente, meditate.
Il ciclismo è uno sport e come tale secondo me va preso; ci sono però posti meravigliosi (penso alla Val Tremola, al Gavia o al Nivolet) e momenti in cui lo spirito sportivo deve davvero farsi da parte per godersi davvero la bici.
Chi fosse interessato a una gita in zona, può trovare informazioni utili su Ticino Turismo e myswitzerland
Grazie dell’articolo, come sempre interessanti, dei piccoli romanzi.
La strada è inibita alle auto?
Grazie
No, ma il traffico è pochissimo, praticamente solo turistico visto che c’è il tunnel e la superstrada che arriva in cima in un attimo. Se poi parti alle 9-9.30, non c’è praticamente nessuno, salvo qualche moto.
Comunque è talmente bella che vanno tutti pianissimo e non danno fastidio, se non per le inquadrature delle foto.
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